Come i cinesi volume primo – Il libro di Sonia capitolo 5

Grazie!

Come i cinesi volume primo – Il libro di Sonia capitolo 5

Il libro di Sonia capitolo 5

Bruno Mancini

COME I CINESI

volume primo

IL LIBRO DI SONIA
Cap. 5

-«Anche è stata
una scure
sul pendio
il nostro rotolare avvinti
per erbe»

Così, con cinque miei versi ti inserisci al di sopra del più intimo velo di ricordi che anche Sonia con me si appresta a sollevare, e poi, subito di seguito continui:
-«Il rappresentante non si muove, resta immobile nel suo errore di timido; si torce sulla sedia.
È imbarazzato.
Ogni tanto guarda per cercare un sorriso, un cenno di complicità ai suoi gesti di savia pazienza.
Io ti compatisco, povero ometto con la valigia; no il mio non è disprezzo.
Non potrei.
Anche se per te sarebbe più gratificante. Io ti piango ragazzo-vecchio perché vedo te come Gino.
Strano.
“Lo lascerò”.
Ed intanto passano i giorni.
Lenti giorni.
Lenti giorni, sempre più vuoti.
Io e Gino in macchina.
Io e Gino in spiaggia.
Io e Gino e il silenzio.
La prima volta d’agosto. Sulla spiaggia libera di Sant’Angelo non c’è molta gente.
Sto sulla sabbia umida con gli occhi chiusi, immobile
verso il sole.
Silenzio.
Lui si annoia, vorrebbe parlare ma sarebbe inutile. Silenzio.
Rimane concentrato nella sua orribile fissità, quasi tema il più piccolo movimento.
Silenzio.
Guardo il mare, triste.
Penso di tuffarmi per attrarre la sua attenzione.
Mi piacerebbe strappargli dalle labbra quella immobilità con un bacio violento.
“Gino”
“Sì?”
No meglio tuffarsi in modo discreto.
Silenzio.
Mi alzo in silenzio e vado in acqua in modo discreto.
Mi ripiomba addosso con tutta la sua intensità quel silenzio, mi straccia, si rende importante.
Mi alzo e vado in acqua lentamente gustando il rito.
Mi tuffo e so che non s’è accorto di essere rimasto solo – in silenzio – sulla spiaggia.
Penso che tornando, sdraiandomi, mi prenderà le mani – sciocca -, mi coprirà di baci – illusa -, mi dirà tante piccole sciocchezze – tenera -, che mi pensa – non è così -, che mi desidera – non come vorrei -, magari che mi ama – è solo una parola -.
Sarebbe come chiedere a questo scoglio di muoversi.
Ritorno su, mi agito, vado su e giù per la riva.
Silenzio.
È sempre quel silenzio.
Sempre più completo, ora sento che attraverso lui inalo la lentezza della vita perdendone l’entusiasmo, muoio piano piano.
Lui è immobile come un morto.
Lui sulla spiaggia. LUI.
Solo LUI.
Penso che il sole gli ha cotto quel poco di cervello che gli resta.

Il rappresentante resta immobile.
Ora guardo la mia mente diventare ogni giorno più vuota, i miei pensieri più cupi e intanto non posso muovermi, non ce la faccio.
È come quando in un sogno sei rincorsa, e vorresti correre ma non c’è il senso del movimento.
È vero, così, io vivo.
Ogni tanto riprovo a strappare un pizzico dei suoi pensieri, mi illudo di trovarli, di poter un giorno aprirli e gustarli, e so che mi illudo e so che non potrò mai inebriarmi di sensazioni che non possiede, che rimarrò, con lui, con Gino, sempre più guscio, magari sempre più vuoto… ma io aspetto.
Ecco la parola che mi ha sempre terrorizzata: aspettare. Forse perché nella vita ho atteso troppo.
Anche ora, per esempio, sto aspettando.
Anche delle attese, come per i silenzi, mi è restato ancora il sapore, prima tenue, di quando continuavo a pettinarmi lentamente aspettando che venisse a prendermi, oppure facevo le smorfie nello specchio con tutte le luci della casa accese; quando aspettavo in macchina le ore, e le volte che la voglia di scappare era irrefrenabile immaginavo la sua faccia, avrebbe avuto una reazione, infine!
Finalmente!
Poi aspettavo che qualcosa cambiasse.
E aspett… che cazzo aspetto?
Allora ero forse molto più stupida o forse più innamorata.
E forse era ancora coerente aspettare.
Ma oggi?
Forse è vero, vorrei essere ancora, meglio, di nuovo, no, né ancora né di nuovo, essere e basta, essere
perdutamente innamorata.
Vorrei provare quel batticuore ad ogni squillo del telefono, cercare con gli occhi tra la gente, per la strada, pensare e pensare solo con la massima intensità, appassionatamente.

“Signorina c’è lei prima della signora?”
Ohilà Mister Schiapparelli parla!!
Mi limito a fargli un sorriso e un cenno del capo.
“Allora è il suo turno”.

