Il Dispari 20240311 – Redazione culturale DILA APS

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Il Dispari 20240311 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Un racconto di Bruno Mancini

inserito nel volume “Per Aurora volume terzo”

https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-terzo/paperback/product-29y6wr.html?page=1&pageSize=4

Il Dispari 20240311

Quarta puntata

 Parte Prima

CAPITOLO PRIMO

Altri personaggi candidati: – Andrea – Ciccio – Aniello…

Volendo comprendere le banalità insite nelle semplificazioni adoperate per ridurre in un breve promemoria una serie di azioni, tra loro simili ma differenti, è sufficiente permeare, spianare, e quindi valutare, quanto viene affermato in uno dei più celebri messaggi popolari.

Affidato a noi ragazzi dai saggi vissuti negli anni delle Pinete d’Ischia, esso proclamava: “Occhio che non vede, cuore che non soffre”.

Andrea era cieco e soffriva, sia a causa delle oggettive privazioni di cui la sua quotidianità risultava costellata, sia per i ricordi di quante meravigliose immagini avevano fermato i suoi sguardi nei tempi passati.

Egli pativa anche, o forse principalmente, in quanto il buio visivo nel quale era immerso da anni aveva dapprima circoscritta, ed infine definitivamente imprigionata, la sua indole di spontanea prorompente ricerca conoscitiva.

In un evidente contrappunto ai limiti fisici caratterizzati dalla deficiente situazione sensoriale, Andrea aveva affinata una capacità mnemonica quasi oltraggiosa a confronto di quella dei vedenti.

Ogni settimana, prevalentemente di venerdì, lo scrutavo mentre era impegnato a scandire una sequenza impressionante di colonne totocalcio alla compagnia di un esiguo gruppo d’amici.

Eseguiva, mentalmente, complicate elaborazioni.

Dettava serie enormi di dati che altrimenti si potevano attenere solo rivolgendosi a ricevitorie speciali dotate d’apposite attrezzature computerizzate.

Robotizzato, era un aggettivo che specificava bene le sue attitudini.

Non solo per lui era elementare lo sviluppo del “sistema” di sette doppie (che si articola in cento ventotto colonne di tredici segni ciascuna), ma con stupefacente naturalezza, bevendo un cappuccino e fumando un pacchetto d’Edelweiss, riusciva a dettare la serie completa di colonne di tutti gli altri sistemi, integrali o ridotti, per i quali gli si chiedeva collaborazione: quattro triple, tre triple e tre doppie, cinque triple e tre doppie ecc.

Non dico che ritenevo impossibile memorizzarne le formule, ma che mi colpiva la sua abilità di specificarne le risultanti colonne senza potersi servire d’alcun aiuto.

Insomma sono tuttora convinto che è certamente un risultato di grande concentrazione riuscire, senza neppure un foglio di carta ed una penna, ad elaborare quegli insiemi composti da tante numerose variabili.

Il Dispari 20240311

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Altri personaggi candidati: Renato…

-«Bongiur, chi lé Renatò pittooor artistà? Pittor? Fet capellì mio peìit?»
-«Bell Madama, eccomi, tutto per tuà.
Frances, acconcia il ragas, io penso alla Francès.»
-«Al top, al top, ahhh… an top… uhhh…»
-«Franco, quante volte devo dirti di non fare uscire sciù sciù dopo cena?
Riponilo in gabbia, vedi, la Signora ha paura.
Ti ho detto mille volte di non lasciarlo libero se ci sono persone estranee!
Non lo conoscono, poverine, e credono sia un topo!
Sciù sciù!
Cherì, non ti preoccup, ora lo risistemiam nel suo allogg natural.
L’abbiamo cresciuto noi, da piccolo.
Sapess com lu er tre malconc!
Dai Franco, sbrigati.
Al piccolo i capelli li facciam con taglio modern a spazzola, oppure con baset lunghe alla marsiglies?
Franco, Franco… … e acchiappalo, sotto la sedia… come sempre il birichino.
Scend, petit cherì madame, non morde, vuole solo digerire il pollo e le patatine fritte che ha mangiat nella dispensa, è bravo, sciù sciù, non mord, scendi, Matam e scendi Signora, appoggiati, bella Signora, Madame la franceson.
Così ohhh così con il braccio intorno alla mia spal, scendi piano piano, piano, piano, lentament, fammi sentire le braccia sul collo, cazzo che zizzona, FERMATI, sciù sciù è sotto il lavello, Franco sbrigati, spicciati…  aspetta, non correre, piano, afferralo senza fretta, Madame è bona… azzo se è bona…»
-«Ahh… Ahh… eccolo…»
-«Niente paur ora ti prendo in bracc e ti porto al sicur nel retrobotté.
Francooooo… … e tieni a bada il ragazzino!»

