5 maggio 2024 Teatro e meditazione tra Oriente e Occidente

5 maggio 2024 Teatro e meditazione tra Oriente e Occidente

5 maggio 2024 Teatro e meditazione

tra Oriente e Occidente

con Gaia Chon

Domenica 5 maggio 2024 ore 18:30 INTERNO 4 Via della Lungara, 44 Roma

Presenta:

Chiara Pavoni, attrice

Gaia Chon, artista ed insegnante Yoga

autrice dei libri: Manuale di Teatro Olistico – Manuale di Yoga e Seduzione segno x segno

Aperitivo

Si richiede cortesemente di confermare la presenza con un messaggio whatsapp a 3476781074

5 maggio 2024 Teatro e meditazione tra Oriente e Occidente

4 maggio 2024

Costellazioni astrologiche

Improvvisazioni a tema sullo zodiaco

Sabato 4 maggio 2024 ore 19:00 INTERNO 4 Via della Lungara, 44 Roma

Interverranno:

Ines Farinelli, astrologa

Isabella De Paz, astrologa

Rita Pompei, astrologa e counselor

Chiunque voglia cimentar nel gioco

Presenta:

Chiara Pavoni, attrice

Ines Farinelli attrice dei libri: “Una giostra di pianeti” e “La storia di Agnese”

Aperitivo

Si richiede cortesemente di confermare la presenza con un messaggio whatsapp a 3476781074

Programma DILA APS 2024

Menu: Eventi

Eventi DILA APS

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4 maggio 2024 Costellazioni astrologiche

4 maggio 2024 Costellazioni astrologiche

4 maggio 2024

Costellazioni astrologiche

Improvvisazioni a tema sullo zodiaco

Sabato 4 maggio 2024 ore 19:30 INTERNO 4 Via della Lungara, 44 Roma

Interverranno:

Ines Farinelli, astrologa

Isabella De Paz, astrologa

Rita Pompei, astrologa e counselor

Chiunque voglia cimentarsi nel gioco

Presenta:

Chiara Pavoni, attrice

Ines Farinelli autrice dei libri: “Una giostra di pianeti” e “La storia di Agnese”

Aperitivo

Si richiede cortesemente di confermare la presenza con un messaggio whatsapp a 3476781074

4 maggio 2024 Costellazioni astrologiche

14 aprile 2024

Domenica 14 aprile 2024 ore 19:00 INTERNO 4 Via della Lungara, 44 Roma

TERRA FUOCO ACQUA ARIA

Finissage della Mostra Fotografica di Rocco Scattino

Performance

NEL TUTTO E NEL NULLA

con Chiara Pavoni

14 aprile 2024 TERRA FUOCO ACQUA ARIA

Musiche di:

Valerio Michetti – percussioni, Marco Salvatori –  Moonian Project – sintetizzatori,

Maria Luisa Neri – violino, Santina Amici – pianoforte.

Interventi critici di:

Lucia Ciliberti, Luciana Capece, Jeanfilip, Lucrezia Rubini, Silvana Lazzarino, Stefania Severi, Evaldo Cavallaro, Francesco Maria Bonifazi.

Interverranno i poeti;

Bruno Mancini, Angela Donatelli, Nicola Foti, Massimi Moraldi, Francesco  Maria Bonifazi, Loretta Liberati, Flora Rucco, Fiorella Cappelli, Lucia Izzo, Michela Zanarella, Lucia Fusco, Luciana Raggi, Lucia Pavone.

Presenta Chiara Pavoni, attrice

Aperitivo artistico

Si richiede cortesemente di confermare la presenza con un messaggio whatsapp a 3476781074

4 maggio 2024 Costellazioni astrologiche

Programma DILA APS 2024

20 maggio 2024

Tanti amici Artisti per ricordare un grande Amico Artista; Nicola Pantalone. musicista, cantante e paroliere
Lucia Annicelli,

Chiara Pavoni,

Clementina Petroni,

Alberto Liguoro,

Gino Pinto,

Guerino Cigliano,

Luciano Greco,

Bruno Mancini

Questo evento è stato inserito nel palinsesto di
Il Maggio dei Libri 2024: “… campagna nazionale che invita a portare i libri e la lettura anche in contesti diversi da quelli tradizionali, per intercettare coloro che solitamente non leggono ma che possono essere incuriositi se stimolati nel modo giusto”

20 maggio 2024 In ricordo di un amico: Nicola Pantalone

Programma DILA APS 2024

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Il Dispari 20240422 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240422 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240422

Il Dispari 20240422 – Redazione culturale DILA APS

Così o come

Un racconto di Bruno Mancini

inserito nel volume “Per Aurora volume terzo” Ottava puntata

Parte seconda

CAPITOLO PRIMO

I bulbi oculari mi facevano male, forse per la scarsa luce, forse per il poco sonno, forse per le tante ore trascorse a scrivere, forse per l’età, ma certamente andava ascritta al mio disordine mentale una qualche responsabilità per aver provocato il loro roteare senza punti fissi di riferimento.

Fermò le dita affusolate di mia madre, piegò verso l’alto il corpo armonico di mia sorella, e con la voce profonda di mio padre «Io sono Ignazio» disse.

-«Ignazio?»

-«Sì Ignazio»

-«E allora? Con ciò? Che cazzo significa? Basta indovinelli. Parla o vai. Ignazio, Filippo, Marco Aurelio, Giulio Cesare che me ne fotte del tuo nome!
Parla o vai.
Bevi, fuma e vai di corsa.
Non ho mai tempo per nessuno, figuriamoci oggi.
Non ne ho abbastanza neppure per me!»

-«Io sono Ignazio di Frigeria e D’Alessandro.
Tuo fratello gemello.»

Scolorire al buio.
Perdere battiti cardiaci.
Stoppare il respiro.

Chiusi gli occhi e mi chiesi se credere che i sogni si generino prima dei fatti, oppure se persuadermi che ne siano una rappresentazione.
Le fantasie germogliano da oniriche trasgressioni mai metabolizzate, oppure ne costituiscono le origini?
Prima l’uovo o la gallina?
Ignazio di Frigeria e D’Alessandro: il mio passato di sfrontate personificazioni dei mali del mondo.
La droga, la guerra, l’azzardo, lo stupro, si erano, tramite lui (visto da sempre quale compendio d’ogni maleficio), materializzati nella persona del traghettatore piagnucoloso che si dichiarava mio fratello e del quale mi impressionavano alcune caratteristiche fisiche: la voce profonda di mio padre le dita affusolate di mia madre ed il corpo armonioso di mia sorella.
Nel mio passato era stato un sogno, una visione?
A raccogliere i cocci di una bottiglia era la presenza di un incubo, d’una allucinazione?
Allora, quando scrivevo di Ignazio il combattente in Viet Nam, mi sfidava una forza di coesione che non si lasciava cancellare dal tempo e dalla distanza?
Il richiamo di una energia sconosciuta?

Nella situazione che stavo vivendo per il trasferimento che mi accingevo a compiere, ero oppresso dall’ossessione di pretendere una vicinanza familiare?
Ignazio, per me, padre madre sorella?
Mi chinai nell’atto di sollevarlo, ponendo i gomiti fra tronco e braccia, e quando il suo viso, assecondando i movimenti che compivo, giunse ad un palmo dalla mia bocca «Non ho fratelli» sentenziai «Non ho mai avuto gemelli, tu sei il parto della mia fantasia, tu sei mio.
Ignazio di Frigeria e D’Alessandro mi appartiene.
u mi appartieni», attesi l’attimo necessario a che deglutisse l’assoluta determinazione da cui mi sentivo invaso, e stringendo i polsi fra i pugni chiusi ai lati del suo torace, con la calma della follia «Perché sei qui?» gli chiesi.

Finalmente, sul soffitto, al centro del mio mondo, accesi il faro delle grandi occasioni.

Il Dispari 20240422 – Redazione culturale DILA APS

CAPITOLO SECONDO

Non poter descrivere nei dettagli la serie di virulente emozioni che mi procurò il prosieguo dell’incontro con il mio gemello Ignazio, è il prezzo che voglio pagare per non derogare dalla militaresca sottomissione al principio di essenzialità nel quale ho deciso di rinchiudere l‘esposizione di questa storia.

Ero certo «Alle venti sarò da Aurora.
Non un minuto oltre».

E come potrei esaurire, con locuzioni brevemente tratteggiate, la descrizione del patos -posso dire a mala pena celato-, che lui mi aveva procurato definendo con frasi stringate la precisa e dolorosa ricostruzione dell’intrigata vicenda che aveva determinato la nostra separazione, nel 1943, tra guerra, fame, tradimenti?

Avevo ascoltato un Ignazio finalmente privo di reticenze.
Albeggiava.
Il gallo, i passeri, la fresca brezza che in tempi andati forse spegneva le lampade a petrolio sulle vie, il primo discreto avvicinarsi di un pullman di linea, il rombo soffuso del volo aereo Venezia Napoli, segnalavano con sufficiente precisione lo sviluppo delle ore.
Le quattro e venticinque.

Ero certo «Alle venti sarò da Aurora».

Il Dispari 20240422 – Redazione culturale DILA APS

Se mi sarà concesso, quantunque in un luogo differente e con altra penna, colmerò le tante lacune di questa ricostruzione, cimentandomi in una impresa narrativa che non potrà in quel caso essere ridotta ad un breve racconto.
Se sarà.

In sintesi, il suo racconto iniziò dall’età di cinque anni, nel 1948, quando io vivevo ad Ischia senza luce elettrica e senza acqua corrente.
Ignazio abitava, con la famiglia dalla quale a sua insaputa era stato adottato, in una sfarzosa tenuta spagnola assegnata, in segno di cameratismo, dal “Franco” allora dominante all’amico gerarca fascista che si era rifugiato sotto la sua protezione subito dopo la fuga del re dall’Italia.
Nel 1948 la balia gli svelò una prima parte del segreto: «Sei un bimbo adottato.»
Lui non capì e proseguì nella sua infanzia.
O non volle comprendere?
A me quell’anno non dissero niente.
Tutto, così, proseguì uguale a sempre.
Nella solita consuetudine.
Nel 1961, compivamo diciotto anni.
L’invecchiato comandante in esilio convocò il giovane Ignazio nello studio tappezzato da grossi volumi di libri mai letti, ed in quella occasione parato a festa con stendardi sfilacciati di una unica etnia svolazzanti tra tazzine da caffè rigorosamente nere, per comunicargli, adagiando rispettosamente la mano destra sulla banderuola che tra tutte figurava il riconoscimento per il maggiore atto di eroismo bellico, ufficialmente formalmente «Tu hai un fratello gemello.»

La frontiera nazionale del Montecarlo passa attraverso la struttura edilizia d’alcuni alberghi, cosicché ai privilegiati clienti è sufficiente spostarsi di una camera nello stesso ambito residenziale per godere degli effetti giuridici di un altro stato.
Simile trasferimento fece Ignazio.
Solo?
Con un fratello?
Io sono, lui è.
E tutto proseguì nella stessa identica ripetitività quotidiana.
A me nel 1961 non dissero nulla e nulla mutò.
Nessun particolare era rimasto inciso nei miei pensieri.

Mi chiesi quanti parenti ed amici avrebbero avuto la facoltà d’aiutarmi provvedendo alla discreta ricostruzione dei segnali che, forse, io non avevo recepito, oppure che, invece, in una ipotesi maggiormente attendibile, nessuno di loro in tanti anni si era mai proposto di far balenare davanti alla mia mente. Neppure sotto una qualsiasi forma allegorica o mediante l’ambigua divinazione di un improbabile oracolo.

La gente che mi era stata vicina, spesso amica, a volte finanche unita da un vincolo d’intimità, e che sapeva, la gente delle mie terre, delle mie case, dei miei rifugi, non aveva, fino ad allora, illuminata un’ombra sufficiente affinché potessi impossessarmi delle vicende essenziali alla comprensione di questa parte della mia storia personale!

Ignazio era stato davvero tutto nella vita: un gran colpo di sfida perenne.

Non mi svelò alcun particolare somatico o caratteriale della sua madre adottiva, neppure durante il sofferto ricordo del segreto che lei gli aveva voluto rivelare, mentre oramai le sfuggiva la vita, dicendogli «Tuo fratello è Bruno Mancini.» Poco dopo, serenamente, finì.
Sono il fratello, ma per lui non cambiò nulla.
Non ne ero a conoscenza, e per me fu ancora come prima.
Tutto uguale per noi.

Veniamo al dunque.
La sua confessione ebbe termine alle cinque e trentotto.
ra suonata la sveglia dell’inquilino, di professione muratore, che alloggiava nei locali adiacenti alla parete del mio angolo di complicate meditazioni.
Era male tarata, può darsi volontariamente, altrimenti perché avrebbe strimpellato alle cinque e trentotto?
Cinque e trenta va bene.
Cinque e trentotto non va bene.
Non collima.
Non si spiega.
Siamo tutti formalisti.
Lui disse «Sono qui perché mi hanno convocato.
Aiutami.
Voglio il tuo aiuto.»

-«Che incredibile coincidenza! Quando?»

-«Fra poco, alle venti.»

Quanto tempo occorre per arrostire una catasta di funghi campagnoli d’origine dubbia, e mangiarli tra fette di pane pugliese e litri di birra popolare?
Quanto tempo ci vuole per fare uscire dallo scroto i coglioni distrutti e sbatterli nel ventre della puttanaccia internazionale?
Per salutare gli amici?
Mortificare i nemici?
Stringere al petto la donna amata?
Bere, bere, bere, scrivere, scrivere?
Guardare le stelle?

Troppo.

Neppure intendo dilungarmi intorno alle priorità che tentavano di occupare un posto nelle poche ore disponibili.
In questo contesto potrebbe risultare un elenco penoso, lacrimevole, mentre invece, con una differente atmosfera, sono sicuro di non aver difficoltà a dimostrarne la bellezza emotiva, pur nelle contrastanti armonie.

A titolo di esempio: avrei dovuto provvedere a cambiare l’acqua nella boccia di vetro dei miei amici pesciolini rossi ed aggiungere qualche razione supplementare di scaglie Goldfish Food, non senza irritante dispendio di minuti preziosi, oppure dare precedenza alla chiusura dei rubinetti?

Il Dispari 20240422 – Redazione culturale DILA APS

 

Il Dispari 20240415

Il Dispari 20240415 – Redazione culturale DILA APS

Così o come

Un racconto di Bruno Mancini

inserito nel volume “Per Aurora volume terzo”

Settima puntata

 

Parte seconda

CAPITOLO PRIMO

Nei mari dei Caraibi la preda è il pescatore che non utilizza adeguate protezioni.
Soltanto un lusso svogliato lo porta a privarsi di bombole e boccaglio per la pesca dei barracuda.
Il Tirreno era considerato dagli antichi un mare “nostro”.
Noi umani moderni lo abbiamo squamato devitalizzato disinfettato colonizzato, reso una fogna, riciclato in mare “morto”.
Era in esso (avrei preferito scrivere in lui) che spesso sguazzavo, intrepido e naturalista, imbozzimato tra le spire coinvolgenti delle immersioni.

Con maschera e pinne.
Sempre senza bombole.

Nella settima edizione delle mie incursioni tra le gole marine di San Pancrazio, alla ricerca di una mitica tana di cernia che ricordavo ricoperta da alghe e licheni, per non concedermi un respiro, l’apnea avrebbe potuto togliermi la vita prima della risalita.
Più giù.
Più più.
Più tempo.
Più volte.
Più sempre, più tutto, più giovane, più forte, più solo, più assurdo, più io, più meno.

Dietro alla porta chiusa del mio rifugio, che certo non bussava da sola, come braccata dalla muta camaleontica di un sub, la mia apnea, per me ad un tratto trasformato in cernia indifesa, non era altro ormai che scommessa perduta.
Non voglio, non posso, non apro, non sono, la mia perdita di respiro è spirale avvolgente.

La mia apnea si asserviva al lusso svogliato di prolungare un calvario per una determinazione che non era in mio potere modificare.

Il Dispari 20240415 – Redazione culturale DILA APS

-«Chi bussa alla porta?
Chi è?»
Accomodati amico, gli dissi, e lui sedette.
Gradisci una birra popolare, gli chiesi, e lui bevve.
Accendiamo una sigaretta? Fumammo.

Nessun uomo è paragonabile ad una donna.
Non c’è uomo simile ad un altro uomo.
Non esistono due gravidanze uguali.
Nelle belle famiglie campagnole il gatto era gatto.
L’agnello, agnello
Il cavallo, cavallo.
Il maschio adulto era il padrone di casa.
Anche di tutto il suo contenuto.
Matriarche comprese.
Il lutto della diretta è la corsa in avanti senza ripetizione.
Io, mentre scrivo un racconto, posso superare l’ostacolo, recuperando l’omesso.

Lui diceva “me ne fotto”.
Io ci provo. Aggiungendo.
Accomodati amico, gli dissi.
Aveva la faccia pallida di un uomo ormai fantasma.
Gradisci una birra popolare, gli chiesi.
La sua bocca si aprì a fatica quasi fosse incollata da un immenso terrore.
Accendiamo una sigaretta americana turca napoletana?
La prese con la mano tremante del cacciatore di tigri, disarmato, al cospetto della splendida bestia immobile in un agguato traditore.

Non mi spiegavo né l’origine, né la natura, di tali incontrollate manifestazioni esteriori d’emozionalità espresse, per altro, da colui che identificavo come il professionista inviato dalla mia amica Aurora per rendermi meno penoso il passaggio al suo di “Là”.

Sul tavolo sgangherato a seguito dei continui sbilanciamenti del mio corpo scoppiettante di bollicine gialle, la figura sconosciuta aveva poggiato i gomiti per trattenere la testa ciondolante come il pendolo capovolto di un orologio del tardo ottocento.

Triste, oscuro, silente, non osava guardarmi.

La mia preoccupazione non era certo lo stato d’animo nel quale egli si proponeva.
Figuriamoci!
Ciò che Aurora voleva, la “Signora” poteva.
Vestisse pure i panni del melodrammatico sentimentale, affari suoi.

Il comune mister Pinkerton, Donoval, Smith, Rossi, Giallo, Verde, Forza Napoli, mi fissò con lo sguardo di un maniaco sessuale di fronte alla evidente prossima maternità della più bona del paese. “L’hai fatto” pareva pensasse, “Adesso lo farai di nuovo con me” sembrava volesse imporre.

Schiacciava il suo volto pallido, le sue mani tremanti, le sue labbra asciutte contro la mia, dicono, pigrizia indolenza disattenzione distrazione.
Eppure i suoi tratti somatici appartenevano a qualche ricordo passato che avevo apparentemente rimosso.
Ho dimenticato il nome del cane che ha diviso per venti anni la mia gioventù, ma non mi sfugge, tra la folla di una stazione ferroviaria durante l’ora di punta, il volto di chi ho frequentato anche saltuariamente anni addietro.
E’ vero, sono fisionomista.
Al chiaro del sole.
Con molta luce.

-«Aiutami» così iniziò: «Aiutami».
Il volo di un calabrone indispone per il ronzare privo di pause ed invita ad una caccia disinvolta.

A me le frasi incomplete nel senso e nella forma invogliano alla fuga ingiustificata.

Erano tre ore che non muovevo un passo, schiacciato con il culo sulla estremità di una sedia, e con le caviglie sul bordo di un’altra ricoperta da un cuscino di gommapiuma sottile come un cartone da imballaggio.
Neppure mi ero alzato per aprirgli la porta, era socchiusa, bastava spingere.
Erano tre ore che non pisciavo le birre popolari stipate a botti nella vescica, erano tre ore che non respiravo un litro d’aria denicotinizzata semi naturale leggermente frizzante per le bollicine provocate dalle onde sbattute sulle scogliere apparecchiate con stupidi blocchi d’indecente calcestruzzo.

Mi alzai, andai nel cesso, aprii la finestra pisciai e l’aria fresca fredda della notte non lasciò dubbi al mio dubbio che forse Mister Ford, Esposito, Mac Carty, Ciun Ciun, Senegal, Pilato, Coglione… fosse una donna… non cambia nulla… è tutto uguale.

Non c’è passione solitaria senza un passato di voglie inappagate.
Spesso essa è solo l’ultimo traguardo, il morbido poggiatesta della pennichella pomeridiana.
Ben altro è ingannare, fingere, sbiadire, rotolare in panni di chi non sei, non disdegnando di porre il dito nella ferita e lasciarlo marcire insieme ad essa.
La fuga e la salvezza.

-«Aiutami» così iniziò: «Aiutami» con una voce simile a quella di mio padre.
Profonda.
E disse: «Ho letto di te ed ho seguito da molto tempo in silenzio la tua vita avventurosa.
I tuoi libri e gli articoli di giornali che seguivano le tue azioni in difesa di libertà e debolezze.
Ti ho ammirato senza averti mai visto. “Il bel maschione conquista la star…”, “è lui l’uomo dell’anno…”, “Trenta milioni di copie vendute…”.
Hai una birra per me?»

I complimenti offerti bene sono tuoni a ferragosto.
Attrazioni di energia esplosiva.
Le lusinghe sono petardi che scoppiano in mano devastando pollici ed indici.
Il suo porgermi frasi banali già udite, di semplice contenuto, inutilmente adulatrici, prive di fronzoli non fu sufficiente a distogliere la mia attenzione dalle dita affusolate che gli reggevano il capo ciondolante.
Così le aveva mia madre.
Affusolate.