Lo stesso parato grigio-celeste, una scrivania di plastica, un armadietto, una sedia come la sedia della sala attesa.
Caccio il libretto e la ricetta dalla borsa, li porgo al medico che comincia a scrivere.
È straordinariamente interessante: la barba forte, il colorito scuro, lo fanno apparire simile ad un navigante bruciato dalla salsedine.
Ecco, starebbe meglio, molto meglio su una barca che dietro ad una scrivania da ufficio americano.
Anche le mani sono scure.
Devono aver un buon profumo di tabacco.
Silenzio.
Silenzio d’altro tipo.
Silenzio d’attesa…
Le guardo forti mentre scivolano sulla carta scrivendo il nome dei tranquillanti: REPOSAC.
“Che nome presuntuoso!”
Perché non parla?
“Però sono utili, ti evitano lo sforzo di concentrarti per calarti nel sonno, si assumono loro tutta la fatica.
Tu non fai niente.
Un po’ d’acqua,
li inghiotti e via.”
“Come al solito tocca aspettare.”
“È una scelta.”
“È tanto che ti aspetto.”
“Ieri perché non sei scesa?”
“ Sei uscito con lei?”
“Tu non devi vederlo.”
“Rispondi.”
“Capito?”
“Sono gelosa.”
“Sono geloso.”
“Falso!”
“Ti amo.”
“Tu mi ami?”
“Dimmelo, dimmi ti amo ed io sono felice.”
“Non puoi amare senza chiedere amore in cambio?”
e guardo fuori dal finestrino dello studio.»
E guardi fuori dal finestrino del treno:
-«Che buffo ogni volta che piove divento strana.»
e poi mi sorridi.
-«Mi piacevi molto, c’era qualcosa di molto sensuale, d’epidermico che mi attirava in te.»
Gino ti prende le mani, e tu continui.
-«Mi piaceva toccarti e respirarti.»
Gino ti tocca i capelli, e tu continui.
-«Mi piaceva stare unita a te.»
Gino ti copre di baci, e tu continui.
-«Ma non ti avevo chiesto di innamorarti.
Dio, non te lo avevo chiesto l’amore; non mi interessava scoprire i tuoi pensieri, non i tuoi.»
Gino come indifferente alle frasi che mi rivolgi, seguita a dirti tante piccole sciocchezze, e tu concludi.
-«L’anima e tutto ciò che era in Gino, sì!»

Il treno è ormai lanciato verso i colori della primavera che iniziano ad assumere toni violenti per la luce del sole di nuovo sfacciato.
Gino è vinto.
Ti desidera.
Ora si vede.
Gino non riesce più a simulare.
Vedo la motrice, all’estremo di una curva dal grande raggio, sparire in un buco, e penso che ne saremo inghiottiti, fra poco.
Anche noi con tutte le nostre incertezze.
Gino è vinto ti ama Gino lo pensa ne soffre ne è schiavo.
Il fischio sibilo che il convoglio emette come segnale di allerta, c’investe con la stessa sferzante invadenza del buio assoluto e del turbine d’aria che il primo impatto con la galleria sprigiona verso il nostro scompartimento.
Ciò avviene in perfetta sincronia con un sussulto di Gino che grida, vinto.
Ora si vede, vinto dal desiderio.
Di più, vinto dall’urlo della sua stessa ribellione:
-«Aprire le persone, cercando di berne l’essenza è molto pericoloso.
Quando non trovi nulla, ti scoppia tutto dentro e il senso di inutilità ti avvolge interamente.»

So che il mio silenzio, molto più di qualsiasi parola, ti ha gettato in faccia i miei pensieri, la mia indifferenza alle tue scelte:
-«Mi piaci mi piaci molto.» ti dico.
E di nuovo silenzio.

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Il libro di Sonia capitolo 5

Come i cinesi volume primo

L’estate con la parrucca – Il libro di Sonia
By Bruno Mancini

Paperback EUR 14.00

Non è mio compito dare chiavi di lettura per un libro che, non avendo avuto lo scopo di essere accettato, né quello di essere riconducibile in una qualsiasi logica, resta e vuole restare disarticolato, contorto, intrigante.
Tuttavia posso dire che in ciascuna storia, ho voluto sfumare i contorni tra “mitici emblemi” quali per esempio: “Essere ed esistere” nell’estate con la parrucca, “sentimenti e passioni” nel libro di Sonia.
Anche altri labirinti, altre parrucche, altre grotte, altri libri, altre soluzioni, altri intrighi, altri dubbi, altri nodi, ne hanno continuamente turbato il percorso, ma tocca a voi svelarli.
Un piccolo consiglio: leggete lentamente per evitare indigestioni!
A dopo.

Details

Publication Date Sep 9, 2022
Language Italian
ISBN 9781471058912
Category Fiction
Copyright All Rights Reserved – Standard Copyright License
Contributors by (author): Bruno Mancini

Il libro di Sonia capitolo 5

Specifications

Pages 142
Binding Perfect Bound
Interior Color Black & White
Dimensions A5 (5.83 x 8.27 in / 148 x 210 mm)
Keywords Amore passione vacanze Ischia Mancini

Bruno Mancini

Come i cinesi volume volume primo – TESTO CAMPLETO

L’ESTATE CON LA PARRUCCA

Parte prima

Capitolo1°

Capitolo 2°

Capitolo 3°

Capitolo 4°

L’estate con la parrucca

Parte seconda

Capitolo 1°

Capitolo 2°

Capitolo 3°

Capitolo 4°

Capitolo 5°

Capitolo 6°

Capitolo 7°

Capitolo 8°

Capitolo 9°

Capitolo 10°

Capitolo 11°

Capitolo 12°

Capitolo 13°

Capitolo 14°

Capitolo 15°

Capitolo 16°

Capitolo 17°

Capitolo 18°

Capitolo 19°

Capitolo 20°

Capitolo 21°

Capitolo 22°

Capitolo 23°

Capitolo 24°

Capitolo 25°

Il Libro di Sonia

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

P.S.

Da Ischia L’Arte DILA APS

NUSIV – Network Uniti SI Vince

Il libro di Sonia capitolo 5

 

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