Il Dispari 20240311

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CAPITOLO SECONDO

Il risveglio è a volte imbarazzante per i tanti enigmi nei quali era rimasto imbrigliato durante la sonnolenza.

Mi rendo conto di quanto sia assurda l’ambizione di regalarmi, volontariamente, un’atroce ossessione, eppure, nessun oblio mi tenta.

Il comodo abbandono di una risalita in ascensore si annulla di fronte alla vorticosa bellezza della scala acchiocciolata.

Voglio il mio.
Aspro e bollente.
Che sia il mio.

Gli architetti della vita non hanno predisposto ermetismi sufficienti ad impedire le fughe della mia fantasia.

Resterà negra e ribelle, piuttosto che conformarsi ai candori delle false fattrici di misteri.

Ai comodi abbandoni
di sbalzi
in ascensore,
vorticose bellezze
di scale acchiocciolate.
Voglio la mia.

Dalle false fattrici di misteri
insufficienti compromessi,
o Principi o Caini.

Voglio la mia
aspra e bollente.

Per assurde ambizioni
invento
atroci ossessioni:
orridi
oscuri
oblii.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle.
 
I veri architetti della vita
dileggiano
con antichi ermetismi,
o corde o grotte o celle.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia.

Imbrigliati da enigmi
di torpori,
risvegli imbarazzanti
osteggiano.

Voglio la mia fantasia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia,
in fuga solitaria.

Io sono acqua, ovverosia, il risultato di un fatto: ossigeno e idrogeno s’incontrano in una scarica elettrica.

L’uomo, la donna, idem.

A volte mi chiedo come mi comporterei, e quali scelte effettuerei, nella improbabile eventualità che un magnifico marchingegno scientifico biologico elettronico spaziale sfavillante (sfavillante è sì fuorviante ma attinente), sconvolgente e dissacrante, insomma iper moderno globalizzato (l’attrezzo di una estrema concezione della vita, il pomo del nuovo peccato originale, il sogno di ogni folle ricercatore artista autista di viaggi impossibili madre di flotte frignanti magnifici regnanti e scomodi accattoni utili servi e pavidi legionari…), rendesse possibile la retro metempsicosi.

Poter scegliere, prima di dissociare i contorti meccanismi molecolari che mi governano, in quale “X” già vissuto volermi riprodurre per proseguirne le abitudini e sopportarne i difetti.

Un cane, una pietra, un uomo?

Ai comodi abbandoni
di sbalzanti ascensori,
vorticose bellezze
di scale acchiocciolate.

Voglio la mia.

Per assurde ambizioni
m’invento atroci ossessioni:
orridi
oscuri oblii.

Voglio la mia
aspra e bollente.

Dalle false fattrici di misteri
insufficienti compromessi,
o principi o caini.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle.

I veri architetti della vita
dileggiano
con i loro antichi ermetismi,
o corde o grotte o celle.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia.

Imbrigliati da enigmi
di torpori,
risvegli imbarazzanti
osteggiano.

Voglio la mia fantasia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia,
in fuga solitaria.

Ma non scherziamo!

è già tanto se l’ippocampo non risulta inserito nella lista dei protetti, a guisa (che sciccheria “a guisa”) dei pentiti pluri extra super assassini.

I pipistrelli ci sono riusciti.

Forse con qualche raccomandazione, oppure, com’è documentato nell’archivio storico della mia immaginazione, con larvate minacce di penetrazioni notturne nelle quiete stanze dei rampanti animalisti ambientalisti autonomisti assolutisti accreditati difensori di tutto quanto esiste, fu, esistette, fu stato, è.

Un pipistrello in cambio di cento zanzare sarebbe un affare?

Nelle cities (plurale di city: città!) dagli immensi benesseri malesseri ossessi o sessi o calci nelle palle, sollecitati sbirri dondolano chiappe bucate per soldi e per potere.

Si sbaglia chi crede che ogni violenza è vincente, «così o come» un dito nel culo, ma non è per nulla certa la sacrale conquista da parte di ogni desolata pietà.

Ma non scherziamo!

Giulio era un uomo d’onore o di onore?

Ne farò una poesia.