Il Dispari 20240415 – Redazione culturale DILA APS

Più che la birra, andai a prendere una pausa di riflessione.
Avevo necessità di concretizzare quell’incontro.
Dimensionarlo, affidarlo a linearità geometriche.
C’era la luna, e i motorini che passavano rumoreggiando per la fretta e la cattiva manutenzione, m’indicavano l’ora.
Quarto più quarto meno, il bar all’angolo chiudeva alle due, ed allora il personale addetto al turno finale ne usciva passando disordinatamente sotto le mie finestre.
Così da anni in questi mesi.
Considerai che stavo scegliendo di costruire da solo risposte per domande che non ponevo: la talpa.

Nessuno sopravvive alla sua storia.
A me non è mai bastata viverla, ho sempre voluto possederla, controllarla, fino a tentare di anticiparne le costellazioni degli eventi casuali.
L’individuo venuto da lontano, l’uomo d’Aurora mi stava chiedendo aiuto con la voce profonda di mio padre, difendendo la testa tra le mani con le dita affusolate di mia madre.
Dov’era il nesso?
Quale era il significato, se c’era?

Passai accanto allo scaffale dove erano riposti gli album fotografici, ed un fugace pensiero me li fece abbinare a reperti, già fossili, destinati a futuri mercanteggiamenti di archeologia sociale.

Seguivo la traccia di piastrelle, color rosso vinaccia indicante sul pavimento la linea di separazione tra la zona di casa preferita per i miei contorcimenti mentali, e la cucina ospitante file di lunghi colli gonfi di liquido giallastro.
Al buio.
Tutto al buio, anche al buio.
Ho smesso di chiamarla birra.
La bottiglia dal collo alto non imponeva rivincite.

Pumm: Fzzzz.

Come una biglia nel castello dei birilli, avevo creato un effetto domino, ed una bottiglia piena mi cadde dalle mani spiaccicandosi a terra.
Accade.
Accadde.
L’uomo? La donna?
Ei senza nome, udito il tonfo, si mosse veloce per aiutarmi.

Il secchio la scopa la paletta, «Che m’importa!», dicevo, «Lascia così.», «Ne ho altre.», Ei con voce profonda e dita affusolate «Faccio in un attimo.», «Non ci vuole molto.», «Perché no».

I suoi erano movimenti scattanti ed eleganti, di una particolare armonia che mi richiamava alla memoria i gesti di mia sorella.
Armonico.
“Così o come” fosse stata mia sorella.
Chi aveva bussato alla mia porta?

Io dissi «Perché sei qui?»

Lui pianse.

Pianse come un poeta, ricordando l’infanzia, narrando l’amore, sognando la pace.

Un’enorme confusione inzuppò di filamenti disordinati ed instabili il cesto di sparute tracce che avevo creduto di recepire dalla telefonata della mia amica «Signora».

Il traghettatore, Lui o Lei, Ei senza nome, con la voce di mio padre, le mani affusolate di mia madre, il movimento armonico di mia sorella, piuttosto che assecondare i miei desideri, piangeva sul pavimento di piastrelle gialle raccattando i cocci di una inutile bottigliaccia di liquido commerciale, mentre io contavo con ansia le ore i minuti secondi attimi mancanti al momento in cui avrei dovuto presentarmi alla convocazione.

Fine settima puntata.
Segue la prossima settimana.

Il Dispari 20240415 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240325

Il Dispari 20240325 – Redazione culturale DILA APS

Così o come

Un racconto di Bruno Mancini

inserito nel volume “Per Aurora volume terzo”

Sesta puntata

 

Parte seconda

CAPITOLO PRIMO

Avevo da poco terminato di scrivere le pagine che avete letto, e mi accingevo ad un primo approccio con il capitolo cinque ancora vuoto quando uno squillo, dallo strano sapore di mandorle o nocciole tostate e zucchero nasprato, fece sobbalzare, non solo il segnale d’avviso del mio videotelefono, non solo i pesciolini rossi nella boccia trasparente casualmente aderente all’appoggio rumoroso e traballante (per loro fu quasi un terre-mare-aria moto secondo la teoria fisica della propagazione delle onde nei liquidi), non solo gli occhiali sul mio naso per il repentino movimento della testa, e la bionda schiuma di birra commerciale versata distrattamente nel bicchiere arrotondato a forma di bocca di vulcano spento, e poi la lunga scia di fogli sparpagliati sovrapposti disordinati in equilibri provvisori ed instabili, e la cenere della sigaretta che stringevo tra i denti per il tiro tiraccio tirone tiretto finale, ma, se volessi dire tutta la verità, dovrei aggiungere particolari perfino sulla rottura sobbalzo sballottamento scatenamento giramento girotondo di… parti basse del mio ventre, mentre, invece, mi voglio limitare ad affermare che quello squillo, la cui provenienza avevo identificato sul minuscolo schermo tecnologico luminoso, creava un potente sbarramento per ogni via di fuga della mia solitudine notturna.

Cercavo di distrarmi, quantunque l’aggeggio continuasse a vibrare, squillare, tormentare i pesciolini rossi, con un forte odore di odissea nello spazio intriso di sfumature all’incenso e vino cotto tanto invadente che, insinuandosi nei lobi auricolari, attraversava incudini e martelli per biforcarsi maleficamente (i miei amici Indiani chiamavano l’uomo bianco lingua biforcuta) tra una papilla gustativa spugnata di birra popolare ed un pigmento olfattivo catramato nicotinizzato bruciacchiato.

Ero stanco, avevo martoriato mortificato martellato per ore lo strumento della mia incapacità, della mia disperazione, del mio sublime aver voluto: il sassofono tenore di marca Orsi ed ancia selezionata in faticosi esperimenti.

Ero suonato, per l’accesso intermittente ininterrotto intenso alla cassetta caverna cassaforte caveau del grosso stipone stipato nell’angolo dietro la porta della cucina: silenzioso bianco latte frigorifero custode delle mie birre popolari.

Ero nel panico per mancanza di appigli appoggi appelli, apriti Sesamo, a chi mi rivolgo, aprimi Sesamo aprimi uno spiraglio speranza abbaglio, per la matita spuntata nell’ultima riga.

E lui suonava!

Mi correggo. Correggo la frase plebea.

Il Dispari 20240325 – Redazione culturale DILA APS

E lui suonava, significa che un lui, quindi un individuo di sesso maschile usava uno strumento adatto a produrre piacevoli onde sonore ecc, in vero io volevo dire che lui, il telefono, esso, continuava ad emettere vibrazioni sgradevoli sgradite sgraziate, grazie.

Lui, esso, squillava, e la curiosità, onde scoprirne il motivo, sculettava per sedurre indurre il pigro indolente rotore del mio sistema ad attivare uno sforzo punto X punto Y, tale da movimentare delicatamente l’unghione della mia mano oppure il pistillo della penna, fin sulla mini tastiera del cellulare mignon, in tal modo connettendo, con sua soddisfazione, le due utenze.

Ero spossato spompato sbolinato annacquato svaporato distrutto da “Così o come”, racconto docile ed irrequieto che mi aveva assecondato per sfuggirmi, e mi aveva illuminato per trattarmi come il pennello di un oscilloscopio relegato a registrare le intensità dei terremoti eruzioni vulcaniche maremoti bradisismi onde cosmiche venti solari. L’elettroencefalografo di uno, trenta, quaranta, due emozioni cerebrali.

Ero tutto ciò per la imminente immanente forse immemore non immortale, immateriale fine della mia semplice nutrizione mentale.

Aurora, la Signora, la Donna Guascona, non avrebbe fatto schiaffeggiare il mio silenzio notturno dallo stupido gracchiare di un cellulare se non avesse trovata la cacca nella marmellata, oppure la marmellata nella cacca, che non significano lo stesso quid.

Quanto avrei potuto resistere?

Neppure cinquecento squilli.

Addormentarmi?

Neppure con trenta caffè!

Tanto valeva affrontare l’ignoto, e speriamo bene.

Il Dispari 20240325 – Redazione culturale DILA APS

-«Pronto.»

-«Ignazio?»

-«Sì, Aurora, sono io. Ma perché mi chiami Ignazio anche in privato?»

-«è Il tuo nome d’arte. Ricordi “La Notizia virgola la Condanna punto”? Tu non mi chiamavi “Signora”, io scelsi per te il nome Ignazio. Un nome d’arte.»

-«Come stai Aurora?»

-«Così!… Sei solo?»

-«Sempre a questa ora.»

-«Lo so che è tardi, però anch’io non… mi sono posto il problema… domani sarebbe inutile… Ricordi l’uomo dal fiore di ginestra all’occhiello del bavero?… Parla sempre di te…»

-«Perché mi hai chiamato?

…Anche per me lui è un punto di riferimento importante “così o come” la sua donna dalle mani ambrate.

…Perché hai chiamato?»

-«Lei, adorabile, se potesse riabbracciarti sarebbe la felicità assoluta. è Aurora che ti parla, l’amica.

Non ho dimenticato la spontanea disponibilità con la quale ti sei proposto, nel momento per me più delicato, contrastando l’agguato che Snob Rob ed i suoi compari di luride merende avevano tentato nei confronti di me SIGNORA…»

-«Aurora, ho capito, amica, è tardi, se vuoi ne parliamo domani, lo so, amica, sei amica, mia amica e basta. Aurora, perché hai telefonato?»

-«Così vuoi, così sia. Sei stato convocato.»

-«Io? Quando?!»

-«Domani sera alle venti.»

-«Così poco tempo?»

-«E’ già tanto saperlo.»

-«Allora ci vedremo presto!»

-«Già. Ho ottenuto che ti sia concesso il privilegio di un accompagnatore ufficiale.

Sarà da te fra poco.»

Tu tu tu tu tu tu tu tu tu tu tu tu

Fine della telefonata.

Fine della trasmissione.

Fine di cos’altro.

Fine.

Aurora, in virtù dei nostri precedenti ottimi rapporti di complici intese, aveva chiamato per dirmi di aver inviato “Qualcuno” a prelevarmi, con lo scopo affettuoso di non lasciare che effettuassi da solo il difficile viaggio di trasferimento che mi chiedeva di compiere.

Giusto?

Giusto.

Preparare i bagagli o sistemare i bordi sconnessi delle pagine già scritte?

Abbozzare il mancante capitolo cinque, titolandolo: “Bozzetti di famiglia”?

Di quanti Castelli, Pinete, Canneti, Tagliacapelli, Carrozzai Carrozzieri Uomini e Donne, presenti nel mio cuore con bandierine mascherate piuttosto che luminescenti, vorrei scrivere un “senza fine”?

E mia madre, mio padre, le sorelle?

Gilda?

Troppi.

Troppi, fino a domani sera alle venti.

Dei bagagli ne faccio a meno.

Bevo una mega birra super popolare.

Era di certo a breve distanza da me, a pochi metri se non addirittura in una delle stanze attigue.

Se avessi chiesto l’avrei saputo con precisione.

Le mie prime reazioni di stupore incredulità sorpresa “è così o no?”, malinconia sconforto abbandono “Che ci posso fare!”, immobilità fisica mentale sentimentale “Doveva accadere prima o poi”, vennero inghiottite insieme alla bella schiuma gialla della birra popolare e furono soppiantate da brevi fugaci emozioni mai dimenticate: i tesori ed i retaggi degli incontri determinanti per la indiscutibile amicizia tra me e la “Signora”.

La fama della mia amicizia con Aurora, in modo particolare dopo la pubblicazione di “La Notizia virgola la Condanna punto”, unitamente a tutta una serie di pettegolezzi urbani riguardanti il mio sistema di vita imbottito, dicevano, di estrema pigrizia indolenza disattenzione distrazione (io direi, invece, giusto impegno parsimonia e saggio economizzatore di beni importanti quali il tempo e lo spazio), “così o come” accadde per i films di Rochy, avevano posto la mia immagine all’apice del consenso, ma la mia vita privata nell’infernale sfera della popolarità.

-«è lui, è lui!»

-«L’amico di Aurora, venite…»

-«Ignazioooooo…»

-«Una birra popolare al signor Ignazio.

Mi permette una foto? Sì grazie. Scatta, fai presto, il signor Ignazio ha fretta.»

Un bestione alto due metri e trentacinque centimetri, tra pollice e mignolo, un giorno mi ha poggiato affettuosamente la mano sulla spalla e per poco non m’inchiodava al suolo come una palina di fermata autobus.

Una bagascia dai giochini veloci – ultra veloci – rapidi – urgenti tariffe maggiorate, mi ha baciato quasi sulla bocca nel supermercato gremito di gente e, forse peggio, ha spalmato sulle mie braccia con le sue ascelle sudaticce un indefinibile odore di capre e di pesci, di fattrici e di stalloni, di sessi e di colonie.

La bimbetta non ancora ragazzina stentava a comprendere gli ordini della mamma, però mi guardava come se fossi stato un vecchio Babbo Natale, intanto che mi tirava i pantaloni mostrando un blocchetto ed una penna per pretendere un autografo.

Sì forse è meglio cambiare programma, dicevo a me stesso durante ogni pausa di lavoro che mi consentivo (già non lo sapete, ma io lavoro, faccio il “A”.

“B” faccio l’assaggiatore di birre.

“C” faccio l’avvocato del diavolo.

“D” faccio l’uomo della provvidenza.

“E” faccio il servo degli istinti.

“F” faccio Ignazio di Frigeria e D’Alessandro.

“G” faccio l’uno e il trino più tre.

Bussano alla porta…

L’apnea è la scommessa perduta, la spirale avvolgente, il lusso svogliato.

Fine sesta puntata.

Segue la prossima settimana.

Il Dispari 20240325 – Redazione culturale DILA APS

 

Il Dispari 20240318

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

Così o come
Un racconto di Bruno Mancini
inserito nel volume “Per Aurora volume terzo”

https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-terzo/paperback/product-29y6wr.html?page=1&pageSize=4

Quinta puntata

Parte Prima

CAPITOLO TERZO

C’era una volta ed ora non c’è più, è una espressione di dolore dissimulato, la maniera atavica di considerare una perdita, qualsiasi essa sia stata, al pari di un accadimento ineluttabile, una forza del destino, una scelta divina, a secondo delle diverse dottrine alle quali ci si voglia rapportare.
C’era una volta ed ora non c’è più, è comunque una frase meno sferzante e dolorosa di: c’erano una volta ed ora non ci sono più.
Meno sotto tutti gli aspetti: quantità, certezze, valori.
Non sempre è possibile accertare, per singoli eventi, quanti siano stati coloro che “C’erano!”.
Nel tentativo d’identificare chi o cosa valga l’affetto che gli dedichiamo, e ne sia degno fino al punto da meritare l’inserimento nel nostro personale elenco speciale dei “C’erano!”, dobbiamo ricostruire molte difficili certezze.
Non sono certo che esista, per ogni situazione, uno specifico sistema adatto a farmi assegnare valore alle univoche diversità, nel caso in cui esse rappresentino i tanti o tante che “C’erano!”
“Così o come”: così trama e dubbio (sempre lui), o come da rivolo a torrente, il mio segreto addio saluta le PINETE D’ISCHIA.
C’erano.
Grazie ai miei amici ed ai miei nemici, se mai ne ho avuti degli uni e/o degli altri, le PINETE D’ISCHIA non ci sono più.
Proseguendo nella particolare marcia per l’avvicinamento alla efebica idea del racconto di uno spacco inciso tra le facce, di Ischia e degli ischitani, che ho amato in maniera inconsapevole, mi piombano addosso, scostumati, i canneti a ridosso delle distese sabbiose che merlavano con ricami inconsueti i bordi tra l’isola e il mare.
Era esaltante la solitudine di ascolti, tra venti e risacche, dei fruscii di lucertole verdognole e d’innocue bisce in contrappunti, duetti e contrasti con i battiti delle ali di calabroni simili ad elefanti, o di vespe ed api più veloci degli elicotteri modello da battaglia.
Ero lì.
Io c’ero.
Forse cercando vermi da usare come esche sulle trappole per uccelli, direbbe il diavoletto.
Assaporando la prima dose di una poesia drogante mai più dimenticata, direbbe il santarello.
Partecipando ad una irripetibile esplosione di schioppettante bellezza, direi io.
Così trama e dubbio, come da rivolo a torrente, il mio segreto addio
saluta i CANNETI D’ISCHIA.
C’erano.
Grazie ai miei amici ed ai miei nemici, se mai ne ho avuti degli uni e/o degli altri, i CANNETI D’ISCHIA non ci sono più.
Vorrei poter cambiare almeno il corso delle mie giornate per farle iniziare dalla sera e cessare all’ora di pranzo, trasformando in sonno la pennichella pomeridiana, ed in attiva fioritura le faticose ore che le notti attuali concedono alle mie vibrazioni.
Questo racconto semplice come può essere la ricostruzione, mentre sono bendato, bendato, del mio profilo nasale, apparentemente svogliato, privo di fronzoli e inganni né più né meno di Cappuccetto Rosso, ma, in effetti, affaticato dai problemi che torcono i sogni in desideri, che intrecciano passioni ed affetti, ricordi e realtà, il nostro andare in carrozzella ed il tiro del cavallo, questo racconto mi chiamerebbe fazioso sfuggente incompleto se non menzionassi la perla nera di tutti gli abissi che sono stati perforati con malvagità ed abusivismo sulla pelle e nel cuore della mia isola.
L’orca marina uccide per sopravvivere.
Il leone marino di oltre due quintali, caccia con volteggi essenziali.
“Così o come” un rudere, nel tempo delle PINETE e dei CANNETI, il CASTELLO sprigionava il lezzo dei morti ammazzati in tentativi di conquiste e difese, i profumi di spezie cortigiane e principesche, gli odori unici ed irripetibili di mirti o di muschi trasportati da brezze contrastanti tra ceneri vulcaniche e spruzzi d’onde sfacciate, gli effluvi per nulla evanescenti di sterco di muli e cavalli, i vapori solfurei della grotta deposito per polveri da sparo, il fumo della bestia rosolata a fuoco lento nel cortile delle feste.
“Così o come” un simbolo, nel tempo delle PINETE e dei CANNETI, il CASTELLO scopriva senza civetteria il suo interno, ove, rinchiusi racchiusi socchiusi, mitiche alcove, ruderi anonimi, antiche fortezze e nuove prigioni, in alcune notti fungevano da segreto richiamo per giovani coppie in cerca d’ispiranti atmosfere amorose, nei giorni di festa si confacevano a lussureggiante baita per famiglie in gita domenicale con la classica frittatina di maccheroni avvolta in due piatti ed una salvietta, e, non tanto raramente, si prestavano ad accettare il ruolo di solitario rifugio per sperduti intellettuali scappati dai disincanti di schematici palazzi cittadini.
“Così o come” una gioia, nel tempo delle PINETE e dei CANNETI, il CASTELLO offriva la luminosità dei nostri orizzonti naturali sparsa senza ritegno sulle profonde tracce lasciate nella rocca maniero da eventi impetuosi e passionali. Per ora basta così!
CASTELLO ARAGONESE IL CASTELLO D’ISCHIA.
Volete un residence, un ascensore, un botteghino, un ristorante, un cannocchiale sul golfo, volete una scia di storia coperta da muraglie di cemento, volete un isolotto bucato come una gruviera, squassato da malte e laterizi, illuminato con i fari ed i laser dei by night, stordito da urli urlacci musica musicaccia, volete una Vostra eredità intangibile trasformata in affare turistico: ecco a Voi IL CASTELLO ARAGONESE D’ISCHIA.
Oggi potete chiamarlo “IL CASTEL LETTO”.
Albergo a “?” stelle.
“Così” trama e dubbio, “come” da rivolo a torrente, il mio segreto addio saluta il: VECCHIO BALUARDO ARAGONESE, CASTELLO D’ISCHIA.
C’era.
Grazie ai miei amici ed ai miei nemici, se mai ne ho avuti degli uni e/o degli altri, il CASTELLO ARAGONESE D’ISCHIA non c’è più.

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

CAPITOLO QUARTO

Sbambagiate anteprime di timpani.
La musica di Gershwin.

Violenta la Musa il suo clarino.
Va tutto bene.
Bacchetta d’Africa infernale.

Semplici dita ruotano sui tasti.
Tu nero tu bianco.
Le note e la bacchetta.

Riflessione in versi su un fantastico concerto diretto da Marshall e trasmesso da Rai tre alle due del 10/06/05.

“…
Ti benedica la Musa
mentre
non senza titubanti tenerezze
liberi suoni e silenzi da
orpelli congeniti
che
trascinano con affanno.
…”

Passato il tempo delle more, sopraggiunge il periodo dei fichi. Le angurie attendono impazienti.
Ora che ho quasi esaurito il rigido menabò, verde speranza come il colore di una papaia, impostomi per la millesima volta da una irriducibile vecchia vacca razionalità, ora, salve, non sono innocente.
“Ho pensato tutta la notte…” è una frase comune così o come “Ricomincio tutto da capo…”, “Coraggio.”, “Ce la puoi fare…”, “Non chiedermelo…”, “Il primo vagito.”, “Un sospiro!”, “Presente.”, “Pronto.”, “Sì.”, “No.”, “Perché?”, ma si meritano spazi consistenti in una iperbolica classifica anche “Cosa ne pensi?”, “Possiamo provare…”, “Ho preso qualcosa per cena.”, “Ci si può divertire.”, “Cos’è?”, “Come?”, “O.K.”, “D’accordo.”, “Chi è?”.
Lesto, mi preparo al meritato sollazzo di chi ha completato dopo un’ora il budget di un mese, l’oscar mi attende.
Sento una voglia gagliarda di oscurare tutto il mio lavoro riducendolo in un affresco in bianco e nero.
Neppure mi è chiaro cosa significa questa affermazione.
Forse che ogni inciso, parentesi, segno di punteggiatura, avverbio aggettivo preposizione e tutte le balzane forme di interpunzione, contengono virus malefici capaci di aggiungere sfumature ai decorati basamenti dei miei obelischi mentali, adducendoli sotto leviganti cascate normalizzanti?
Non voglio.