Le guardie notturne
attaccano all’alba
la chiave alla bacheca,
i nostri giornali
il prode ed il bislacco.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
Gl’ippocampi sguazzano
in ogni polla
al pari di pesci,
i nostri Giulio Generale
tra i baci dei prudenti.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
con sciami di zanzare.
Ossessi dondolanti
per soldi e fra poteri
bucano chiappe cittadine,
i nostri uccelli neri
ronfanti animalisti.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
con sciami di zanzare
per la sacrale conquista.
A Roma si scopre il
bianco alla finestra
sbaglia chi crede,
a Cuba
il rosso nella cella.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
con sciami di zanzare
per la sacrale conquista
della vostra libertà.
 
Fine quarta puntata.

Le precedenti tre puntate sono state pubblicate il 29 gennaio, il 5 febbraio e il 26 febbraio.

Segue la prossima settimana.

Il Dispari 20240311

Per Aurora

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

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l Dispari 20240226 – Redazione culturale DILA APS

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Il Dispari 20240226

Così o come

Un racconto di Bruno Mancini inserito in

“Per Aurora volume terzo”

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Terza puntata

Parte Prima

CAPITOLO PRIMO

Costui, in fondo, era un uomo gioioso e collerico, sensuale rude e tenero, bislacco e profondo, futile e sottile. Un brivido per donne di sani tradizionali principi, per maschi timorosi di confronti e per tutte le belle statuine dei presepi viventi allestiti nelle piazze e nelle feste di paese.

Nessuna persona provvista di buon senso avrebbe voluto provocare un confronto con la sua dissacrante, violenta ed anarchica mancanza d’auto ironia:

-«Coloro che bussano alla porta, i bussanti, i bussatori – e così anche il liquido di una bottiglia dal tappo di sughero biondo come la schiuma della mia birra commerciale o come i baffi scoloriti dalle tremila sigarette che fumo in meno di cinquanta giorni – non sempre sono i migliori nel catalogo degli attesi.

Io credo che l’America avrebbe dichiarato guerra al Giappone per l’affronto delle Hawaii, ma non si sarebbe impegnata nello scacchiere europeo se l’Italia non fosse stata in lizza.

Il Dispari 20240226 – Redazione culturale DILA APS

Senza la partecipazione del nostro Duce al conflitto, loro, le stelle e strisce, avrebbero comodamente sistemato l’orticello acquatico del vicino Pacifico non creandosi altre preoccupazioni.

Le fabbriche di cannoni ed ogive per proiettili dalle svariate caratteristiche, avrebbero continuato a produrre utili e benessere economico con minime perdite di vite umane, sia in regime di guerra, sia nel successivo tempo di ricostruzione.

Ma “la popolo ed il popolazione” nel continente a stelle e strisce era formato in maggioranza da itali americani.

“Non salviamo i nostri cugini zie e nipoti amici fratelli padri nonni madri cumparielli padrini sorelle consanguinei conoscenti? Il cattivo li opprime.

Noi siamo la libertà.

Loro, gli Italioti, custodi delle nostre radici, delle nostre origini, delle nostre fedi, sono persone a noi care. I nostri consanguinei sono ingenui, semplici, affettuosi, docili, simpatici, gentili, ospitali.

Sono poveri scemi imbrogliati dal fottuto figlio di puttana. Abbiamo lottato contro le Montagne Rocciose, gli Apache, il Fiume Colorado, Geronimo, ed il Deserto del Nevada, che facciamo, gli spettatori nella corsa alla conquista dell’Italia, l’origine delle nostre origini?

Non sia mai detto!

Andiamo.

WE GO.”

E vennero.

Non piangere, bambino, tua madre fu violentata da truppe marocchine, sì, sotto il comando di…, sì, sì, sì… ma non erano i cugini, neppure le settantamila, settecentomila, sette milioni, sette miliardi di tonnellate di bombe a tonnellate sui vicoli palazzi spiazzi giardini pubblici scuole chiese alberghi prostiboli… et de hoc satis.»

Questo racconto tenta di forzarmi la mano ed impormi continue traiettorie, contigue confinanti collaterali collegate complici comuni compiacenti, che non rientrano nella serafica visione morfologica che inizialmente avevo architettato.

Il breve ritratto di un Costui spolverato dal manuale del tipico esistenzialista pacifista comunisteggiante anarcoide, non prevedeva la messa in scena di un superbioso trattato storico sociale.

Costui quindi tornerà accanto alle altre figure nobili della ormai distrutta civiltà che abbiamo vissuto nella ex Isola Verde. Tuttavia, per non convalidare la tesi secondo la quale non avrei rispetto per nessuna giusta curiosità, e tanto meno per gli ormai codificati standard letterari, completerò in poche righe la tesi elaborata da Costui.