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

CAPITOLO QUINTO

CAPITOLO SESTO

Mi benedica la Musa
mentre
non senza titubanti tenerezze
libero suoni e silenzi da
orpelli congeniti
che
trascinano con affanno.
“Così o come” (la mia nuova libidine esistenziale), non è
ancora terminato, né so se e quando avrò ancora palpiti che
m’indurranno ad aggiungere respiri e forme al suo cuore ormai pulsante, direbbe un cardiologo.
Comunque, se vuoi: Lui disse alla Musa

“……
non sia condanna, per le mie idee ansie
che nutro con poche scoregge di vita liberate dai miasmi
generali
cardinali
multinazionali

… ,
la tolleranza.
Che io sia follia,
non folle.”

Per dire che la voglia di consenso non dovrebbe convincere l’autore a togliere la scorreggia dal verso, “Così o come” nessun lettore, quantunque privilegiato, dovrebbe rompergli i coglioni con le “sue” idee, ansie, e tutto il resto.
Fin che posso, non allargo le gambe nel ruolo dell’autore, e non le accavallo in quello del lettore.
Ciao.

Fine quinta puntata.
Le precedenti quattro puntate sono state pubblicate il 29 gennaio, il 5 febbraio, il 26 febbraio e l’11 marzo.

Segue la prossima settimana.

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

 

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Un racconto di Bruno Mancini

inserito nel volume “Per Aurora volume terzo”

https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-terzo/paperback/product-29y6wr.html?page=1&pageSize=4

Il Dispari 20240311

Quarta puntata

 Parte Prima

CAPITOLO PRIMO

Altri personaggi candidati: – Andrea – Ciccio – Aniello…

Volendo comprendere le banalità insite nelle semplificazioni adoperate per ridurre in un breve promemoria una serie di azioni, tra loro simili ma differenti, è sufficiente permeare, spianare, e quindi valutare, quanto viene affermato in uno dei più celebri messaggi popolari.

Affidato a noi ragazzi dai saggi vissuti negli anni delle Pinete d’Ischia, esso proclamava: “Occhio che non vede, cuore che non soffre”.

Andrea era cieco e soffriva, sia a causa delle oggettive privazioni di cui la sua quotidianità risultava costellata, sia per i ricordi di quante meravigliose immagini avevano fermato i suoi sguardi nei tempi passati.

Egli pativa anche, o forse principalmente, in quanto il buio visivo nel quale era immerso da anni aveva dapprima circoscritta, ed infine definitivamente imprigionata, la sua indole di spontanea prorompente ricerca conoscitiva.

In un evidente contrappunto ai limiti fisici caratterizzati dalla deficiente situazione sensoriale, Andrea aveva affinata una capacità mnemonica quasi oltraggiosa a confronto di quella dei vedenti.

Ogni settimana, prevalentemente di venerdì, lo scrutavo mentre era impegnato a scandire una sequenza impressionante di colonne totocalcio alla compagnia di un esiguo gruppo d’amici.

Eseguiva, mentalmente, complicate elaborazioni.

Dettava serie enormi di dati che altrimenti si potevano attenere solo rivolgendosi a ricevitorie speciali dotate d’apposite attrezzature computerizzate.

Robotizzato, era un aggettivo che specificava bene le sue attitudini.

Non solo per lui era elementare lo sviluppo del “sistema” di sette doppie (che si articola in cento ventotto colonne di tredici segni ciascuna), ma con stupefacente naturalezza, bevendo un cappuccino e fumando un pacchetto d’Edelweiss, riusciva a dettare la serie completa di colonne di tutti gli altri sistemi, integrali o ridotti, per i quali gli si chiedeva collaborazione: quattro triple, tre triple e tre doppie, cinque triple e tre doppie ecc.

Non dico che ritenevo impossibile memorizzarne le formule, ma che mi colpiva la sua abilità di specificarne le risultanti colonne senza potersi servire d’alcun aiuto.

Insomma sono tuttora convinto che è certamente un risultato di grande concentrazione riuscire, senza neppure un foglio di carta ed una penna, ad elaborare quegli insiemi composti da tante numerose variabili.

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Altri personaggi candidati: Renato…

-«Bongiur, chi lé Renatò pittooor artistà? Pittor? Fet capellì mio peìit?»
-«Bell Madama, eccomi, tutto per tuà.
Frances, acconcia il ragas, io penso alla Francès.»
-«Al top, al top, ahhh… an top… uhhh…»
-«Franco, quante volte devo dirti di non fare uscire sciù sciù dopo cena?
Riponilo in gabbia, vedi, la Signora ha paura.
Ti ho detto mille volte di non lasciarlo libero se ci sono persone estranee!
Non lo conoscono, poverine, e credono sia un topo!
Sciù sciù!
Cherì, non ti preoccup, ora lo risistemiam nel suo allogg natural.
L’abbiamo cresciuto noi, da piccolo.
Sapess com lu er tre malconc!
Dai Franco, sbrigati.
Al piccolo i capelli li facciam con taglio modern a spazzola, oppure con baset lunghe alla marsiglies?
Franco, Franco… … e acchiappalo, sotto la sedia… come sempre il birichino.
Scend, petit cherì madame, non morde, vuole solo digerire il pollo e le patatine fritte che ha mangiat nella dispensa, è bravo, sciù sciù, non mord, scendi, Matam e scendi Signora, appoggiati, bella Signora, Madame la franceson.
Così ohhh così con il braccio intorno alla mia spal, scendi piano piano, piano, piano, lentament, fammi sentire le braccia sul collo, cazzo che zizzona, FERMATI, sciù sciù è sotto il lavello, Franco sbrigati, spicciati…  aspetta, non correre, piano, afferralo senza fretta, Madame è bona… azzo se è bona…»
-«Ahh… Ahh… eccolo…»
-«Niente paur ora ti prendo in bracc e ti porto al sicur nel retrobotté.
Francooooo… … e tieni a bada il ragazzino!»

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

CAPITOLO SECONDO

Il risveglio è a volte imbarazzante per i tanti enigmi nei quali era rimasto imbrigliato durante la sonnolenza.

Mi rendo conto di quanto sia assurda l’ambizione di regalarmi, volontariamente, un’atroce ossessione, eppure, nessun oblio mi tenta.

Il comodo abbandono di una risalita in ascensore si annulla di fronte alla vorticosa bellezza della scala acchiocciolata.

Voglio il mio.
Aspro e bollente.
Che sia il mio.

Gli architetti della vita non hanno predisposto ermetismi sufficienti ad impedire le fughe della mia fantasia.

Resterà negra e ribelle, piuttosto che conformarsi ai candori delle false fattrici di misteri.

Ai comodi abbandoni
di sbalzi
in ascensore,
vorticose bellezze
di scale acchiocciolate.
Voglio la mia.

Dalle false fattrici di misteri
insufficienti compromessi,
o Principi o Caini.

Voglio la mia
aspra e bollente.

Per assurde ambizioni
invento
atroci ossessioni:
orridi
oscuri
oblii.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle.
 
I veri architetti della vita
dileggiano
con antichi ermetismi,
o corde o grotte o celle.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia.

Imbrigliati da enigmi
di torpori,
risvegli imbarazzanti
osteggiano.

Voglio la mia fantasia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia,
in fuga solitaria.

Io sono acqua, ovverosia, il risultato di un fatto: ossigeno e idrogeno s’incontrano in una scarica elettrica.

L’uomo, la donna, idem.

A volte mi chiedo come mi comporterei, e quali scelte effettuerei, nella improbabile eventualità che un magnifico marchingegno scientifico biologico elettronico spaziale sfavillante (sfavillante è sì fuorviante ma attinente), sconvolgente e dissacrante, insomma iper moderno globalizzato (l’attrezzo di una estrema concezione della vita, il pomo del nuovo peccato originale, il sogno di ogni folle ricercatore artista autista di viaggi impossibili madre di flotte frignanti magnifici regnanti e scomodi accattoni utili servi e pavidi legionari…), rendesse possibile la retro metempsicosi.

Poter scegliere, prima di dissociare i contorti meccanismi molecolari che mi governano, in quale “X” già vissuto volermi riprodurre per proseguirne le abitudini e sopportarne i difetti.

Un cane, una pietra, un uomo?

Ai comodi abbandoni
di sbalzanti ascensori,
vorticose bellezze
di scale acchiocciolate.

Voglio la mia.

Per assurde ambizioni
m’invento atroci ossessioni:
orridi
oscuri oblii.

Voglio la mia
aspra e bollente.

Dalle false fattrici di misteri
insufficienti compromessi,
o principi o caini.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle.

I veri architetti della vita
dileggiano
con i loro antichi ermetismi,
o corde o grotte o celle.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia.

Imbrigliati da enigmi
di torpori,
risvegli imbarazzanti
osteggiano.

Voglio la mia fantasia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia,
in fuga solitaria.

Ma non scherziamo!

è già tanto se l’ippocampo non risulta inserito nella lista dei protetti, a guisa (che sciccheria “a guisa”) dei pentiti pluri extra super assassini.

I pipistrelli ci sono riusciti.

Forse con qualche raccomandazione, oppure, com’è documentato nell’archivio storico della mia immaginazione, con larvate minacce di penetrazioni notturne nelle quiete stanze dei rampanti animalisti ambientalisti autonomisti assolutisti accreditati difensori di tutto quanto esiste, fu, esistette, fu stato, è.

Un pipistrello in cambio di cento zanzare sarebbe un affare?

Nelle cities (plurale di city: città!) dagli immensi benesseri malesseri ossessi o sessi o calci nelle palle, sollecitati sbirri dondolano chiappe bucate per soldi e per potere.

Si sbaglia chi crede che ogni violenza è vincente, «così o come» un dito nel culo, ma non è per nulla certa la sacrale conquista da parte di ogni desolata pietà.

Ma non scherziamo!

Giulio era un uomo d’onore o di onore?

Ne farò una poesia.

Le guardie notturne
attaccano all’alba
la chiave alla bacheca,
i nostri giornali
il prode ed il bislacco.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
Gl’ippocampi sguazzano
in ogni polla
al pari di pesci,
i nostri Giulio Generale
tra i baci dei prudenti.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
con sciami di zanzare.
Ossessi dondolanti
per soldi e fra poteri
bucano chiappe cittadine,
i nostri uccelli neri
ronfanti animalisti.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
con sciami di zanzare
per la sacrale conquista.
A Roma si scopre il
bianco alla finestra
sbaglia chi crede,
a Cuba
il rosso nella cella.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
con sciami di zanzare
per la sacrale conquista
della vostra libertà.
 
Fine quarta puntata.

Le precedenti tre puntate sono state pubblicate il 29 gennaio, il 5 febbraio e il 26 febbraio.

Segue la prossima settimana.

Il Dispari 20240311

Per Aurora

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

l Dispari 20240226 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240226 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240226

Così o come

Un racconto di Bruno Mancini inserito in

“Per Aurora volume terzo”

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Terza puntata

Parte Prima

CAPITOLO PRIMO

Costui, in fondo, era un uomo gioioso e collerico, sensuale rude e tenero, bislacco e profondo, futile e sottile. Un brivido per donne di sani tradizionali principi, per maschi timorosi di confronti e per tutte le belle statuine dei presepi viventi allestiti nelle piazze e nelle feste di paese.

Nessuna persona provvista di buon senso avrebbe voluto provocare un confronto con la sua dissacrante, violenta ed anarchica mancanza d’auto ironia:

-«Coloro che bussano alla porta, i bussanti, i bussatori – e così anche il liquido di una bottiglia dal tappo di sughero biondo come la schiuma della mia birra commerciale o come i baffi scoloriti dalle tremila sigarette che fumo in meno di cinquanta giorni – non sempre sono i migliori nel catalogo degli attesi.

Io credo che l’America avrebbe dichiarato guerra al Giappone per l’affronto delle Hawaii, ma non si sarebbe impegnata nello scacchiere europeo se l’Italia non fosse stata in lizza.

Il Dispari 20240226 – Redazione culturale DILA APS

Senza la partecipazione del nostro Duce al conflitto, loro, le stelle e strisce, avrebbero comodamente sistemato l’orticello acquatico del vicino Pacifico non creandosi altre preoccupazioni.

Le fabbriche di cannoni ed ogive per proiettili dalle svariate caratteristiche, avrebbero continuato a produrre utili e benessere economico con minime perdite di vite umane, sia in regime di guerra, sia nel successivo tempo di ricostruzione.

Ma “la popolo ed il popolazione” nel continente a stelle e strisce era formato in maggioranza da itali americani.

“Non salviamo i nostri cugini zie e nipoti amici fratelli padri nonni madri cumparielli padrini sorelle consanguinei conoscenti? Il cattivo li opprime.

Noi siamo la libertà.

Loro, gli Italioti, custodi delle nostre radici, delle nostre origini, delle nostre fedi, sono persone a noi care. I nostri consanguinei sono ingenui, semplici, affettuosi, docili, simpatici, gentili, ospitali.

Sono poveri scemi imbrogliati dal fottuto figlio di puttana. Abbiamo lottato contro le Montagne Rocciose, gli Apache, il Fiume Colorado, Geronimo, ed il Deserto del Nevada, che facciamo, gli spettatori nella corsa alla conquista dell’Italia, l’origine delle nostre origini?

Non sia mai detto!

Andiamo.

WE GO.”

E vennero.

Non piangere, bambino, tua madre fu violentata da truppe marocchine, sì, sotto il comando di…, sì, sì, sì… ma non erano i cugini, neppure le settantamila, settecentomila, sette milioni, sette miliardi di tonnellate di bombe a tonnellate sui vicoli palazzi spiazzi giardini pubblici scuole chiese alberghi prostiboli… et de hoc satis.»

Questo racconto tenta di forzarmi la mano ed impormi continue traiettorie, contigue confinanti collaterali collegate complici comuni compiacenti, che non rientrano nella serafica visione morfologica che inizialmente avevo architettato.

Il breve ritratto di un Costui spolverato dal manuale del tipico esistenzialista pacifista comunisteggiante anarcoide, non prevedeva la messa in scena di un superbioso trattato storico sociale.

Costui quindi tornerà accanto alle altre figure nobili della ormai distrutta civiltà che abbiamo vissuto nella ex Isola Verde. Tuttavia, per non convalidare la tesi secondo la quale non avrei rispetto per nessuna giusta curiosità, e tanto meno per gli ormai codificati standard letterari, completerò in poche righe la tesi elaborata da Costui.

Il Cattivissimo perse la guerra, poiché aveva commesso l’errore madornale ed irreparabile di pretendere l’alleanza del Semi Cattivo. Ciò in quanto tutte le operazioni militari del suo Sub alleato si rivelarono tanto velleitarie quanto inutili e dispersive.

La Grecia, l’Albania, la Libia, l’Eritrea, l’Egitto, l’Etiopia, Malta, Cirenaica Trento e Trieste pur non essendo di alcuna valenza nella economia bellica, crearono ostacoli di grossa portata alle armate del Super Io chiamate in soccorso dei bravi soldatini disarmati affamati e male equipaggiati che il Mini Dux aveva gettato allo sbaraglio al grido di “Avanti savoiardi”.

Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240226

Un giorno sì e l’altro pure, “Egli, il mini” mandava emissari a chiedere aiuti “Il pan ci manca”, e ad implorare “Benzin benzin”. Per di più generali afflitti dalle vicende di Taranto, Capo Matapam, Tobruc, e poi Grecia, e poi e poi… aggredivano, si fa per dire, il Maine Super con assillante continuità.

Da queste considerazioni Costui traeva la conclusione che il Baffo Tedesco, senza l’intervento raffazzonato e sconclusionato dell’Amico Guaifondaio, potendo utilizzare in maniera non dispersiva forze superiori sui fronti strategicamente determinanti, sarebbe riuscito a sopraffare le difese nemiche.

Egli rafforzava questa sua tesi elaborando il concetto che le Stelle e Strisce erano entrate in guerra contro il Super Deux solo in ragione della presenza dei Nostri concittadini (piccolo interessuccio economico populistico).

Non tutti siamo d’accordo.

Non tutti abbiamo natura di “affermanti”.

Non può non esserci un limite.

è vero che il Super comandava il plotone di esecuzione, ma erano altri a premere i grilletti.

Allora io ancora non sapevo che nello stesso giorno del mio secondo compleanno il Super Iper Max Baffo Maine aveva ammazzato pure se stesso!

Suicida.

Altri personaggi candidati: – Andrea – Ciccio – Aniello…

Volendo comprendere le banalità insite nelle semplificazioni adoperate per ridurre in un breve promemoria una serie di azioni, tra loro simili ma differenti, è sufficiente permeare, spianare, e quindi valutare, quanto viene affermato in uno dei più celebri messaggi popolari. Affidato a noi ragazzi dai saggi vissuti negli anni delle Pinete d’Ischia, esso proclamava: “Occhio che non vede, cuore che non soffre”.

Andrea era cieco e soffriva, sia a causa delle oggettive privazioni di cui la sua quotidianità risultava costellata, sia per i ricordi di quante meravigliose immagini avevano fermato i suoi sguardi nei tempi passati. Egli pativa anche, o forse principalmente, in quanto il buio visivo nel quale era immerso da anni aveva dapprima circoscritta, ed infine definitivamente imprigionata, la sua indole di spontanea prorompente ricerca conoscitiva.

In un evidente contrappunto ai limiti fisici caratterizzati dalla deficiente situazione sensoriale, Andrea aveva affinata una capacità mnemonica quasi oltraggiosa a confronto di quella dei vedenti. Ogni settimana, prevalentemente di venerdì, lo scrutavo mentre era impegnato a scandire una sequenza impressionante di colonne totocalcio alla compagnia di un esiguo gruppo d’amici. Eseguiva, mentalmente, complicate elaborazioni. Dettava serie enormi di dati che altrimenti si potevano attenere solo rivolgendosi a ricevitorie speciali dotate d’apposite attrezzature computerizzate. Robotizzato, era un aggettivo che specificava bene le sue attitudini. Non solo per lui era elementare lo sviluppo del “sistema” di sette doppie (che si articola in cento ventotto colonne di tredici segni ciascuna), ma con stupefacente naturalezza, bevendo un cappuccino e fumando un pacchetto d’Edelweiss, riusciva a dettare la serie completa di colonne di tutti gli altri sistemi, integrali o ridotti, per i quali gli si chiedeva collaborazione: quattro triple, tre triple e tre doppie, cinque triple e tre doppie ecc.

Non dico che ritenevo impossibile memorizzarne le formule, ma che mi colpiva la sua abilità di specificarne le risultanti colonne senza potersi servire d’alcun aiuto. Insomma sono tuttora convinto che è certamente un risultato di grande concentrazione riuscire, senza neppure un foglio di carta ed una penna, ad elaborare quegli insiemi composti da tante numerose variabili.

Il Dispari 20240226

Redazione culturale DILA APS

DILA

NUSIV

 

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Enigmi dal mondo, poesia di Liga Lapinska interpretata da Chiara Pavoni, musica Roberto Prandin

Enigmi dal mondo, poesia di Liga Lapinska interpretata da Chiara Pavoni, musica Roberto Prandin

Enigmi dal mondo


Anima, anima cara

Enigmi del mondo

Omaggio a Bruno Mancini

 

Il groviglio delle voraci si srotola.
Le piccole radici con l’epitelio delle scacciamosche
si formano attraverso
il regno sotterraneo di Vulcano.
La lava e l’audace delle ceneri
restano
quando il fuoco si spegne.
La luna nuova ancora timida
sorride nel vetro
della tua finestra.
Decoriamo,
giochiamo,
pieghiamo,
saldiamo,
evoè,
noi, le principesse, gli eroi, i gangster,
giocando solo noi stessi.
Non è che è una concorrenza leale.
Restano i sogni dolorosi
e le bambole sbucciate.
Un tradito e nostalgico poltergeist
e i fantasmi della siesta gelida
restano.
Verranno
a trovarti domani
tutti loro
sui mustang pazzi dei western antichi,
lungo il Mar Mediterraneo,
lungo il Golfo di Napoli,
con una vela bianca ed ariosa
come nelle canzoni napoletane.
L’atterraggio delle coccinelle.
La vigilia del Sabbath.
L’odore rosa delle mirre volanti
derivata dell’era Devoniana
ai licheni ambrati delle dune,
contemporaneamente,
per la sete delle gesta eroiche.
L’ostinata negazione
di sé stesso.
La tristezza indefinibile
che cresce
in qualche anima cara.
Devi restare qui
avendo un paio d’ali
della cerbiatta bianca,
per superare
l’ultima paura dell’eternità.

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“Anima, anima cara” e “La canzonetta di un putano” di Liga Sarah Lapinska Legge Chiara Pavoni

“Anima, anima cara” e “La canzonetta di un putano” di Liga Sarah Lapinska Legge Chiara Pavoni

 

 

“Anima, anima cara” e “La canzonetta di un putano”


Anima, anima cara

Oh, anima cara, non alzarti
nelle tue ali di un angelo rosso
non alzarti, non stancarti –
con la terra verde,
con i semi di palude,
con una nuvola
in una croce oscura della chiesa
calmati, oh calmati!
Che tristezza rosea –
come se nella sua barchetta
di canne un pastore sacrosanto
passasse accanto con un palo,
proprio il dio del sole e dell’oro.
Che onde tremanti
dove il ghiaccio si è sciolto
o forse un gelato sciolse.
Perché qualcuno ci sarà sempre
che non si aspetterà:
primavera,
amore,
apprezzamento,
salario.
Che tristezza rosea!
L’incenso pesante come una carezza,
le preoccupazioni
se ne sono andate,
le preoccupazioni se ne sono andate, con calma.
L’incenso pesante come una carezza è venuto
con le scarpette persiane
con le perline vive decorate.
Non voglio io credere nella morte,
al fallimento e all’abbandono
mentre l’orizzonte nostro urla.
Che tristezza rosea.
Ma quell’usignolo grigio
che cantava gli inni
del nostro amore
è già morto.
Uno sciacallo solitario
cerca una tomba comune,
come un archeologo
o come un antico chirurgo
curiosissimo.
Devi credere anche tu,
anima cara mia,
nelle sabbie mobili
che spolverano presto.
Ne varrò la pena,
negli arcobaleni
e nei nuovi
più brutti soli,
inoltre usignoli.
Io rinascerò
nelle fianciulline
con gli anellini di rame.
Non piangere, ridere
insieme agli usignoli di quest’anno, attuali,
grigi, sofici, infantili
come lo studio
della rugiada e dei piccoli cespugli.
Che tristezza rosea,
che orizzonti rosa!
Ahimè, anima, anima cara!

La cazonetta di un’ putano

Ti seguo dall’altra parte
mentre sei tu non più
indifeso, e sottovalutato
verso una camera polverosa
in un alberghetto di Barcellona
in cui le antiche lampade arabe
regalano la luce benedetta,
ammorbidendo le rughe
nel viso pesante del tuo padrone,
e tintinnando la sua voce metallica.
Brillando l’azul oscuro
dell’intelaiatura saturniana
dell’aureola tua.
Mah, quanto è bello
di sentirti necessario,
non stanco morto
e ancora ragazzino!
Grazie a lui,
il signore tuo su questa terra,
tu cominci a capire
quell’altro amore
chi comanda non solo ubbidisce,
che brucia, non solo lenisce,
che non genera, ma anche uccide.
Le rizome, piene di rugiada
nel giardino recinto moresco
sulla soglia ci aspettano, gigantesche.
Il paradiso sulla terra
come l’esistenza
di un giorno a buon mercato,
trasformato alla vocazione,
inoltre nel desiderio di riempirlo.
Mi perdonerai
il mio carattere clemente;
ti perdonerò
i tuoi ingenui bracciali in bronzo
e la tua fede incrollabile
che sono buone tutte le creature
e che tutti i fiori sono
le stelline di Allah,
invece tutti i funghi
sono mangiabili.
Tu suonerài il liuto
ma lui ballerà
come nell’infanzia,
con i piedi leggeri.
Solo una canzonetta
per noi, vagabondi,
decadenti, emigranti,
per noi, moriscos
zingari, vichinghi.
Avremmo una casa eterna
o, meglio, una casa diurna.
Solo nella musica bastano le corde,
solo nell’arcobaleno – i colori,
come
in un’antica scatola di acquerelli,
non essendo in grado
confessare a se stesso
che distingui pure tu
dall’infanzia tua,
andando avanti
sempre più spensierato
in un domani apocalittico
senza la brama di conquista, senza i rumori
di un banchetto sconosciuto,
senza la fertilità del frumento,
nessuna più fatiscente capannetta di tronchi.
Perciò più superficiale
umiliato diventerà.
Perché quello umiliato
come l’ultimo imperatore governerà
in qualche regno dove è stata
la pena di morte annulata,
tutti gli ius primae noctus,
come anche
il bruciamento dei ponti
e la libertà eccessiva.
Dove ogni morte lenta,
carcere o poca fede diventa
la luce del mattino
e nell’impeto quotidiano
nella vita istante.

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I giochi da bambino di Gengis Khan – Poesia di Liga Sarah Lapinska – Legge Chiara Pavoni

I giochi da bambino di Gengis Khan – Poesia di Liga Sarah Lapinska – Legge Chiara Pavoni

I giochi da bambino di Gengis Khan - Poesia di Liga Sarah Lapinska - Legge Chiara Pavoni

I giochi da bambino
di Gengis Khan


Con cosa giocavi da bambino ?
Tu, che sei capo
delle tribù e delle loro vite?
Tu, l’interprete e il praticante
delle fate morgane desertiche
del Gobi, oh, Gengis Khan?
Tu, con la tua aura rossa
in quali fonti di vita
e in quali abissi
brillavi, scappavi?
Con quali sonagli
la tata tua, una centenaria,
o con una stampella di ginko
ti ha cercato di intimidire?
Quale scettro Il babbo tuo,
sempre ubriaco, sempre allegro
con te, il suo amato pastorino,
a causa della macellazione
del tuo primo agnello
ti ha regalato?
I lati del corpo
s’alzano di orrore.
Gli occhi strappano
e tutte e quattro le gambe
come la legna di ardere
sono legati insieme.
Gli agnellini
sono nati solo per vivere.
È una tale strana abitudine – macellare,
piuttosto che essere macellato.
Con chi giocavi tu
nella tua infanzia incompiuta?
Avevi la paura dei serpenti?
Ti è dispiaciuto per l’agnello?
Dopo, hai potuto
persino sorridere con tutti i denti?
Ecco, la tua unica bambola
proprio come
di un vagabondo ittita –
una catasta semplice.
Solo gli occhi tuoi sono
pietosi come di un agnello,
con l’odore del ginepro
e dell’ avventura selvaggia in essi.
Il serpente del Paradiso
produce i suoi succhi velenosi.
Una crosta non tagliabile
dall’albero di ginkgo
nel colle tuo di Giove,
nel palmo tuo sinistro.
L’amica nella tua lacrima.
Il profilo tuo di un’aquila
come
nei medaglioni persiani.
Un cerchio
del tuo orecchino brilla.
Ecco, il tuo ultimo diario,
ancora accogliente e tenero,
fino alla registrazione
nella grande mappa stellare,
in cui hai scritto già
con l’inchiostro l’antico egiziano
quello che non dovevi
nemmeno desiderare:
Voglio il mondo intero!
Gli agnelli legati urlano,
i giovani soldatini
la loro avara felicità
oltre l’orizzonte cercano,
in un altro inferno,
in un’altra Samarcanda,
in un’altra perla,
cos’altro sotto la laguna
tenta;
in un altro sogno
di tutti i futuristi.
Ma che sole triste
scava, sta scavando
le tue radici benedette
nelle ossa di un giovanotto,
non vissuto la vita abbastanza,
un pastorino.

I giochi da bambino di Gengis Khan - Poesia di Liga Sarah Lapinska - Legge Chiara Pavoni

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11 aprile 2024 TERRA FUOCO ACQUA ARIA

11 aprile 2024 TERRA FUOCO ACQUA ARIA

11 aprile 2024

Giovedì 11 aprile 2024 ore 18:30 INTERNO 4 Via della Lungara, 44 Roma

TERRA FUOCO ACQUA ARIA

Vernissage della Mostra Fotografica di Rocco Scattino

11 aprile 2024 TERRA FUOCO ACQUA ARIA

 

Interventi critici di:

Lucia Ciliberti, Luciana Capece, Jeanfilip, Lucrezia Rubini, Silvana Lazzarino, Stefania Severi, Evaldo Cavallaro, Francesco Maria Bonifazi.

Interverranno i poeti;

Bruno Mancini, Angela Donatelli, Nicola Foti, Massimi Moraldi, Francesco  Maria Bonifazi, Loretta Liberati, Flora Rucco, Fiorella Cappelli, Lucia Izzo, Michela Zanarella, Lucia Fusco, Luciana Raggi, Lucia Pavone.

Presenta Chiara Pavoni, attrice

Aperitivo artistico

L’esposizione sarà visitabile dal giorno 11 al 14 aprile

Si richiede cortesemente di confermare la presenza con un messaggio whatsapp a 3476781074

11 aprile 2024 TERRA FUOCO ACQUA ARIA

 

Programma DILA APS 2024

20 maggio 2024

Tanti amici Artisti per ricordare un grande Amico Artista; Nicola Pantalone. musicista, cantante e paroliere
Lucia Annicelli,

Chiara Pavoni,

Clementina Petroni,

Alberto Liguoro,

Gino Pinto,

Guerino Cigliano,

Luciano Greco,

Bruno Mancini

Questo evento è stato inserito nel palinsesto di
Il Maggio dei Libri 2024: “… campagna nazionale che invita a portare i libri e la lettura anche in contesti diversi da quelli tradizionali, per intercettare coloro che solitamente non leggono ma che possono essere incuriositi se stimolati nel modo giusto”

20 maggio 2024 In ricordo di un amico: Nicola Pantalone

Menu: Eventi

Eventi DILA APS

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14 aprile 2024 TERRA FUOCO ACQUA ARIA

14 aprile 2024 TERRA FUOCO ACQUA ARIA

14 aprile 2024

Domenica 14 aprile 2024 ore 19:00 INTERNO 4 Via della Lungara, 44 Roma

TERRA FUOCO ACQUA ARIA

Finissage della Mostra Fotografica di Rocco Scattino

Performance

NEL TUTTO E NEL NULLA

con Chiara Pavoni

14 aprile 2024 TERRA FUOCO ACQUA ARIA

Musiche di:

Valerio Michetti – percussioni, Marco Salvatori –  Moonian Project – sintetizzatori,

Maria Luisa Neri – violino, Santina Amici – pianoforte.

Interventi critici di:

Lucia Ciliberti, Luciana Capece, Jeanfilip, Lucrezia Rubini, Silvana Lazzarino, Stefania Severi, Evaldo Cavallaro, Francesco Maria Bonifazi.

Interverranno i poeti;

Bruno Mancini, Angela Donatelli, Nicola Foti, Massimi Moraldi, Francesco  Maria Bonifazi, Loretta Liberati, Flora Rucco, Fiorella Cappelli, Lucia Izzo, Michela Zanarella, Lucia Fusco, Luciana Raggi, Lucia Pavone.

Presenta Chiara Pavoni, attrice

Aperitivo artistico

Si richiede cortesemente di confermare la presenza con un messaggio whatsapp a 3476781074

14 aprile 2024 TERRA FUOCO ACQUA ARIA

Programma DILA APS 2024

20 maggio 2024

Tanti amici Artisti per ricordare un grande Amico Artista; Nicola Pantalone. musicista, cantante e paroliere
Lucia Annicelli,

Chiara Pavoni,

Clementina Petroni,

Alberto Liguoro,

Gino Pinto,

Guerino Cigliano,

Luciano Greco,

Bruno Mancini

Questo evento è stato inserito nel palinsesto di
Il Maggio dei Libri 2024: “… campagna nazionale che invita a portare i libri e la lettura anche in contesti diversi da quelli tradizionali, per intercettare coloro che solitamente non leggono ma che possono essere incuriositi se stimolati nel modo giusto”

20 maggio 2024 In ricordo di un amico: Nicola Pantalone

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Eventi DILA APS

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Il Dispari 20240415 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240415 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240415

Il Dispari 20240415 – Redazione culturale DILA APS

Così o come

Un racconto di Bruno Mancini

inserito nel volume “Per Aurora volume terzo”

Settima puntata

 

Parte seconda

CAPITOLO PRIMO

Nei mari dei Caraibi la preda è il pescatore che non utilizza adeguate protezioni.
Soltanto un lusso svogliato lo porta a privarsi di bombole e boccaglio per la pesca dei barracuda.
Il Tirreno era considerato dagli antichi un mare “nostro”.
Noi umani moderni lo abbiamo squamato devitalizzato disinfettato colonizzato, reso una fogna, riciclato in mare “morto”.
Era in esso (avrei preferito scrivere in lui) che spesso sguazzavo, intrepido e naturalista, imbozzimato tra le spire coinvolgenti delle immersioni.

Con maschera e pinne.
Sempre senza bombole.

Nella settima edizione delle mie incursioni tra le gole marine di San Pancrazio, alla ricerca di una mitica tana di cernia che ricordavo ricoperta da alghe e licheni, per non concedermi un respiro, l’apnea avrebbe potuto togliermi la vita prima della risalita.
Più giù.
Più più.
Più tempo.
Più volte.
Più sempre, più tutto, più giovane, più forte, più solo, più assurdo, più io, più meno.

Dietro alla porta chiusa del mio rifugio, che certo non bussava da sola, come braccata dalla muta camaleontica di un sub, la mia apnea, per me ad un tratto trasformato in cernia indifesa, non era altro ormai che scommessa perduta.
Non voglio, non posso, non apro, non sono, la mia perdita di respiro è spirale avvolgente.

La mia apnea si asserviva al lusso svogliato di prolungare un calvario per una determinazione che non era in mio potere modificare.

Il Dispari 20240415 – Redazione culturale DILA APS

-«Chi bussa alla porta?
Chi è?»
Accomodati amico, gli dissi, e lui sedette.
Gradisci una birra popolare, gli chiesi, e lui bevve.
Accendiamo una sigaretta? Fumammo.

Nessun uomo è paragonabile ad una donna.
Non c’è uomo simile ad un altro uomo.
Non esistono due gravidanze uguali.
Nelle belle famiglie campagnole il gatto era gatto.
L’agnello, agnello
Il cavallo, cavallo.
Il maschio adulto era il padrone di casa.
Anche di tutto il suo contenuto.
Matriarche comprese.
Il lutto della diretta è la corsa in avanti senza ripetizione.
Io, mentre scrivo un racconto, posso superare l’ostacolo, recuperando l’omesso.

Lui diceva “me ne fotto”.
Io ci provo. Aggiungendo.
Accomodati amico, gli dissi.
Aveva la faccia pallida di un uomo ormai fantasma.
Gradisci una birra popolare, gli chiesi.
La sua bocca si aprì a fatica quasi fosse incollata da un immenso terrore.
Accendiamo una sigaretta americana turca napoletana?
La prese con la mano tremante del cacciatore di tigri, disarmato, al cospetto della splendida bestia immobile in un agguato traditore.

Non mi spiegavo né l’origine, né la natura, di tali incontrollate manifestazioni esteriori d’emozionalità espresse, per altro, da colui che identificavo come il professionista inviato dalla mia amica Aurora per rendermi meno penoso il passaggio al suo di “Là”.

Sul tavolo sgangherato a seguito dei continui sbilanciamenti del mio corpo scoppiettante di bollicine gialle, la figura sconosciuta aveva poggiato i gomiti per trattenere la testa ciondolante come il pendolo capovolto di un orologio del tardo ottocento.

Triste, oscuro, silente, non osava guardarmi.

La mia preoccupazione non era certo lo stato d’animo nel quale egli si proponeva.
Figuriamoci!
Ciò che Aurora voleva, la “Signora” poteva.
Vestisse pure i panni del melodrammatico sentimentale, affari suoi.

Il comune mister Pinkerton, Donoval, Smith, Rossi, Giallo, Verde, Forza Napoli, mi fissò con lo sguardo di un maniaco sessuale di fronte alla evidente prossima maternità della più bona del paese. “L’hai fatto” pareva pensasse, “Adesso lo farai di nuovo con me” sembrava volesse imporre.

Schiacciava il suo volto pallido, le sue mani tremanti, le sue labbra asciutte contro la mia, dicono, pigrizia indolenza disattenzione distrazione.
Eppure i suoi tratti somatici appartenevano a qualche ricordo passato che avevo apparentemente rimosso.
Ho dimenticato il nome del cane che ha diviso per venti anni la mia gioventù, ma non mi sfugge, tra la folla di una stazione ferroviaria durante l’ora di punta, il volto di chi ho frequentato anche saltuariamente anni addietro.
E’ vero, sono fisionomista.
Al chiaro del sole.
Con molta luce.

-«Aiutami» così iniziò: «Aiutami».
Il volo di un calabrone indispone per il ronzare privo di pause ed invita ad una caccia disinvolta.

A me le frasi incomplete nel senso e nella forma invogliano alla fuga ingiustificata.

Erano tre ore che non muovevo un passo, schiacciato con il culo sulla estremità di una sedia, e con le caviglie sul bordo di un’altra ricoperta da un cuscino di gommapiuma sottile come un cartone da imballaggio.
Neppure mi ero alzato per aprirgli la porta, era socchiusa, bastava spingere.
Erano tre ore che non pisciavo le birre popolari stipate a botti nella vescica, erano tre ore che non respiravo un litro d’aria denicotinizzata semi naturale leggermente frizzante per le bollicine provocate dalle onde sbattute sulle scogliere apparecchiate con stupidi blocchi d’indecente calcestruzzo.

Mi alzai, andai nel cesso, aprii la finestra pisciai e l’aria fresca fredda della notte non lasciò dubbi al mio dubbio che forse Mister Ford, Esposito, Mac Carty, Ciun Ciun, Senegal, Pilato, Coglione… fosse una donna… non cambia nulla… è tutto uguale.

Non c’è passione solitaria senza un passato di voglie inappagate.
Spesso essa è solo l’ultimo traguardo, il morbido poggiatesta della pennichella pomeridiana.
Ben altro è ingannare, fingere, sbiadire, rotolare in panni di chi non sei, non disdegnando di porre il dito nella ferita e lasciarlo marcire insieme ad essa.
La fuga e la salvezza.

-«Aiutami» così iniziò: «Aiutami» con una voce simile a quella di mio padre.
Profonda.
E disse: «Ho letto di te ed ho seguito da molto tempo in silenzio la tua vita avventurosa.
I tuoi libri e gli articoli di giornali che seguivano le tue azioni in difesa di libertà e debolezze.
Ti ho ammirato senza averti mai visto. “Il bel maschione conquista la star…”, “è lui l’uomo dell’anno…”, “Trenta milioni di copie vendute…”.
Hai una birra per me?»

I complimenti offerti bene sono tuoni a ferragosto.
Attrazioni di energia esplosiva.
Le lusinghe sono petardi che scoppiano in mano devastando pollici ed indici.
Il suo porgermi frasi banali già udite, di semplice contenuto, inutilmente adulatrici, prive di fronzoli non fu sufficiente a distogliere la mia attenzione dalle dita affusolate che gli reggevano il capo ciondolante.
Così le aveva mia madre.
Affusolate.

Il Dispari 20240415 – Redazione culturale DILA APS

Più che la birra, andai a prendere una pausa di riflessione.
Avevo necessità di concretizzare quell’incontro.
Dimensionarlo, affidarlo a linearità geometriche.
C’era la luna, e i motorini che passavano rumoreggiando per la fretta e la cattiva manutenzione, m’indicavano l’ora.
Quarto più quarto meno, il bar all’angolo chiudeva alle due, ed allora il personale addetto al turno finale ne usciva passando disordinatamente sotto le mie finestre.
Così da anni in questi mesi.
Considerai che stavo scegliendo di costruire da solo risposte per domande che non ponevo: la talpa.

Nessuno sopravvive alla sua storia.
A me non è mai bastata viverla, ho sempre voluto possederla, controllarla, fino a tentare di anticiparne le costellazioni degli eventi casuali.
L’individuo venuto da lontano, l’uomo d’Aurora mi stava chiedendo aiuto con la voce profonda di mio padre, difendendo la testa tra le mani con le dita affusolate di mia madre.
Dov’era il nesso?
Quale era il significato, se c’era?

Passai accanto allo scaffale dove erano riposti gli album fotografici, ed un fugace pensiero me li fece abbinare a reperti, già fossili, destinati a futuri mercanteggiamenti di archeologia sociale.

Seguivo la traccia di piastrelle, color rosso vinaccia indicante sul pavimento la linea di separazione tra la zona di casa preferita per i miei contorcimenti mentali, e la cucina ospitante file di lunghi colli gonfi di liquido giallastro.
Al buio.
Tutto al buio, anche al buio.
Ho smesso di chiamarla birra.
La bottiglia dal collo alto non imponeva rivincite.

Pumm: Fzzzz.

Come una biglia nel castello dei birilli, avevo creato un effetto domino, ed una bottiglia piena mi cadde dalle mani spiaccicandosi a terra.
Accade.
Accadde.
L’uomo? La donna?
Ei senza nome, udito il tonfo, si mosse veloce per aiutarmi.

Il secchio la scopa la paletta, «Che m’importa!», dicevo, «Lascia così.», «Ne ho altre.», Ei con voce profonda e dita affusolate «Faccio in un attimo.», «Non ci vuole molto.», «Perché no».

I suoi erano movimenti scattanti ed eleganti, di una particolare armonia che mi richiamava alla memoria i gesti di mia sorella.
Armonico.
“Così o come” fosse stata mia sorella.
Chi aveva bussato alla mia porta?

Io dissi «Perché sei qui?»

Lui pianse.

Pianse come un poeta, ricordando l’infanzia, narrando l’amore, sognando la pace.

Un’enorme confusione inzuppò di filamenti disordinati ed instabili il cesto di sparute tracce che avevo creduto di recepire dalla telefonata della mia amica «Signora».

Il traghettatore, Lui o Lei, Ei senza nome, con la voce di mio padre, le mani affusolate di mia madre, il movimento armonico di mia sorella, piuttosto che assecondare i miei desideri, piangeva sul pavimento di piastrelle gialle raccattando i cocci di una inutile bottigliaccia di liquido commerciale, mentre io contavo con ansia le ore i minuti secondi attimi mancanti al momento in cui avrei dovuto presentarmi alla convocazione.

Fine settima puntata.
Segue la prossima settimana.