Il Cattivissimo perse la guerra, poiché aveva commesso l’errore madornale ed irreparabile di pretendere l’alleanza del Semi Cattivo. Ciò in quanto tutte le operazioni militari del suo Sub alleato si rivelarono tanto velleitarie quanto inutili e dispersive.

La Grecia, l’Albania, la Libia, l’Eritrea, l’Egitto, l’Etiopia, Malta, Cirenaica Trento e Trieste pur non essendo di alcuna valenza nella economia bellica, crearono ostacoli di grossa portata alle armate del Super Io chiamate in soccorso dei bravi soldatini disarmati affamati e male equipaggiati che il Mini Dux aveva gettato allo sbaraglio al grido di “Avanti savoiardi”.

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Il Dispari 20240226

Un giorno sì e l’altro pure, “Egli, il mini” mandava emissari a chiedere aiuti “Il pan ci manca”, e ad implorare “Benzin benzin”. Per di più generali afflitti dalle vicende di Taranto, Capo Matapam, Tobruc, e poi Grecia, e poi e poi… aggredivano, si fa per dire, il Maine Super con assillante continuità.

Da queste considerazioni Costui traeva la conclusione che il Baffo Tedesco, senza l’intervento raffazzonato e sconclusionato dell’Amico Guaifondaio, potendo utilizzare in maniera non dispersiva forze superiori sui fronti strategicamente determinanti, sarebbe riuscito a sopraffare le difese nemiche.

Egli rafforzava questa sua tesi elaborando il concetto che le Stelle e Strisce erano entrate in guerra contro il Super Deux solo in ragione della presenza dei Nostri concittadini (piccolo interessuccio economico populistico).

Non tutti siamo d’accordo.

Non tutti abbiamo natura di “affermanti”.

Non può non esserci un limite.

è vero che il Super comandava il plotone di esecuzione, ma erano altri a premere i grilletti.

Allora io ancora non sapevo che nello stesso giorno del mio secondo compleanno il Super Iper Max Baffo Maine aveva ammazzato pure se stesso!

Suicida.

Altri personaggi candidati: – Andrea – Ciccio – Aniello…

Volendo comprendere le banalità insite nelle semplificazioni adoperate per ridurre in un breve promemoria una serie di azioni, tra loro simili ma differenti, è sufficiente permeare, spianare, e quindi valutare, quanto viene affermato in uno dei più celebri messaggi popolari. Affidato a noi ragazzi dai saggi vissuti negli anni delle Pinete d’Ischia, esso proclamava: “Occhio che non vede, cuore che non soffre”.

Andrea era cieco e soffriva, sia a causa delle oggettive privazioni di cui la sua quotidianità risultava costellata, sia per i ricordi di quante meravigliose immagini avevano fermato i suoi sguardi nei tempi passati. Egli pativa anche, o forse principalmente, in quanto il buio visivo nel quale era immerso da anni aveva dapprima circoscritta, ed infine definitivamente imprigionata, la sua indole di spontanea prorompente ricerca conoscitiva.

In un evidente contrappunto ai limiti fisici caratterizzati dalla deficiente situazione sensoriale, Andrea aveva affinata una capacità mnemonica quasi oltraggiosa a confronto di quella dei vedenti. Ogni settimana, prevalentemente di venerdì, lo scrutavo mentre era impegnato a scandire una sequenza impressionante di colonne totocalcio alla compagnia di un esiguo gruppo d’amici. Eseguiva, mentalmente, complicate elaborazioni. Dettava serie enormi di dati che altrimenti si potevano attenere solo rivolgendosi a ricevitorie speciali dotate d’apposite attrezzature computerizzate. Robotizzato, era un aggettivo che specificava bene le sue attitudini. Non solo per lui era elementare lo sviluppo del “sistema” di sette doppie (che si articola in cento ventotto colonne di tredici segni ciascuna), ma con stupefacente naturalezza, bevendo un cappuccino e fumando un pacchetto d’Edelweiss, riusciva a dettare la serie completa di colonne di tutti gli altri sistemi, integrali o ridotti, per i quali gli si chiedeva collaborazione: quattro triple, tre triple e tre doppie, cinque triple e tre doppie ecc.

Non dico che ritenevo impossibile memorizzarne le formule, ma che mi colpiva la sua abilità di specificarne le risultanti colonne senza potersi servire d’alcun aiuto. Insomma sono tuttora convinto che è certamente un risultato di grande concentrazione riuscire, senza neppure un foglio di carta ed una penna, ad elaborare quegli insiemi composti da tante numerose variabili.

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