Il Dispari 20240415 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240325

Il Dispari 20240325 – Redazione culturale DILA APS

Così o come

Un racconto di Bruno Mancini

inserito nel volume “Per Aurora volume terzo”

Sesta puntata

 

Parte seconda

CAPITOLO PRIMO

Avevo da poco terminato di scrivere le pagine che avete letto, e mi accingevo ad un primo approccio con il capitolo cinque ancora vuoto quando uno squillo, dallo strano sapore di mandorle o nocciole tostate e zucchero nasprato, fece sobbalzare, non solo il segnale d’avviso del mio videotelefono, non solo i pesciolini rossi nella boccia trasparente casualmente aderente all’appoggio rumoroso e traballante (per loro fu quasi un terre-mare-aria moto secondo la teoria fisica della propagazione delle onde nei liquidi), non solo gli occhiali sul mio naso per il repentino movimento della testa, e la bionda schiuma di birra commerciale versata distrattamente nel bicchiere arrotondato a forma di bocca di vulcano spento, e poi la lunga scia di fogli sparpagliati sovrapposti disordinati in equilibri provvisori ed instabili, e la cenere della sigaretta che stringevo tra i denti per il tiro tiraccio tirone tiretto finale, ma, se volessi dire tutta la verità, dovrei aggiungere particolari perfino sulla rottura sobbalzo sballottamento scatenamento giramento girotondo di… parti basse del mio ventre, mentre, invece, mi voglio limitare ad affermare che quello squillo, la cui provenienza avevo identificato sul minuscolo schermo tecnologico luminoso, creava un potente sbarramento per ogni via di fuga della mia solitudine notturna.

Cercavo di distrarmi, quantunque l’aggeggio continuasse a vibrare, squillare, tormentare i pesciolini rossi, con un forte odore di odissea nello spazio intriso di sfumature all’incenso e vino cotto tanto invadente che, insinuandosi nei lobi auricolari, attraversava incudini e martelli per biforcarsi maleficamente (i miei amici Indiani chiamavano l’uomo bianco lingua biforcuta) tra una papilla gustativa spugnata di birra popolare ed un pigmento olfattivo catramato nicotinizzato bruciacchiato.

Ero stanco, avevo martoriato mortificato martellato per ore lo strumento della mia incapacità, della mia disperazione, del mio sublime aver voluto: il sassofono tenore di marca Orsi ed ancia selezionata in faticosi esperimenti.

Ero suonato, per l’accesso intermittente ininterrotto intenso alla cassetta caverna cassaforte caveau del grosso stipone stipato nell’angolo dietro la porta della cucina: silenzioso bianco latte frigorifero custode delle mie birre popolari.

Ero nel panico per mancanza di appigli appoggi appelli, apriti Sesamo, a chi mi rivolgo, aprimi Sesamo aprimi uno spiraglio speranza abbaglio, per la matita spuntata nell’ultima riga.

E lui suonava!

Mi correggo. Correggo la frase plebea.

Il Dispari 20240325 – Redazione culturale DILA APS

E lui suonava, significa che un lui, quindi un individuo di sesso maschile usava uno strumento adatto a produrre piacevoli onde sonore ecc, in vero io volevo dire che lui, il telefono, esso, continuava ad emettere vibrazioni sgradevoli sgradite sgraziate, grazie.

Lui, esso, squillava, e la curiosità, onde scoprirne il motivo, sculettava per sedurre indurre il pigro indolente rotore del mio sistema ad attivare uno sforzo punto X punto Y, tale da movimentare delicatamente l’unghione della mia mano oppure il pistillo della penna, fin sulla mini tastiera del cellulare mignon, in tal modo connettendo, con sua soddisfazione, le due utenze.

Ero spossato spompato sbolinato annacquato svaporato distrutto da “Così o come”, racconto docile ed irrequieto che mi aveva assecondato per sfuggirmi, e mi aveva illuminato per trattarmi come il pennello di un oscilloscopio relegato a registrare le intensità dei terremoti eruzioni vulcaniche maremoti bradisismi onde cosmiche venti solari. L’elettroencefalografo di uno, trenta, quaranta, due emozioni cerebrali.

Ero tutto ciò per la imminente immanente forse immemore non immortale, immateriale fine della mia semplice nutrizione mentale.

Aurora, la Signora, la Donna Guascona, non avrebbe fatto schiaffeggiare il mio silenzio notturno dallo stupido gracchiare di un cellulare se non avesse trovata la cacca nella marmellata, oppure la marmellata nella cacca, che non significano lo stesso quid.

Quanto avrei potuto resistere?

Neppure cinquecento squilli.

Addormentarmi?

Neppure con trenta caffè!

Tanto valeva affrontare l’ignoto, e speriamo bene.

Il Dispari 20240325 – Redazione culturale DILA APS

-«Pronto.»

-«Ignazio?»

-«Sì, Aurora, sono io. Ma perché mi chiami Ignazio anche in privato?»

-«è Il tuo nome d’arte. Ricordi “La Notizia virgola la Condanna punto”? Tu non mi chiamavi “Signora”, io scelsi per te il nome Ignazio. Un nome d’arte.»

-«Come stai Aurora?»

-«Così!… Sei solo?»

-«Sempre a questa ora.»

-«Lo so che è tardi, però anch’io non… mi sono posto il problema… domani sarebbe inutile… Ricordi l’uomo dal fiore di ginestra all’occhiello del bavero?… Parla sempre di te…»

-«Perché mi hai chiamato?

…Anche per me lui è un punto di riferimento importante “così o come” la sua donna dalle mani ambrate.

…Perché hai chiamato?»

-«Lei, adorabile, se potesse riabbracciarti sarebbe la felicità assoluta. è Aurora che ti parla, l’amica.

Non ho dimenticato la spontanea disponibilità con la quale ti sei proposto, nel momento per me più delicato, contrastando l’agguato che Snob Rob ed i suoi compari di luride merende avevano tentato nei confronti di me SIGNORA…»

-«Aurora, ho capito, amica, è tardi, se vuoi ne parliamo domani, lo so, amica, sei amica, mia amica e basta. Aurora, perché hai telefonato?»

-«Così vuoi, così sia. Sei stato convocato.»

-«Io? Quando?!»

-«Domani sera alle venti.»

-«Così poco tempo?»

-«E’ già tanto saperlo.»

-«Allora ci vedremo presto!»

-«Già. Ho ottenuto che ti sia concesso il privilegio di un accompagnatore ufficiale.

Sarà da te fra poco.»

Tu tu tu tu tu tu tu tu tu tu tu tu

Fine della telefonata.

Fine della trasmissione.

Fine di cos’altro.

Fine.

Aurora, in virtù dei nostri precedenti ottimi rapporti di complici intese, aveva chiamato per dirmi di aver inviato “Qualcuno” a prelevarmi, con lo scopo affettuoso di non lasciare che effettuassi da solo il difficile viaggio di trasferimento che mi chiedeva di compiere.

Giusto?

Giusto.

Preparare i bagagli o sistemare i bordi sconnessi delle pagine già scritte?

Abbozzare il mancante capitolo cinque, titolandolo: “Bozzetti di famiglia”?

Di quanti Castelli, Pinete, Canneti, Tagliacapelli, Carrozzai Carrozzieri Uomini e Donne, presenti nel mio cuore con bandierine mascherate piuttosto che luminescenti, vorrei scrivere un “senza fine”?

E mia madre, mio padre, le sorelle?

Gilda?

Troppi.

Troppi, fino a domani sera alle venti.

Dei bagagli ne faccio a meno.

Bevo una mega birra super popolare.

Era di certo a breve distanza da me, a pochi metri se non addirittura in una delle stanze attigue.

Se avessi chiesto l’avrei saputo con precisione.

Le mie prime reazioni di stupore incredulità sorpresa “è così o no?”, malinconia sconforto abbandono “Che ci posso fare!”, immobilità fisica mentale sentimentale “Doveva accadere prima o poi”, vennero inghiottite insieme alla bella schiuma gialla della birra popolare e furono soppiantate da brevi fugaci emozioni mai dimenticate: i tesori ed i retaggi degli incontri determinanti per la indiscutibile amicizia tra me e la “Signora”.

La fama della mia amicizia con Aurora, in modo particolare dopo la pubblicazione di “La Notizia virgola la Condanna punto”, unitamente a tutta una serie di pettegolezzi urbani riguardanti il mio sistema di vita imbottito, dicevano, di estrema pigrizia indolenza disattenzione distrazione (io direi, invece, giusto impegno parsimonia e saggio economizzatore di beni importanti quali il tempo e lo spazio), “così o come” accadde per i films di Rochy, avevano posto la mia immagine all’apice del consenso, ma la mia vita privata nell’infernale sfera della popolarità.

-«è lui, è lui!»

-«L’amico di Aurora, venite…»

-«Ignazioooooo…»

-«Una birra popolare al signor Ignazio.

Mi permette una foto? Sì grazie. Scatta, fai presto, il signor Ignazio ha fretta.»

Un bestione alto due metri e trentacinque centimetri, tra pollice e mignolo, un giorno mi ha poggiato affettuosamente la mano sulla spalla e per poco non m’inchiodava al suolo come una palina di fermata autobus.

Una bagascia dai giochini veloci – ultra veloci – rapidi – urgenti tariffe maggiorate, mi ha baciato quasi sulla bocca nel supermercato gremito di gente e, forse peggio, ha spalmato sulle mie braccia con le sue ascelle sudaticce un indefinibile odore di capre e di pesci, di fattrici e di stalloni, di sessi e di colonie.

La bimbetta non ancora ragazzina stentava a comprendere gli ordini della mamma, però mi guardava come se fossi stato un vecchio Babbo Natale, intanto che mi tirava i pantaloni mostrando un blocchetto ed una penna per pretendere un autografo.

Sì forse è meglio cambiare programma, dicevo a me stesso durante ogni pausa di lavoro che mi consentivo (già non lo sapete, ma io lavoro, faccio il “A”.

“B” faccio l’assaggiatore di birre.

“C” faccio l’avvocato del diavolo.

“D” faccio l’uomo della provvidenza.

“E” faccio il servo degli istinti.

“F” faccio Ignazio di Frigeria e D’Alessandro.

“G” faccio l’uno e il trino più tre.

Bussano alla porta…

L’apnea è la scommessa perduta, la spirale avvolgente, il lusso svogliato.

Fine sesta puntata.

Segue la prossima settimana.

Il Dispari 20240325 – Redazione culturale DILA APS

 

Il Dispari 20240318

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

Così o come
Un racconto di Bruno Mancini
inserito nel volume “Per Aurora volume terzo”

https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-terzo/paperback/product-29y6wr.html?page=1&pageSize=4

Quinta puntata

Parte Prima

CAPITOLO TERZO

C’era una volta ed ora non c’è più, è una espressione di dolore dissimulato, la maniera atavica di considerare una perdita, qualsiasi essa sia stata, al pari di un accadimento ineluttabile, una forza del destino, una scelta divina, a secondo delle diverse dottrine alle quali ci si voglia rapportare.
C’era una volta ed ora non c’è più, è comunque una frase meno sferzante e dolorosa di: c’erano una volta ed ora non ci sono più.
Meno sotto tutti gli aspetti: quantità, certezze, valori.
Non sempre è possibile accertare, per singoli eventi, quanti siano stati coloro che “C’erano!”.
Nel tentativo d’identificare chi o cosa valga l’affetto che gli dedichiamo, e ne sia degno fino al punto da meritare l’inserimento nel nostro personale elenco speciale dei “C’erano!”, dobbiamo ricostruire molte difficili certezze.
Non sono certo che esista, per ogni situazione, uno specifico sistema adatto a farmi assegnare valore alle univoche diversità, nel caso in cui esse rappresentino i tanti o tante che “C’erano!”
“Così o come”: così trama e dubbio (sempre lui), o come da rivolo a torrente, il mio segreto addio saluta le PINETE D’ISCHIA.
C’erano.
Grazie ai miei amici ed ai miei nemici, se mai ne ho avuti degli uni e/o degli altri, le PINETE D’ISCHIA non ci sono più.
Proseguendo nella particolare marcia per l’avvicinamento alla efebica idea del racconto di uno spacco inciso tra le facce, di Ischia e degli ischitani, che ho amato in maniera inconsapevole, mi piombano addosso, scostumati, i canneti a ridosso delle distese sabbiose che merlavano con ricami inconsueti i bordi tra l’isola e il mare.
Era esaltante la solitudine di ascolti, tra venti e risacche, dei fruscii di lucertole verdognole e d’innocue bisce in contrappunti, duetti e contrasti con i battiti delle ali di calabroni simili ad elefanti, o di vespe ed api più veloci degli elicotteri modello da battaglia.
Ero lì.
Io c’ero.
Forse cercando vermi da usare come esche sulle trappole per uccelli, direbbe il diavoletto.
Assaporando la prima dose di una poesia drogante mai più dimenticata, direbbe il santarello.
Partecipando ad una irripetibile esplosione di schioppettante bellezza, direi io.
Così trama e dubbio, come da rivolo a torrente, il mio segreto addio
saluta i CANNETI D’ISCHIA.
C’erano.
Grazie ai miei amici ed ai miei nemici, se mai ne ho avuti degli uni e/o degli altri, i CANNETI D’ISCHIA non ci sono più.
Vorrei poter cambiare almeno il corso delle mie giornate per farle iniziare dalla sera e cessare all’ora di pranzo, trasformando in sonno la pennichella pomeridiana, ed in attiva fioritura le faticose ore che le notti attuali concedono alle mie vibrazioni.
Questo racconto semplice come può essere la ricostruzione, mentre sono bendato, bendato, del mio profilo nasale, apparentemente svogliato, privo di fronzoli e inganni né più né meno di Cappuccetto Rosso, ma, in effetti, affaticato dai problemi che torcono i sogni in desideri, che intrecciano passioni ed affetti, ricordi e realtà, il nostro andare in carrozzella ed il tiro del cavallo, questo racconto mi chiamerebbe fazioso sfuggente incompleto se non menzionassi la perla nera di tutti gli abissi che sono stati perforati con malvagità ed abusivismo sulla pelle e nel cuore della mia isola.
L’orca marina uccide per sopravvivere.
Il leone marino di oltre due quintali, caccia con volteggi essenziali.
“Così o come” un rudere, nel tempo delle PINETE e dei CANNETI, il CASTELLO sprigionava il lezzo dei morti ammazzati in tentativi di conquiste e difese, i profumi di spezie cortigiane e principesche, gli odori unici ed irripetibili di mirti o di muschi trasportati da brezze contrastanti tra ceneri vulcaniche e spruzzi d’onde sfacciate, gli effluvi per nulla evanescenti di sterco di muli e cavalli, i vapori solfurei della grotta deposito per polveri da sparo, il fumo della bestia rosolata a fuoco lento nel cortile delle feste.
“Così o come” un simbolo, nel tempo delle PINETE e dei CANNETI, il CASTELLO scopriva senza civetteria il suo interno, ove, rinchiusi racchiusi socchiusi, mitiche alcove, ruderi anonimi, antiche fortezze e nuove prigioni, in alcune notti fungevano da segreto richiamo per giovani coppie in cerca d’ispiranti atmosfere amorose, nei giorni di festa si confacevano a lussureggiante baita per famiglie in gita domenicale con la classica frittatina di maccheroni avvolta in due piatti ed una salvietta, e, non tanto raramente, si prestavano ad accettare il ruolo di solitario rifugio per sperduti intellettuali scappati dai disincanti di schematici palazzi cittadini.
“Così o come” una gioia, nel tempo delle PINETE e dei CANNETI, il CASTELLO offriva la luminosità dei nostri orizzonti naturali sparsa senza ritegno sulle profonde tracce lasciate nella rocca maniero da eventi impetuosi e passionali. Per ora basta così!
CASTELLO ARAGONESE IL CASTELLO D’ISCHIA.
Volete un residence, un ascensore, un botteghino, un ristorante, un cannocchiale sul golfo, volete una scia di storia coperta da muraglie di cemento, volete un isolotto bucato come una gruviera, squassato da malte e laterizi, illuminato con i fari ed i laser dei by night, stordito da urli urlacci musica musicaccia, volete una Vostra eredità intangibile trasformata in affare turistico: ecco a Voi IL CASTELLO ARAGONESE D’ISCHIA.
Oggi potete chiamarlo “IL CASTEL LETTO”.
Albergo a “?” stelle.
“Così” trama e dubbio, “come” da rivolo a torrente, il mio segreto addio saluta il: VECCHIO BALUARDO ARAGONESE, CASTELLO D’ISCHIA.
C’era.
Grazie ai miei amici ed ai miei nemici, se mai ne ho avuti degli uni e/o degli altri, il CASTELLO ARAGONESE D’ISCHIA non c’è più.

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

CAPITOLO QUARTO

Sbambagiate anteprime di timpani.
La musica di Gershwin.

Violenta la Musa il suo clarino.
Va tutto bene.
Bacchetta d’Africa infernale.

Semplici dita ruotano sui tasti.
Tu nero tu bianco.
Le note e la bacchetta.

Riflessione in versi su un fantastico concerto diretto da Marshall e trasmesso da Rai tre alle due del 10/06/05.

“…
Ti benedica la Musa
mentre
non senza titubanti tenerezze
liberi suoni e silenzi da
orpelli congeniti
che
trascinano con affanno.
…”

Passato il tempo delle more, sopraggiunge il periodo dei fichi. Le angurie attendono impazienti.
Ora che ho quasi esaurito il rigido menabò, verde speranza come il colore di una papaia, impostomi per la millesima volta da una irriducibile vecchia vacca razionalità, ora, salve, non sono innocente.
“Ho pensato tutta la notte…” è una frase comune così o come “Ricomincio tutto da capo…”, “Coraggio.”, “Ce la puoi fare…”, “Non chiedermelo…”, “Il primo vagito.”, “Un sospiro!”, “Presente.”, “Pronto.”, “Sì.”, “No.”, “Perché?”, ma si meritano spazi consistenti in una iperbolica classifica anche “Cosa ne pensi?”, “Possiamo provare…”, “Ho preso qualcosa per cena.”, “Ci si può divertire.”, “Cos’è?”, “Come?”, “O.K.”, “D’accordo.”, “Chi è?”.
Lesto, mi preparo al meritato sollazzo di chi ha completato dopo un’ora il budget di un mese, l’oscar mi attende.
Sento una voglia gagliarda di oscurare tutto il mio lavoro riducendolo in un affresco in bianco e nero.
Neppure mi è chiaro cosa significa questa affermazione.
Forse che ogni inciso, parentesi, segno di punteggiatura, avverbio aggettivo preposizione e tutte le balzane forme di interpunzione, contengono virus malefici capaci di aggiungere sfumature ai decorati basamenti dei miei obelischi mentali, adducendoli sotto leviganti cascate normalizzanti?
Non voglio.

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

CAPITOLO QUINTO

CAPITOLO SESTO

Mi benedica la Musa
mentre
non senza titubanti tenerezze
libero suoni e silenzi da
orpelli congeniti
che
trascinano con affanno.
“Così o come” (la mia nuova libidine esistenziale), non è
ancora terminato, né so se e quando avrò ancora palpiti che
m’indurranno ad aggiungere respiri e forme al suo cuore ormai pulsante, direbbe un cardiologo.
Comunque, se vuoi: Lui disse alla Musa

“……
non sia condanna, per le mie idee ansie
che nutro con poche scoregge di vita liberate dai miasmi
generali
cardinali
multinazionali

… ,
la tolleranza.
Che io sia follia,
non folle.”

Per dire che la voglia di consenso non dovrebbe convincere l’autore a togliere la scorreggia dal verso, “Così o come” nessun lettore, quantunque privilegiato, dovrebbe rompergli i coglioni con le “sue” idee, ansie, e tutto il resto.
Fin che posso, non allargo le gambe nel ruolo dell’autore, e non le accavallo in quello del lettore.
Ciao.

Fine quinta puntata.
Le precedenti quattro puntate sono state pubblicate il 29 gennaio, il 5 febbraio, il 26 febbraio e l’11 marzo.

Segue la prossima settimana.

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

 

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Un racconto di Bruno Mancini

inserito nel volume “Per Aurora volume terzo”

https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-terzo/paperback/product-29y6wr.html?page=1&pageSize=4

Il Dispari 20240311

Quarta puntata

 Parte Prima

CAPITOLO PRIMO

Altri personaggi candidati: – Andrea – Ciccio – Aniello…

Volendo comprendere le banalità insite nelle semplificazioni adoperate per ridurre in un breve promemoria una serie di azioni, tra loro simili ma differenti, è sufficiente permeare, spianare, e quindi valutare, quanto viene affermato in uno dei più celebri messaggi popolari.

Affidato a noi ragazzi dai saggi vissuti negli anni delle Pinete d’Ischia, esso proclamava: “Occhio che non vede, cuore che non soffre”.

Andrea era cieco e soffriva, sia a causa delle oggettive privazioni di cui la sua quotidianità risultava costellata, sia per i ricordi di quante meravigliose immagini avevano fermato i suoi sguardi nei tempi passati.

Egli pativa anche, o forse principalmente, in quanto il buio visivo nel quale era immerso da anni aveva dapprima circoscritta, ed infine definitivamente imprigionata, la sua indole di spontanea prorompente ricerca conoscitiva.

In un evidente contrappunto ai limiti fisici caratterizzati dalla deficiente situazione sensoriale, Andrea aveva affinata una capacità mnemonica quasi oltraggiosa a confronto di quella dei vedenti.

Ogni settimana, prevalentemente di venerdì, lo scrutavo mentre era impegnato a scandire una sequenza impressionante di colonne totocalcio alla compagnia di un esiguo gruppo d’amici.

Eseguiva, mentalmente, complicate elaborazioni.

Dettava serie enormi di dati che altrimenti si potevano attenere solo rivolgendosi a ricevitorie speciali dotate d’apposite attrezzature computerizzate.

Robotizzato, era un aggettivo che specificava bene le sue attitudini.

Non solo per lui era elementare lo sviluppo del “sistema” di sette doppie (che si articola in cento ventotto colonne di tredici segni ciascuna), ma con stupefacente naturalezza, bevendo un cappuccino e fumando un pacchetto d’Edelweiss, riusciva a dettare la serie completa di colonne di tutti gli altri sistemi, integrali o ridotti, per i quali gli si chiedeva collaborazione: quattro triple, tre triple e tre doppie, cinque triple e tre doppie ecc.

Non dico che ritenevo impossibile memorizzarne le formule, ma che mi colpiva la sua abilità di specificarne le risultanti colonne senza potersi servire d’alcun aiuto.

Insomma sono tuttora convinto che è certamente un risultato di grande concentrazione riuscire, senza neppure un foglio di carta ed una penna, ad elaborare quegli insiemi composti da tante numerose variabili.

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Altri personaggi candidati: Renato…

-«Bongiur, chi lé Renatò pittooor artistà? Pittor? Fet capellì mio peìit?»
-«Bell Madama, eccomi, tutto per tuà.
Frances, acconcia il ragas, io penso alla Francès.»
-«Al top, al top, ahhh… an top… uhhh…»
-«Franco, quante volte devo dirti di non fare uscire sciù sciù dopo cena?
Riponilo in gabbia, vedi, la Signora ha paura.
Ti ho detto mille volte di non lasciarlo libero se ci sono persone estranee!
Non lo conoscono, poverine, e credono sia un topo!
Sciù sciù!
Cherì, non ti preoccup, ora lo risistemiam nel suo allogg natural.
L’abbiamo cresciuto noi, da piccolo.
Sapess com lu er tre malconc!
Dai Franco, sbrigati.
Al piccolo i capelli li facciam con taglio modern a spazzola, oppure con baset lunghe alla marsiglies?
Franco, Franco… … e acchiappalo, sotto la sedia… come sempre il birichino.
Scend, petit cherì madame, non morde, vuole solo digerire il pollo e le patatine fritte che ha mangiat nella dispensa, è bravo, sciù sciù, non mord, scendi, Matam e scendi Signora, appoggiati, bella Signora, Madame la franceson.
Così ohhh così con il braccio intorno alla mia spal, scendi piano piano, piano, piano, lentament, fammi sentire le braccia sul collo, cazzo che zizzona, FERMATI, sciù sciù è sotto il lavello, Franco sbrigati, spicciati…  aspetta, non correre, piano, afferralo senza fretta, Madame è bona… azzo se è bona…»
-«Ahh… Ahh… eccolo…»
-«Niente paur ora ti prendo in bracc e ti porto al sicur nel retrobotté.
Francooooo… … e tieni a bada il ragazzino!»

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

CAPITOLO SECONDO

Il risveglio è a volte imbarazzante per i tanti enigmi nei quali era rimasto imbrigliato durante la sonnolenza.

Mi rendo conto di quanto sia assurda l’ambizione di regalarmi, volontariamente, un’atroce ossessione, eppure, nessun oblio mi tenta.

Il comodo abbandono di una risalita in ascensore si annulla di fronte alla vorticosa bellezza della scala acchiocciolata.

Voglio il mio.
Aspro e bollente.
Che sia il mio.

Gli architetti della vita non hanno predisposto ermetismi sufficienti ad impedire le fughe della mia fantasia.

Resterà negra e ribelle, piuttosto che conformarsi ai candori delle false fattrici di misteri.

Ai comodi abbandoni
di sbalzi
in ascensore,
vorticose bellezze
di scale acchiocciolate.
Voglio la mia.

Dalle false fattrici di misteri
insufficienti compromessi,
o Principi o Caini.

Voglio la mia
aspra e bollente.

Per assurde ambizioni
invento
atroci ossessioni:
orridi
oscuri
oblii.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle.
 
I veri architetti della vita
dileggiano
con antichi ermetismi,
o corde o grotte o celle.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia.

Imbrigliati da enigmi
di torpori,
risvegli imbarazzanti
osteggiano.

Voglio la mia fantasia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia,
in fuga solitaria.

Io sono acqua, ovverosia, il risultato di un fatto: ossigeno e idrogeno s’incontrano in una scarica elettrica.

L’uomo, la donna, idem.

A volte mi chiedo come mi comporterei, e quali scelte effettuerei, nella improbabile eventualità che un magnifico marchingegno scientifico biologico elettronico spaziale sfavillante (sfavillante è sì fuorviante ma attinente), sconvolgente e dissacrante, insomma iper moderno globalizzato (l’attrezzo di una estrema concezione della vita, il pomo del nuovo peccato originale, il sogno di ogni folle ricercatore artista autista di viaggi impossibili madre di flotte frignanti magnifici regnanti e scomodi accattoni utili servi e pavidi legionari…), rendesse possibile la retro metempsicosi.

Poter scegliere, prima di dissociare i contorti meccanismi molecolari che mi governano, in quale “X” già vissuto volermi riprodurre per proseguirne le abitudini e sopportarne i difetti.

Un cane, una pietra, un uomo?

Ai comodi abbandoni
di sbalzanti ascensori,
vorticose bellezze
di scale acchiocciolate.

Voglio la mia.

Per assurde ambizioni
m’invento atroci ossessioni:
orridi
oscuri oblii.

Voglio la mia
aspra e bollente.

Dalle false fattrici di misteri
insufficienti compromessi,
o principi o caini.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle.

I veri architetti della vita
dileggiano
con i loro antichi ermetismi,
o corde o grotte o celle.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia.

Imbrigliati da enigmi
di torpori,
risvegli imbarazzanti
osteggiano.

Voglio la mia fantasia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia,
in fuga solitaria.

Ma non scherziamo!

è già tanto se l’ippocampo non risulta inserito nella lista dei protetti, a guisa (che sciccheria “a guisa”) dei pentiti pluri extra super assassini.

I pipistrelli ci sono riusciti.

Forse con qualche raccomandazione, oppure, com’è documentato nell’archivio storico della mia immaginazione, con larvate minacce di penetrazioni notturne nelle quiete stanze dei rampanti animalisti ambientalisti autonomisti assolutisti accreditati difensori di tutto quanto esiste, fu, esistette, fu stato, è.

Un pipistrello in cambio di cento zanzare sarebbe un affare?

Nelle cities (plurale di city: città!) dagli immensi benesseri malesseri ossessi o sessi o calci nelle palle, sollecitati sbirri dondolano chiappe bucate per soldi e per potere.

Si sbaglia chi crede che ogni violenza è vincente, «così o come» un dito nel culo, ma non è per nulla certa la sacrale conquista da parte di ogni desolata pietà.

Ma non scherziamo!

Giulio era un uomo d’onore o di onore?

Ne farò una poesia.

Le guardie notturne
attaccano all’alba
la chiave alla bacheca,
i nostri giornali
il prode ed il bislacco.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
Gl’ippocampi sguazzano
in ogni polla
al pari di pesci,
i nostri Giulio Generale
tra i baci dei prudenti.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
con sciami di zanzare.
Ossessi dondolanti
per soldi e fra poteri
bucano chiappe cittadine,
i nostri uccelli neri
ronfanti animalisti.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
con sciami di zanzare
per la sacrale conquista.
A Roma si scopre il
bianco alla finestra
sbaglia chi crede,
a Cuba
il rosso nella cella.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
con sciami di zanzare
per la sacrale conquista
della vostra libertà.
 
Fine quarta puntata.

Le precedenti tre puntate sono state pubblicate il 29 gennaio, il 5 febbraio e il 26 febbraio.

Segue la prossima settimana.

Il Dispari 20240311

Per Aurora

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

l Dispari 20240226 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240226 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240226

Così o come

Un racconto di Bruno Mancini inserito in

“Per Aurora volume terzo”

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Terza puntata

Parte Prima

CAPITOLO PRIMO

Costui, in fondo, era un uomo gioioso e collerico, sensuale rude e tenero, bislacco e profondo, futile e sottile. Un brivido per donne di sani tradizionali principi, per maschi timorosi di confronti e per tutte le belle statuine dei presepi viventi allestiti nelle piazze e nelle feste di paese.

Nessuna persona provvista di buon senso avrebbe voluto provocare un confronto con la sua dissacrante, violenta ed anarchica mancanza d’auto ironia:

-«Coloro che bussano alla porta, i bussanti, i bussatori – e così anche il liquido di una bottiglia dal tappo di sughero biondo come la schiuma della mia birra commerciale o come i baffi scoloriti dalle tremila sigarette che fumo in meno di cinquanta giorni – non sempre sono i migliori nel catalogo degli attesi.

Io credo che l’America avrebbe dichiarato guerra al Giappone per l’affronto delle Hawaii, ma non si sarebbe impegnata nello scacchiere europeo se l’Italia non fosse stata in lizza.

Il Dispari 20240226 – Redazione culturale DILA APS

Senza la partecipazione del nostro Duce al conflitto, loro, le stelle e strisce, avrebbero comodamente sistemato l’orticello acquatico del vicino Pacifico non creandosi altre preoccupazioni.

Le fabbriche di cannoni ed ogive per proiettili dalle svariate caratteristiche, avrebbero continuato a produrre utili e benessere economico con minime perdite di vite umane, sia in regime di guerra, sia nel successivo tempo di ricostruzione.

Ma “la popolo ed il popolazione” nel continente a stelle e strisce era formato in maggioranza da itali americani.

“Non salviamo i nostri cugini zie e nipoti amici fratelli padri nonni madri cumparielli padrini sorelle consanguinei conoscenti? Il cattivo li opprime.

Noi siamo la libertà.

Loro, gli Italioti, custodi delle nostre radici, delle nostre origini, delle nostre fedi, sono persone a noi care. I nostri consanguinei sono ingenui, semplici, affettuosi, docili, simpatici, gentili, ospitali.

Sono poveri scemi imbrogliati dal fottuto figlio di puttana. Abbiamo lottato contro le Montagne Rocciose, gli Apache, il Fiume Colorado, Geronimo, ed il Deserto del Nevada, che facciamo, gli spettatori nella corsa alla conquista dell’Italia, l’origine delle nostre origini?

Non sia mai detto!

Andiamo.

WE GO.”

E vennero.

Non piangere, bambino, tua madre fu violentata da truppe marocchine, sì, sotto il comando di…, sì, sì, sì… ma non erano i cugini, neppure le settantamila, settecentomila, sette milioni, sette miliardi di tonnellate di bombe a tonnellate sui vicoli palazzi spiazzi giardini pubblici scuole chiese alberghi prostiboli… et de hoc satis.»

Questo racconto tenta di forzarmi la mano ed impormi continue traiettorie, contigue confinanti collaterali collegate complici comuni compiacenti, che non rientrano nella serafica visione morfologica che inizialmente avevo architettato.

Il breve ritratto di un Costui spolverato dal manuale del tipico esistenzialista pacifista comunisteggiante anarcoide, non prevedeva la messa in scena di un superbioso trattato storico sociale.

Costui quindi tornerà accanto alle altre figure nobili della ormai distrutta civiltà che abbiamo vissuto nella ex Isola Verde. Tuttavia, per non convalidare la tesi secondo la quale non avrei rispetto per nessuna giusta curiosità, e tanto meno per gli ormai codificati standard letterari, completerò in poche righe la tesi elaborata da Costui.

Il Cattivissimo perse la guerra, poiché aveva commesso l’errore madornale ed irreparabile di pretendere l’alleanza del Semi Cattivo. Ciò in quanto tutte le operazioni militari del suo Sub alleato si rivelarono tanto velleitarie quanto inutili e dispersive.

La Grecia, l’Albania, la Libia, l’Eritrea, l’Egitto, l’Etiopia, Malta, Cirenaica Trento e Trieste pur non essendo di alcuna valenza nella economia bellica, crearono ostacoli di grossa portata alle armate del Super Io chiamate in soccorso dei bravi soldatini disarmati affamati e male equipaggiati che il Mini Dux aveva gettato allo sbaraglio al grido di “Avanti savoiardi”.

Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240226

Un giorno sì e l’altro pure, “Egli, il mini” mandava emissari a chiedere aiuti “Il pan ci manca”, e ad implorare “Benzin benzin”. Per di più generali afflitti dalle vicende di Taranto, Capo Matapam, Tobruc, e poi Grecia, e poi e poi… aggredivano, si fa per dire, il Maine Super con assillante continuità.

Da queste considerazioni Costui traeva la conclusione che il Baffo Tedesco, senza l’intervento raffazzonato e sconclusionato dell’Amico Guaifondaio, potendo utilizzare in maniera non dispersiva forze superiori sui fronti strategicamente determinanti, sarebbe riuscito a sopraffare le difese nemiche.

Egli rafforzava questa sua tesi elaborando il concetto che le Stelle e Strisce erano entrate in guerra contro il Super Deux solo in ragione della presenza dei Nostri concittadini (piccolo interessuccio economico populistico).

Non tutti siamo d’accordo.

Non tutti abbiamo natura di “affermanti”.

Non può non esserci un limite.

è vero che il Super comandava il plotone di esecuzione, ma erano altri a premere i grilletti.

Allora io ancora non sapevo che nello stesso giorno del mio secondo compleanno il Super Iper Max Baffo Maine aveva ammazzato pure se stesso!

Suicida.

Altri personaggi candidati: – Andrea – Ciccio – Aniello…

Volendo comprendere le banalità insite nelle semplificazioni adoperate per ridurre in un breve promemoria una serie di azioni, tra loro simili ma differenti, è sufficiente permeare, spianare, e quindi valutare, quanto viene affermato in uno dei più celebri messaggi popolari. Affidato a noi ragazzi dai saggi vissuti negli anni delle Pinete d’Ischia, esso proclamava: “Occhio che non vede, cuore che non soffre”.

Andrea era cieco e soffriva, sia a causa delle oggettive privazioni di cui la sua quotidianità risultava costellata, sia per i ricordi di quante meravigliose immagini avevano fermato i suoi sguardi nei tempi passati. Egli pativa anche, o forse principalmente, in quanto il buio visivo nel quale era immerso da anni aveva dapprima circoscritta, ed infine definitivamente imprigionata, la sua indole di spontanea prorompente ricerca conoscitiva.

In un evidente contrappunto ai limiti fisici caratterizzati dalla deficiente situazione sensoriale, Andrea aveva affinata una capacità mnemonica quasi oltraggiosa a confronto di quella dei vedenti. Ogni settimana, prevalentemente di venerdì, lo scrutavo mentre era impegnato a scandire una sequenza impressionante di colonne totocalcio alla compagnia di un esiguo gruppo d’amici. Eseguiva, mentalmente, complicate elaborazioni. Dettava serie enormi di dati che altrimenti si potevano attenere solo rivolgendosi a ricevitorie speciali dotate d’apposite attrezzature computerizzate. Robotizzato, era un aggettivo che specificava bene le sue attitudini. Non solo per lui era elementare lo sviluppo del “sistema” di sette doppie (che si articola in cento ventotto colonne di tredici segni ciascuna), ma con stupefacente naturalezza, bevendo un cappuccino e fumando un pacchetto d’Edelweiss, riusciva a dettare la serie completa di colonne di tutti gli altri sistemi, integrali o ridotti, per i quali gli si chiedeva collaborazione: quattro triple, tre triple e tre doppie, cinque triple e tre doppie ecc.

Non dico che ritenevo impossibile memorizzarne le formule, ma che mi colpiva la sua abilità di specificarne le risultanti colonne senza potersi servire d’alcun aiuto. Insomma sono tuttora convinto che è certamente un risultato di grande concentrazione riuscire, senza neppure un foglio di carta ed una penna, ad elaborare quegli insiemi composti da tante numerose variabili.

Il Dispari 20240226

Redazione culturale DILA APS

DILA

NUSIV

 

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Commercialisti 2024 per 5×1000

Commercialisti 2024 per 5×1000

Alla Cortese attenzione dei Commercialisti italiani

 
Egregia/o Dottor Commercialista

l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”, della quale sono il Presidente, anche quest’anno offre a tutti i Commercialisti italiani uno spazio promozionale, assolutamente gratuito, finalizzato alla comunicazione delle attività e dei contatti relativi agli Uffici da voi diretti.

Tali informazioni verrebbero inserite, se Lei lo riterrà opportuno, come banner nei widget dei nostri siti

https://www.emmegiischia.com/wordpress/

https://www.dilaaps.it/bruno/  

Maggiori informazioni relative alla nostra Associazione DILA APS, alla tipologia delle nostre iniziative, ai riscontri medianici e agli attestati di gradimento che ci sono stati assegnati, li può trovare nei file che fanno parte di questa pagina.

Contemporaneamente, mi permetto di rivolgere la discreta richiesta di convogliare, ove possibile e senza alcun obbligo di riscontro, le donazioni del 5×1000 trattate dal suo Ufficio a favore della nostra Associazione DILA APS CF: 91013050637.

In attesa di suo riscontro, mi consideri a disposizione per qualsiasi chiarimento.

Dal 3914830355 rispondo tutti i giorni dalle 15 alle 24.

Cordialissimi saluti

Bruno Mancini
Presidente DILA APS
Ischia 8 aprile 2024
dila@dilaaps.it

All. 1 Decreto iscrizione

All. 2 Copertine Antologie

All. 3 Locandine rassegna parziale

All. 4 Artisti presenti nelle antologie

All. 5 Attestati e Foto rassegna parziale

All. 6 Logo 5×1000

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All. 7 Dona il 5×1000

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Il Dispari 20240408– Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240408– Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240408

Il Dispari 20240408– Redazione culturale DILA APS

Mariapia Ciaghi – “Se Questo è l’Uomo” – DILA APS

Devo ammettere che tra le quattro principali direttrici (arte cultura sociale sport) verso le quale si muove l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS”, della quale mio onoro di essere il Presidente, quella “sociale” occupa il penultimo posto con lo sport relegato in ultima posizione.

Ciò è dovuto a diversi fattori, il principale dei quali ritengo sia la quasi automatica vicinanza del “sociale” con la “politica” e/o con le attività clericali.

Essendo DILA APS, per scelta unanime dei Soci Fondatori, dichiaratamente a-politica e a-confessionale mi è risultato spesso piuttosto arduo (certamente per un mio limite) avviare o anche solamente parlare di un progetto”sociale”.

Se oggi faccio un’eccezione invitandovi a riflettere intorno ad un convegno che si è tenuto a Roma nel mese scorso, ciò scaturisce non tanto dalle analisi che sono state proposte, ma dalla natura stessa dei quesiti posti in discussione.

Con altre parole dico che non si è sviluppata una linea ideologica da me condivisa al 100%, che DILA APS non ne è coinvolta, ma che ritengo siano stati posti in discussione spunti seri e colti di forte valenza sociale tali da rendere interessante la partecipazione anche solo con articoli come questo.

Mariapia Ciaghi, Patron e Direttrice della Casa Editrice Il Sextante e del Magazine Eudonna, nell’inviarmi la recensione che segue, molto opportunamente vi ha premesso alcune sue considerazioni che sono in perfetta sintonia con quanto ho già avuto modo di precisare.

Ringraziandola per l’opportunità che ci ha trasmessa consentendoci di entrare nel vivo della questione, vi trascrivo il suo parere e un succinto resoconto del Convegno:

Il Dispari 20240408– Redazione culturale DILA APS

“… non condivido parte del pensiero di alcuni relatori… ma metterei in evidenza una serie di spunti di riflessione significativi che sono emersi dalle discussioni avvenute durante l’evento.

In primo luogo, viene sottolineata l’importanza di smontare i miti e i totem che costituiscono il fondamento politico e culturale dell’Occidente contemporaneo, caratterizzato da una crisi di identità.

Questa riflessione porta a un’esplorazione critica delle ideologie e dei dogmi che tendono a cancellare la dignità e la sacralità della vita umana. 

Nel corso del convegno, si affrontano diverse tematiche, con l’analisi delle tendenze manipolative della società contemporanea e la critica alla cultura del politicamente corretto.

È stata evidenziata la necessità di difendere la libertà di pensiero e di resistere alle pressioni conformiste del mainstream.

Inoltre, si è discusso del concetto di “Grande reset” e della situazione internazionale caratterizzata da emergenze e crisi, che contribuiscono a creare un clima di precarietà permanente ponendo l’attenzione sulle implicazioni di questa situazione e sulle possibili prospettive future. 

Infine, si è concluso con alcuni consigli per sopravvivere in un mondo dominato dalle ideologie illuministe e transumaniste, che promuovono una visione dell’uomo come soggetto sperimentale e manipolabile mettendo in discussione il concetto di libertà artificiale e sottolineando il costo che essa comporta. 

In sintesi, quello che importa credo sia dare una voce anche a chi è “fuori dal coro” evidenziando l’importanza di dare spunti di riflessione importanti sulla società contemporanea, sulle sue sfide e sulle sue prospettive future.

Nella mia attività di Giornalista e di Direttrice di testate non allineate con alcun partito, apolitica e aconfessionale, mi pongo lo scopo di riportare in modo obiettivo e equilibrato tutte le prospettive e le opinioni presenti in un evento o in una notizia.

Ciò include anche le opinioni o le prospettive con cui, personalmente, potrei non essere completamente d’accordo.”

Il Dispari 20240408– Redazione culturale DILA APS

FALSI MITI DI PROGRESSO

Torna a Roma il convegno organizzato da “Se Questo è l’Uomo”:
momento di confronto sul trans-umano che avanza

«Le barricate in piazza le fai per conto della borghesia che crea falsi miti di progresso»: queste parole iconiche che Franco Battiato musicava quarant’anni fa, se rilette oggi, rappresentano una chiave di lettura dei nostri tempi. Proprio per dibattere e smontare i miti e i totem che rappresentano il fondamento politico e culturale di un Occidente in crisi di identità-

“Se Questo è l’Uomo” –iniziativa animata da Cinabro Edizioni, ProVita & Famiglia e dalla rivista FUOCO– è tornato ad incontrarsi Roma, proprio con un convegno dal titolo “Falsi miti di progresso. Dall’Agenda 2030 al nuovo (dis)ordine globale”.

Un momento di confronto che rappresenta una risposta ai miti, alle ideologie e ai dogmi laici che hanno come obiettivo ultimo l’affermazione di una cultura della cancellazione che travolge dignità e sacralità della vita umana.

I lavori sono iniziati con i saluti di Toni Brandi, presidente e fondatore di Pro Vita & Famiglia, per poi passare la parola a Daniele Dell’Orco, giornalista e saggista, che ha introdotto e guidato i lavori. La prima delle due tavole, dal titolo UN FUTURO “SENZA FUTURO”? Difesa della vita e dell’identità: oltre cancel culture, censura e politicamente corretto, ha ospitato il portavoce di “ProVita e Famiglia” Jacopo Coghe, il docente e saggista Gianluca Marletta e Marcello Foa, già Presidente RAI e giornalista.

Coghe ha denunciato come l’attacco alla famiglia e alla natalità sia il vero obiettivo della teoria gender: uno spettro che si aggira nei nostri tempi e che, innestandosi in un abile piano di manipolazione delle coscienze, sta ancor più squilibrando i sani rapporti tra uomo e donna, rivolgendo il proprio attacco ai sani processi di sviluppo armonico e naturale dell’identità sessuale dei bambini e degli adolescenti.

Ogni giorno di più, assistiamo a ciniche strumentalizzazioni per alimentare questi falsi miti, con cui accelerare l’attacco alla famiglia che è poi la via maestra per la distruzione dell’identità sociale e collettiva.

Gianluca Marletta ha inquadrato tali tendenze corrosive nell’ambito di un più vasto piano di manipolazione di massa che scagliando ormai l’ultimo attacco alle identità.

Fino a quelle più elementari e naturali, avendo ormai già annichilito gli ultimi bastioni dell’etica e della morale.

Ma questo lavoro di manipolazione e rimbecillimento, ci ha ricordato Marcello Foa, è stato condotto tramite la negazione, mascherata da sicurezza, della libertà di pensiero, incanalata nei “dogmi” del politicamente corretto e di un mainstream creato ad arte ormai da decenni.

Gli interrogativi per l’umanità di oggi sembrano legati a doppio filo all’ideologia ambientalista, idolatria di un’indefinibile ‘Madre Terra’ a cui, come un Moloch, sembra si debba essere pronti a sacrificare tutto, anche i nostri figli, in nome della ‘sostenibilità’.
In sintesi, tutto ciò non è altro che la maschera della deriva transumanista: ultimo atto di quell’inganno che, complice l’idolatria della tecnica, sta deformando l’uomo, definitivamente privandolo di quell’immagine divina che ne è – questa sì – la più vera e profonda essenza.

Daniele Dell’Orco ha aperto la seconda tavola rotonda, dal titolo ‘SUDDITI O SOVRANI? La postmodernità tra Agende globali, tirannie delle emergenze e conflitti’, che ha visto in prima linea il fotoreporter di guerra Giorgio Bianchi, il medico neuro-endocrinologo Giovanni Frajese e il fondatore di VisioneTV Francesco Toscano.

Si è subito acceso un vivace dialogo tra gli ospiti e il moderatore, un botta e risposta trasversale e davvero plurale, esattamente come le identità dei relatori coinvolti.

Il tema cardine, ossia il ‘Grande reset’ e la fatidica ‘scadenza’ del 2030, è stato ben centrato da Francesco Toscano, seguito da Giorgio Bianchi e Giovanni Frajese.

Sono stati delineati gli elementi chiave di un’accelerazione sempre più frenetica verso la fatidica data: disordine globale e scenari di guerra.

Elementi che si incardinano e favoriscono l’imperante tirannia delle emergenze che, volta per volta, crisi dopo crisi, sta delineando uno scenario di precarietà sempre più permanente, normalizzato e ‘orwelliano’.

Di fatto, solo dal 2019 abbiamo visto affastellarsi in rapida successione il Covid-19, la guerra russo-ucraina, la crisi energetica, la crisi climatica e ora la guerra in Terra Santa che, prossima ad espandersi in tutto il Vicino-Oriente, minaccia di fagocitare il mondo… quale sarà la prossima emergenza?

Quale futuro ci riserverà la situazione internazionale?

Molti gli spunti e le riflessioni suscitati da questi interrogativi.

Infine, sul palco un ospite “in maschera”, in arte Boni Castellane: i suoi sono stati consigli di sopravvivenza per essere nel mondo ma non del mondo, per sopravvivere in quella ‘terra ostile’ in cui le ideologie illuministe trovano compimento nelle visioni e nei progetti transumanisti, per cui l’uomo non è altro che il luogo per l’attuazione e il superamento di tutto ciò che è possibile solo perché pensabile, per la sperimentazione di ogni nuova ‘libertà’ artificiale.

È filantropia? No.

È la sinistra consapevolezza che ogni ‘libertà’ ha un prezzo e che, dunque, chi vuole essere artificialmente libero è sempre a debito.

Alla fine dei lavori gli organizzatori Cinabro Edizioni, la rivista FUOCO e ProVita & Famiglia, nella persona di Jacopo Coghe, hanno lanciato una sfida: farci testimoni del Vero, del Bene e del Bello che è l’autentica essenza dell’essere umani.

I lavori di ‘Se Questo è l’Uomo’ proseguono: aperti alla partecipazione ed al contributo di tutti coloro che sono pronti a mettersi al servizio della Vita e della Verità. Oltre tutti i falsi miti di progresso.

Il Dispari 20240408– Redazione culturale DILA APS Il Dispari 20240408– Redazione culturale DILA APS Il Dispari 20240408– Redazione culturale DILA APS Il Dispari 20240408– Redazione culturale DILA APS

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Il Dispari 20240325

Il Dispari 20240325 – Redazione culturale DILA APS

Così o come

Un racconto di Bruno Mancini

inserito nel volume “Per Aurora volume terzo”

Sesta puntata

 

Parte seconda

CAPITOLO PRIMO

Avevo da poco terminato di scrivere le pagine che avete letto, e mi accingevo ad un primo approccio con il capitolo cinque ancora vuoto quando uno squillo, dallo strano sapore di mandorle o nocciole tostate e zucchero nasprato, fece sobbalzare, non solo il segnale d’avviso del mio videotelefono, non solo i pesciolini rossi nella boccia trasparente casualmente aderente all’appoggio rumoroso e traballante (per loro fu quasi un terre-mare-aria moto secondo la teoria fisica della propagazione delle onde nei liquidi), non solo gli occhiali sul mio naso per il repentino movimento della testa, e la bionda schiuma di birra commerciale versata distrattamente nel bicchiere arrotondato a forma di bocca di vulcano spento, e poi la lunga scia di fogli sparpagliati sovrapposti disordinati in equilibri provvisori ed instabili, e la cenere della sigaretta che stringevo tra i denti per il tiro tiraccio tirone tiretto finale, ma, se volessi dire tutta la verità, dovrei aggiungere particolari perfino sulla rottura sobbalzo sballottamento scatenamento giramento girotondo di… parti basse del mio ventre, mentre, invece, mi voglio limitare ad affermare che quello squillo, la cui provenienza avevo identificato sul minuscolo schermo tecnologico luminoso, creava un potente sbarramento per ogni via di fuga della mia solitudine notturna.

Cercavo di distrarmi, quantunque l’aggeggio continuasse a vibrare, squillare, tormentare i pesciolini rossi, con un forte odore di odissea nello spazio intriso di sfumature all’incenso e vino cotto tanto invadente che, insinuandosi nei lobi auricolari, attraversava incudini e martelli per biforcarsi maleficamente (i miei amici Indiani chiamavano l’uomo bianco lingua biforcuta) tra una papilla gustativa spugnata di birra popolare ed un pigmento olfattivo catramato nicotinizzato bruciacchiato.

Ero stanco, avevo martoriato mortificato martellato per ore lo strumento della mia incapacità, della mia disperazione, del mio sublime aver voluto: il sassofono tenore di marca Orsi ed ancia selezionata in faticosi esperimenti.

Ero suonato, per l’accesso intermittente ininterrotto intenso alla cassetta caverna cassaforte caveau del grosso stipone stipato nell’angolo dietro la porta della cucina: silenzioso bianco latte frigorifero custode delle mie birre popolari.

Ero nel panico per mancanza di appigli appoggi appelli, apriti Sesamo, a chi mi rivolgo, aprimi Sesamo aprimi uno spiraglio speranza abbaglio, per la matita spuntata nell’ultima riga.

E lui suonava!

Mi correggo. Correggo la frase plebea.

Il Dispari 20240325 – Redazione culturale DILA APS

E lui suonava, significa che un lui, quindi un individuo di sesso maschile usava uno strumento adatto a produrre piacevoli onde sonore ecc, in vero io volevo dire che lui, il telefono, esso, continuava ad emettere vibrazioni sgradevoli sgradite sgraziate, grazie.

Lui, esso, squillava, e la curiosità, onde scoprirne il motivo, sculettava per sedurre indurre il pigro indolente rotore del mio sistema ad attivare uno sforzo punto X punto Y, tale da movimentare delicatamente l’unghione della mia mano oppure il pistillo della penna, fin sulla mini tastiera del cellulare mignon, in tal modo connettendo, con sua soddisfazione, le due utenze.

Ero spossato spompato sbolinato annacquato svaporato distrutto da “Così o come”, racconto docile ed irrequieto che mi aveva assecondato per sfuggirmi, e mi aveva illuminato per trattarmi come il pennello di un oscilloscopio relegato a registrare le intensità dei terremoti eruzioni vulcaniche maremoti bradisismi onde cosmiche venti solari. L’elettroencefalografo di uno, trenta, quaranta, due emozioni cerebrali.

Ero tutto ciò per la imminente immanente forse immemore non immortale, immateriale fine della mia semplice nutrizione mentale.

Aurora, la Signora, la Donna Guascona, non avrebbe fatto schiaffeggiare il mio silenzio notturno dallo stupido gracchiare di un cellulare se non avesse trovata la cacca nella marmellata, oppure la marmellata nella cacca, che non significano lo stesso quid.

Quanto avrei potuto resistere?

Neppure cinquecento squilli.

Addormentarmi?

Neppure con trenta caffè!

Tanto valeva affrontare l’ignoto, e speriamo bene.

Il Dispari 20240325 – Redazione culturale DILA APS

-«Pronto.»

-«Ignazio?»

-«Sì, Aurora, sono io. Ma perché mi chiami Ignazio anche in privato?»

-«è Il tuo nome d’arte. Ricordi “La Notizia virgola la Condanna punto”? Tu non mi chiamavi “Signora”, io scelsi per te il nome Ignazio. Un nome d’arte.»

-«Come stai Aurora?»

-«Così!… Sei solo?»

-«Sempre a questa ora.»

-«Lo so che è tardi, però anch’io non… mi sono posto il problema… domani sarebbe inutile… Ricordi l’uomo dal fiore di ginestra all’occhiello del bavero?… Parla sempre di te…»

-«Perché mi hai chiamato?

…Anche per me lui è un punto di riferimento importante “così o come” la sua donna dalle mani ambrate.

…Perché hai chiamato?»

-«Lei, adorabile, se potesse riabbracciarti sarebbe la felicità assoluta. è Aurora che ti parla, l’amica.

Non ho dimenticato la spontanea disponibilità con la quale ti sei proposto, nel momento per me più delicato, contrastando l’agguato che Snob Rob ed i suoi compari di luride merende avevano tentato nei confronti di me SIGNORA…»

-«Aurora, ho capito, amica, è tardi, se vuoi ne parliamo domani, lo so, amica, sei amica, mia amica e basta. Aurora, perché hai telefonato?»

-«Così vuoi, così sia. Sei stato convocato.»

-«Io? Quando?!»

-«Domani sera alle venti.»

-«Così poco tempo?»

-«E’ già tanto saperlo.»

-«Allora ci vedremo presto!»

-«Già. Ho ottenuto che ti sia concesso il privilegio di un accompagnatore ufficiale.

Sarà da te fra poco.»

Tu tu tu tu tu tu tu tu tu tu tu tu

Fine della telefonata.

Fine della trasmissione.

Fine di cos’altro.

Fine.

Aurora, in virtù dei nostri precedenti ottimi rapporti di complici intese, aveva chiamato per dirmi di aver inviato “Qualcuno” a prelevarmi, con lo scopo affettuoso di non lasciare che effettuassi da solo il difficile viaggio di trasferimento che mi chiedeva di compiere.

Giusto?

Giusto.

Preparare i bagagli o sistemare i bordi sconnessi delle pagine già scritte?

Abbozzare il mancante capitolo cinque, titolandolo: “Bozzetti di famiglia”?

Di quanti Castelli, Pinete, Canneti, Tagliacapelli, Carrozzai Carrozzieri Uomini e Donne, presenti nel mio cuore con bandierine mascherate piuttosto che luminescenti, vorrei scrivere un “senza fine”?

E mia madre, mio padre, le sorelle?

Gilda?

Troppi.

Troppi, fino a domani sera alle venti.

Dei bagagli ne faccio a meno.

Bevo una mega birra super popolare.

Era di certo a breve distanza da me, a pochi metri se non addirittura in una delle stanze attigue.

Se avessi chiesto l’avrei saputo con precisione.

Le mie prime reazioni di stupore incredulità sorpresa “è così o no?”, malinconia sconforto abbandono “Che ci posso fare!”, immobilità fisica mentale sentimentale “Doveva accadere prima o poi”, vennero inghiottite insieme alla bella schiuma gialla della birra popolare e furono soppiantate da brevi fugaci emozioni mai dimenticate: i tesori ed i retaggi degli incontri determinanti per la indiscutibile amicizia tra me e la “Signora”.

La fama della mia amicizia con Aurora, in modo particolare dopo la pubblicazione di “La Notizia virgola la Condanna punto”, unitamente a tutta una serie di pettegolezzi urbani riguardanti il mio sistema di vita imbottito, dicevano, di estrema pigrizia indolenza disattenzione distrazione (io direi, invece, giusto impegno parsimonia e saggio economizzatore di beni importanti quali il tempo e lo spazio), “così o come” accadde per i films di Rochy, avevano posto la mia immagine all’apice del consenso, ma la mia vita privata nell’infernale sfera della popolarità.

-«è lui, è lui!»

-«L’amico di Aurora, venite…»

-«Ignazioooooo…»

-«Una birra popolare al signor Ignazio.

Mi permette una foto? Sì grazie. Scatta, fai presto, il signor Ignazio ha fretta.»

Un bestione alto due metri e trentacinque centimetri, tra pollice e mignolo, un giorno mi ha poggiato affettuosamente la mano sulla spalla e per poco non m’inchiodava al suolo come una palina di fermata autobus.

Una bagascia dai giochini veloci – ultra veloci – rapidi – urgenti tariffe maggiorate, mi ha baciato quasi sulla bocca nel supermercato gremito di gente e, forse peggio, ha spalmato sulle mie braccia con le sue ascelle sudaticce un indefinibile odore di capre e di pesci, di fattrici e di stalloni, di sessi e di colonie.

La bimbetta non ancora ragazzina stentava a comprendere gli ordini della mamma, però mi guardava come se fossi stato un vecchio Babbo Natale, intanto che mi tirava i pantaloni mostrando un blocchetto ed una penna per pretendere un autografo.

Sì forse è meglio cambiare programma, dicevo a me stesso durante ogni pausa di lavoro che mi consentivo (già non lo sapete, ma io lavoro, faccio il “A”.

“B” faccio l’assaggiatore di birre.

“C” faccio l’avvocato del diavolo.

“D” faccio l’uomo della provvidenza.

“E” faccio il servo degli istinti.

“F” faccio Ignazio di Frigeria e D’Alessandro.

“G” faccio l’uno e il trino più tre.

Bussano alla porta…

L’apnea è la scommessa perduta, la spirale avvolgente, il lusso svogliato.

Fine sesta puntata.

Segue la prossima settimana.

Il Dispari 20240325 – Redazione culturale DILA APS

 

Il Dispari 20240318

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

Così o come
Un racconto di Bruno Mancini
inserito nel volume “Per Aurora volume terzo”

https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-terzo/paperback/product-29y6wr.html?page=1&pageSize=4

Quinta puntata

Parte Prima

CAPITOLO TERZO

C’era una volta ed ora non c’è più, è una espressione di dolore dissimulato, la maniera atavica di considerare una perdita, qualsiasi essa sia stata, al pari di un accadimento ineluttabile, una forza del destino, una scelta divina, a secondo delle diverse dottrine alle quali ci si voglia rapportare.
C’era una volta ed ora non c’è più, è comunque una frase meno sferzante e dolorosa di: c’erano una volta ed ora non ci sono più.
Meno sotto tutti gli aspetti: quantità, certezze, valori.
Non sempre è possibile accertare, per singoli eventi, quanti siano stati coloro che “C’erano!”.
Nel tentativo d’identificare chi o cosa valga l’affetto che gli dedichiamo, e ne sia degno fino al punto da meritare l’inserimento nel nostro personale elenco speciale dei “C’erano!”, dobbiamo ricostruire molte difficili certezze.
Non sono certo che esista, per ogni situazione, uno specifico sistema adatto a farmi assegnare valore alle univoche diversità, nel caso in cui esse rappresentino i tanti o tante che “C’erano!”
“Così o come”: così trama e dubbio (sempre lui), o come da rivolo a torrente, il mio segreto addio saluta le PINETE D’ISCHIA.
C’erano.
Grazie ai miei amici ed ai miei nemici, se mai ne ho avuti degli uni e/o degli altri, le PINETE D’ISCHIA non ci sono più.
Proseguendo nella particolare marcia per l’avvicinamento alla efebica idea del racconto di uno spacco inciso tra le facce, di Ischia e degli ischitani, che ho amato in maniera inconsapevole, mi piombano addosso, scostumati, i canneti a ridosso delle distese sabbiose che merlavano con ricami inconsueti i bordi tra l’isola e il mare.
Era esaltante la solitudine di ascolti, tra venti e risacche, dei fruscii di lucertole verdognole e d’innocue bisce in contrappunti, duetti e contrasti con i battiti delle ali di calabroni simili ad elefanti, o di vespe ed api più veloci degli elicotteri modello da battaglia.
Ero lì.
Io c’ero.
Forse cercando vermi da usare come esche sulle trappole per uccelli, direbbe il diavoletto.
Assaporando la prima dose di una poesia drogante mai più dimenticata, direbbe il santarello.
Partecipando ad una irripetibile esplosione di schioppettante bellezza, direi io.
Così trama e dubbio, come da rivolo a torrente, il mio segreto addio
saluta i CANNETI D’ISCHIA.
C’erano.
Grazie ai miei amici ed ai miei nemici, se mai ne ho avuti degli uni e/o degli altri, i CANNETI D’ISCHIA non ci sono più.
Vorrei poter cambiare almeno il corso delle mie giornate per farle iniziare dalla sera e cessare all’ora di pranzo, trasformando in sonno la pennichella pomeridiana, ed in attiva fioritura le faticose ore che le notti attuali concedono alle mie vibrazioni.
Questo racconto semplice come può essere la ricostruzione, mentre sono bendato, bendato, del mio profilo nasale, apparentemente svogliato, privo di fronzoli e inganni né più né meno di Cappuccetto Rosso, ma, in effetti, affaticato dai problemi che torcono i sogni in desideri, che intrecciano passioni ed affetti, ricordi e realtà, il nostro andare in carrozzella ed il tiro del cavallo, questo racconto mi chiamerebbe fazioso sfuggente incompleto se non menzionassi la perla nera di tutti gli abissi che sono stati perforati con malvagità ed abusivismo sulla pelle e nel cuore della mia isola.
L’orca marina uccide per sopravvivere.
Il leone marino di oltre due quintali, caccia con volteggi essenziali.
“Così o come” un rudere, nel tempo delle PINETE e dei CANNETI, il CASTELLO sprigionava il lezzo dei morti ammazzati in tentativi di conquiste e difese, i profumi di spezie cortigiane e principesche, gli odori unici ed irripetibili di mirti o di muschi trasportati da brezze contrastanti tra ceneri vulcaniche e spruzzi d’onde sfacciate, gli effluvi per nulla evanescenti di sterco di muli e cavalli, i vapori solfurei della grotta deposito per polveri da sparo, il fumo della bestia rosolata a fuoco lento nel cortile delle feste.
“Così o come” un simbolo, nel tempo delle PINETE e dei CANNETI, il CASTELLO scopriva senza civetteria il suo interno, ove, rinchiusi racchiusi socchiusi, mitiche alcove, ruderi anonimi, antiche fortezze e nuove prigioni, in alcune notti fungevano da segreto richiamo per giovani coppie in cerca d’ispiranti atmosfere amorose, nei giorni di festa si confacevano a lussureggiante baita per famiglie in gita domenicale con la classica frittatina di maccheroni avvolta in due piatti ed una salvietta, e, non tanto raramente, si prestavano ad accettare il ruolo di solitario rifugio per sperduti intellettuali scappati dai disincanti di schematici palazzi cittadini.
“Così o come” una gioia, nel tempo delle PINETE e dei CANNETI, il CASTELLO offriva la luminosità dei nostri orizzonti naturali sparsa senza ritegno sulle profonde tracce lasciate nella rocca maniero da eventi impetuosi e passionali. Per ora basta così!
CASTELLO ARAGONESE IL CASTELLO D’ISCHIA.
Volete un residence, un ascensore, un botteghino, un ristorante, un cannocchiale sul golfo, volete una scia di storia coperta da muraglie di cemento, volete un isolotto bucato come una gruviera, squassato da malte e laterizi, illuminato con i fari ed i laser dei by night, stordito da urli urlacci musica musicaccia, volete una Vostra eredità intangibile trasformata in affare turistico: ecco a Voi IL CASTELLO ARAGONESE D’ISCHIA.
Oggi potete chiamarlo “IL CASTEL LETTO”.
Albergo a “?” stelle.
“Così” trama e dubbio, “come” da rivolo a torrente, il mio segreto addio saluta il: VECCHIO BALUARDO ARAGONESE, CASTELLO D’ISCHIA.
C’era.
Grazie ai miei amici ed ai miei nemici, se mai ne ho avuti degli uni e/o degli altri, il CASTELLO ARAGONESE D’ISCHIA non c’è più.

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

CAPITOLO QUARTO

Sbambagiate anteprime di timpani.
La musica di Gershwin.

Violenta la Musa il suo clarino.
Va tutto bene.
Bacchetta d’Africa infernale.

Semplici dita ruotano sui tasti.
Tu nero tu bianco.
Le note e la bacchetta.

Riflessione in versi su un fantastico concerto diretto da Marshall e trasmesso da Rai tre alle due del 10/06/05.

“…
Ti benedica la Musa
mentre
non senza titubanti tenerezze
liberi suoni e silenzi da
orpelli congeniti
che
trascinano con affanno.
…”

Passato il tempo delle more, sopraggiunge il periodo dei fichi. Le angurie attendono impazienti.
Ora che ho quasi esaurito il rigido menabò, verde speranza come il colore di una papaia, impostomi per la millesima volta da una irriducibile vecchia vacca razionalità, ora, salve, non sono innocente.
“Ho pensato tutta la notte…” è una frase comune così o come “Ricomincio tutto da capo…”, “Coraggio.”, “Ce la puoi fare…”, “Non chiedermelo…”, “Il primo vagito.”, “Un sospiro!”, “Presente.”, “Pronto.”, “Sì.”, “No.”, “Perché?”, ma si meritano spazi consistenti in una iperbolica classifica anche “Cosa ne pensi?”, “Possiamo provare…”, “Ho preso qualcosa per cena.”, “Ci si può divertire.”, “Cos’è?”, “Come?”, “O.K.”, “D’accordo.”, “Chi è?”.
Lesto, mi preparo al meritato sollazzo di chi ha completato dopo un’ora il budget di un mese, l’oscar mi attende.
Sento una voglia gagliarda di oscurare tutto il mio lavoro riducendolo in un affresco in bianco e nero.
Neppure mi è chiaro cosa significa questa affermazione.
Forse che ogni inciso, parentesi, segno di punteggiatura, avverbio aggettivo preposizione e tutte le balzane forme di interpunzione, contengono virus malefici capaci di aggiungere sfumature ai decorati basamenti dei miei obelischi mentali, adducendoli sotto leviganti cascate normalizzanti?
Non voglio.

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

CAPITOLO QUINTO

CAPITOLO SESTO

Mi benedica la Musa
mentre
non senza titubanti tenerezze
libero suoni e silenzi da
orpelli congeniti
che
trascinano con affanno.
“Così o come” (la mia nuova libidine esistenziale), non è
ancora terminato, né so se e quando avrò ancora palpiti che
m’indurranno ad aggiungere respiri e forme al suo cuore ormai pulsante, direbbe un cardiologo.
Comunque, se vuoi: Lui disse alla Musa

“……
non sia condanna, per le mie idee ansie
che nutro con poche scoregge di vita liberate dai miasmi
generali
cardinali
multinazionali

… ,
la tolleranza.
Che io sia follia,
non folle.”

Per dire che la voglia di consenso non dovrebbe convincere l’autore a togliere la scorreggia dal verso, “Così o come” nessun lettore, quantunque privilegiato, dovrebbe rompergli i coglioni con le “sue” idee, ansie, e tutto il resto.
Fin che posso, non allargo le gambe nel ruolo dell’autore, e non le accavallo in quello del lettore.
Ciao.

Fine quinta puntata.
Le precedenti quattro puntate sono state pubblicate il 29 gennaio, il 5 febbraio, il 26 febbraio e l’11 marzo.

Segue la prossima settimana.

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240318 – Redazione culturale DILA APS

 

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Un racconto di Bruno Mancini

inserito nel volume “Per Aurora volume terzo”

https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-terzo/paperback/product-29y6wr.html?page=1&pageSize=4

Il Dispari 20240311

Quarta puntata

 Parte Prima

CAPITOLO PRIMO

Altri personaggi candidati: – Andrea – Ciccio – Aniello…

Volendo comprendere le banalità insite nelle semplificazioni adoperate per ridurre in un breve promemoria una serie di azioni, tra loro simili ma differenti, è sufficiente permeare, spianare, e quindi valutare, quanto viene affermato in uno dei più celebri messaggi popolari.

Affidato a noi ragazzi dai saggi vissuti negli anni delle Pinete d’Ischia, esso proclamava: “Occhio che non vede, cuore che non soffre”.

Andrea era cieco e soffriva, sia a causa delle oggettive privazioni di cui la sua quotidianità risultava costellata, sia per i ricordi di quante meravigliose immagini avevano fermato i suoi sguardi nei tempi passati.

Egli pativa anche, o forse principalmente, in quanto il buio visivo nel quale era immerso da anni aveva dapprima circoscritta, ed infine definitivamente imprigionata, la sua indole di spontanea prorompente ricerca conoscitiva.

In un evidente contrappunto ai limiti fisici caratterizzati dalla deficiente situazione sensoriale, Andrea aveva affinata una capacità mnemonica quasi oltraggiosa a confronto di quella dei vedenti.

Ogni settimana, prevalentemente di venerdì, lo scrutavo mentre era impegnato a scandire una sequenza impressionante di colonne totocalcio alla compagnia di un esiguo gruppo d’amici.

Eseguiva, mentalmente, complicate elaborazioni.

Dettava serie enormi di dati che altrimenti si potevano attenere solo rivolgendosi a ricevitorie speciali dotate d’apposite attrezzature computerizzate.

Robotizzato, era un aggettivo che specificava bene le sue attitudini.

Non solo per lui era elementare lo sviluppo del “sistema” di sette doppie (che si articola in cento ventotto colonne di tredici segni ciascuna), ma con stupefacente naturalezza, bevendo un cappuccino e fumando un pacchetto d’Edelweiss, riusciva a dettare la serie completa di colonne di tutti gli altri sistemi, integrali o ridotti, per i quali gli si chiedeva collaborazione: quattro triple, tre triple e tre doppie, cinque triple e tre doppie ecc.

Non dico che ritenevo impossibile memorizzarne le formule, ma che mi colpiva la sua abilità di specificarne le risultanti colonne senza potersi servire d’alcun aiuto.

Insomma sono tuttora convinto che è certamente un risultato di grande concentrazione riuscire, senza neppure un foglio di carta ed una penna, ad elaborare quegli insiemi composti da tante numerose variabili.

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Altri personaggi candidati: Renato…

-«Bongiur, chi lé Renatò pittooor artistà? Pittor? Fet capellì mio peìit?»
-«Bell Madama, eccomi, tutto per tuà.
Frances, acconcia il ragas, io penso alla Francès.»
-«Al top, al top, ahhh… an top… uhhh…»
-«Franco, quante volte devo dirti di non fare uscire sciù sciù dopo cena?
Riponilo in gabbia, vedi, la Signora ha paura.
Ti ho detto mille volte di non lasciarlo libero se ci sono persone estranee!
Non lo conoscono, poverine, e credono sia un topo!
Sciù sciù!
Cherì, non ti preoccup, ora lo risistemiam nel suo allogg natural.
L’abbiamo cresciuto noi, da piccolo.
Sapess com lu er tre malconc!
Dai Franco, sbrigati.
Al piccolo i capelli li facciam con taglio modern a spazzola, oppure con baset lunghe alla marsiglies?
Franco, Franco… … e acchiappalo, sotto la sedia… come sempre il birichino.
Scend, petit cherì madame, non morde, vuole solo digerire il pollo e le patatine fritte che ha mangiat nella dispensa, è bravo, sciù sciù, non mord, scendi, Matam e scendi Signora, appoggiati, bella Signora, Madame la franceson.
Così ohhh così con il braccio intorno alla mia spal, scendi piano piano, piano, piano, lentament, fammi sentire le braccia sul collo, cazzo che zizzona, FERMATI, sciù sciù è sotto il lavello, Franco sbrigati, spicciati…  aspetta, non correre, piano, afferralo senza fretta, Madame è bona… azzo se è bona…»
-«Ahh… Ahh… eccolo…»
-«Niente paur ora ti prendo in bracc e ti porto al sicur nel retrobotté.
Francooooo… … e tieni a bada il ragazzino!»

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

CAPITOLO SECONDO

Il risveglio è a volte imbarazzante per i tanti enigmi nei quali era rimasto imbrigliato durante la sonnolenza.

Mi rendo conto di quanto sia assurda l’ambizione di regalarmi, volontariamente, un’atroce ossessione, eppure, nessun oblio mi tenta.

Il comodo abbandono di una risalita in ascensore si annulla di fronte alla vorticosa bellezza della scala acchiocciolata.

Voglio il mio.
Aspro e bollente.
Che sia il mio.

Gli architetti della vita non hanno predisposto ermetismi sufficienti ad impedire le fughe della mia fantasia.

Resterà negra e ribelle, piuttosto che conformarsi ai candori delle false fattrici di misteri.

Ai comodi abbandoni
di sbalzi
in ascensore,
vorticose bellezze
di scale acchiocciolate.
Voglio la mia.

Dalle false fattrici di misteri
insufficienti compromessi,
o Principi o Caini.

Voglio la mia
aspra e bollente.

Per assurde ambizioni
invento
atroci ossessioni:
orridi
oscuri
oblii.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle.
 
I veri architetti della vita
dileggiano
con antichi ermetismi,
o corde o grotte o celle.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia.

Imbrigliati da enigmi
di torpori,
risvegli imbarazzanti
osteggiano.

Voglio la mia fantasia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia,
in fuga solitaria.

Io sono acqua, ovverosia, il risultato di un fatto: ossigeno e idrogeno s’incontrano in una scarica elettrica.

L’uomo, la donna, idem.

A volte mi chiedo come mi comporterei, e quali scelte effettuerei, nella improbabile eventualità che un magnifico marchingegno scientifico biologico elettronico spaziale sfavillante (sfavillante è sì fuorviante ma attinente), sconvolgente e dissacrante, insomma iper moderno globalizzato (l’attrezzo di una estrema concezione della vita, il pomo del nuovo peccato originale, il sogno di ogni folle ricercatore artista autista di viaggi impossibili madre di flotte frignanti magnifici regnanti e scomodi accattoni utili servi e pavidi legionari…), rendesse possibile la retro metempsicosi.

Poter scegliere, prima di dissociare i contorti meccanismi molecolari che mi governano, in quale “X” già vissuto volermi riprodurre per proseguirne le abitudini e sopportarne i difetti.

Un cane, una pietra, un uomo?

Ai comodi abbandoni
di sbalzanti ascensori,
vorticose bellezze
di scale acchiocciolate.

Voglio la mia.

Per assurde ambizioni
m’invento atroci ossessioni:
orridi
oscuri oblii.

Voglio la mia
aspra e bollente.

Dalle false fattrici di misteri
insufficienti compromessi,
o principi o caini.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle.

I veri architetti della vita
dileggiano
con i loro antichi ermetismi,
o corde o grotte o celle.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia.

Imbrigliati da enigmi
di torpori,
risvegli imbarazzanti
osteggiano.

Voglio la mia fantasia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia,
in fuga solitaria.

Ma non scherziamo!

è già tanto se l’ippocampo non risulta inserito nella lista dei protetti, a guisa (che sciccheria “a guisa”) dei pentiti pluri extra super assassini.

I pipistrelli ci sono riusciti.

Forse con qualche raccomandazione, oppure, com’è documentato nell’archivio storico della mia immaginazione, con larvate minacce di penetrazioni notturne nelle quiete stanze dei rampanti animalisti ambientalisti autonomisti assolutisti accreditati difensori di tutto quanto esiste, fu, esistette, fu stato, è.

Un pipistrello in cambio di cento zanzare sarebbe un affare?

Nelle cities (plurale di city: città!) dagli immensi benesseri malesseri ossessi o sessi o calci nelle palle, sollecitati sbirri dondolano chiappe bucate per soldi e per potere.

Si sbaglia chi crede che ogni violenza è vincente, «così o come» un dito nel culo, ma non è per nulla certa la sacrale conquista da parte di ogni desolata pietà.

Ma non scherziamo!

Giulio era un uomo d’onore o di onore?

Ne farò una poesia.

Le guardie notturne
attaccano all’alba
la chiave alla bacheca,
i nostri giornali
il prode ed il bislacco.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
Gl’ippocampi sguazzano
in ogni polla
al pari di pesci,
i nostri Giulio Generale
tra i baci dei prudenti.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
con sciami di zanzare.
Ossessi dondolanti
per soldi e fra poteri
bucano chiappe cittadine,
i nostri uccelli neri
ronfanti animalisti.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
con sciami di zanzare
per la sacrale conquista.
A Roma si scopre il
bianco alla finestra
sbaglia chi crede,
a Cuba
il rosso nella cella.

Ma non scherziamo!

Attacco all’alba
con sciami di zanzare
per la sacrale conquista
della vostra libertà.
 
Fine quarta puntata.

Le precedenti tre puntate sono state pubblicate il 29 gennaio, il 5 febbraio e il 26 febbraio.

Segue la prossima settimana.

Il Dispari 20240311

Per Aurora

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

Il Dispari 20240311

l Dispari 20240226 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240226 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240226

Così o come

Un racconto di Bruno Mancini inserito in

“Per Aurora volume terzo”

https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-terzo/paperback/product-29y6wr.html?page=1&pageSize=4

Terza puntata

Parte Prima

CAPITOLO PRIMO

Costui, in fondo, era un uomo gioioso e collerico, sensuale rude e tenero, bislacco e profondo, futile e sottile. Un brivido per donne di sani tradizionali principi, per maschi timorosi di confronti e per tutte le belle statuine dei presepi viventi allestiti nelle piazze e nelle feste di paese.

Nessuna persona provvista di buon senso avrebbe voluto provocare un confronto con la sua dissacrante, violenta ed anarchica mancanza d’auto ironia:

-«Coloro che bussano alla porta, i bussanti, i bussatori – e così anche il liquido di una bottiglia dal tappo di sughero biondo come la schiuma della mia birra commerciale o come i baffi scoloriti dalle tremila sigarette che fumo in meno di cinquanta giorni – non sempre sono i migliori nel catalogo degli attesi.

Io credo che l’America avrebbe dichiarato guerra al Giappone per l’affronto delle Hawaii, ma non si sarebbe impegnata nello scacchiere europeo se l’Italia non fosse stata in lizza.

Il Dispari 20240226 – Redazione culturale DILA APS

Senza la partecipazione del nostro Duce al conflitto, loro, le stelle e strisce, avrebbero comodamente sistemato l’orticello acquatico del vicino Pacifico non creandosi altre preoccupazioni.

Le fabbriche di cannoni ed ogive per proiettili dalle svariate caratteristiche, avrebbero continuato a produrre utili e benessere economico con minime perdite di vite umane, sia in regime di guerra, sia nel successivo tempo di ricostruzione.

Ma “la popolo ed il popolazione” nel continente a stelle e strisce era formato in maggioranza da itali americani.

“Non salviamo i nostri cugini zie e nipoti amici fratelli padri nonni madri cumparielli padrini sorelle consanguinei conoscenti? Il cattivo li opprime.

Noi siamo la libertà.

Loro, gli Italioti, custodi delle nostre radici, delle nostre origini, delle nostre fedi, sono persone a noi care. I nostri consanguinei sono ingenui, semplici, affettuosi, docili, simpatici, gentili, ospitali.

Sono poveri scemi imbrogliati dal fottuto figlio di puttana. Abbiamo lottato contro le Montagne Rocciose, gli Apache, il Fiume Colorado, Geronimo, ed il Deserto del Nevada, che facciamo, gli spettatori nella corsa alla conquista dell’Italia, l’origine delle nostre origini?

Non sia mai detto!

Andiamo.

WE GO.”

E vennero.

Non piangere, bambino, tua madre fu violentata da truppe marocchine, sì, sotto il comando di…, sì, sì, sì… ma non erano i cugini, neppure le settantamila, settecentomila, sette milioni, sette miliardi di tonnellate di bombe a tonnellate sui vicoli palazzi spiazzi giardini pubblici scuole chiese alberghi prostiboli… et de hoc satis.»

Questo racconto tenta di forzarmi la mano ed impormi continue traiettorie, contigue confinanti collaterali collegate complici comuni compiacenti, che non rientrano nella serafica visione morfologica che inizialmente avevo architettato.

Il breve ritratto di un Costui spolverato dal manuale del tipico esistenzialista pacifista comunisteggiante anarcoide, non prevedeva la messa in scena di un superbioso trattato storico sociale.

Costui quindi tornerà accanto alle altre figure nobili della ormai distrutta civiltà che abbiamo vissuto nella ex Isola Verde. Tuttavia, per non convalidare la tesi secondo la quale non avrei rispetto per nessuna giusta curiosità, e tanto meno per gli ormai codificati standard letterari, completerò in poche righe la tesi elaborata da Costui.

Il Cattivissimo perse la guerra, poiché aveva commesso l’errore madornale ed irreparabile di pretendere l’alleanza del Semi Cattivo. Ciò in quanto tutte le operazioni militari del suo Sub alleato si rivelarono tanto velleitarie quanto inutili e dispersive.

La Grecia, l’Albania, la Libia, l’Eritrea, l’Egitto, l’Etiopia, Malta, Cirenaica Trento e Trieste pur non essendo di alcuna valenza nella economia bellica, crearono ostacoli di grossa portata alle armate del Super Io chiamate in soccorso dei bravi soldatini disarmati affamati e male equipaggiati che il Mini Dux aveva gettato allo sbaraglio al grido di “Avanti savoiardi”.

Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20240226

Un giorno sì e l’altro pure, “Egli, il mini” mandava emissari a chiedere aiuti “Il pan ci manca”, e ad implorare “Benzin benzin”. Per di più generali afflitti dalle vicende di Taranto, Capo Matapam, Tobruc, e poi Grecia, e poi e poi… aggredivano, si fa per dire, il Maine Super con assillante continuità.

Da queste considerazioni Costui traeva la conclusione che il Baffo Tedesco, senza l’intervento raffazzonato e sconclusionato dell’Amico Guaifondaio, potendo utilizzare in maniera non dispersiva forze superiori sui fronti strategicamente determinanti, sarebbe riuscito a sopraffare le difese nemiche.

Egli rafforzava questa sua tesi elaborando il concetto che le Stelle e Strisce erano entrate in guerra contro il Super Deux solo in ragione della presenza dei Nostri concittadini (piccolo interessuccio economico populistico).

Non tutti siamo d’accordo.

Non tutti abbiamo natura di “affermanti”.

Non può non esserci un limite.

è vero che il Super comandava il plotone di esecuzione, ma erano altri a premere i grilletti.

Allora io ancora non sapevo che nello stesso giorno del mio secondo compleanno il Super Iper Max Baffo Maine aveva ammazzato pure se stesso!

Suicida.

Altri personaggi candidati: – Andrea – Ciccio – Aniello…

Volendo comprendere le banalità insite nelle semplificazioni adoperate per ridurre in un breve promemoria una serie di azioni, tra loro simili ma differenti, è sufficiente permeare, spianare, e quindi valutare, quanto viene affermato in uno dei più celebri messaggi popolari. Affidato a noi ragazzi dai saggi vissuti negli anni delle Pinete d’Ischia, esso proclamava: “Occhio che non vede, cuore che non soffre”.

Andrea era cieco e soffriva, sia a causa delle oggettive privazioni di cui la sua quotidianità risultava costellata, sia per i ricordi di quante meravigliose immagini avevano fermato i suoi sguardi nei tempi passati. Egli pativa anche, o forse principalmente, in quanto il buio visivo nel quale era immerso da anni aveva dapprima circoscritta, ed infine definitivamente imprigionata, la sua indole di spontanea prorompente ricerca conoscitiva.

In un evidente contrappunto ai limiti fisici caratterizzati dalla deficiente situazione sensoriale, Andrea aveva affinata una capacità mnemonica quasi oltraggiosa a confronto di quella dei vedenti. Ogni settimana, prevalentemente di venerdì, lo scrutavo mentre era impegnato a scandire una sequenza impressionante di colonne totocalcio alla compagnia di un esiguo gruppo d’amici. Eseguiva, mentalmente, complicate elaborazioni. Dettava serie enormi di dati che altrimenti si potevano attenere solo rivolgendosi a ricevitorie speciali dotate d’apposite attrezzature computerizzate. Robotizzato, era un aggettivo che specificava bene le sue attitudini. Non solo per lui era elementare lo sviluppo del “sistema” di sette doppie (che si articola in cento ventotto colonne di tredici segni ciascuna), ma con stupefacente naturalezza, bevendo un cappuccino e fumando un pacchetto d’Edelweiss, riusciva a dettare la serie completa di colonne di tutti gli altri sistemi, integrali o ridotti, per i quali gli si chiedeva collaborazione: quattro triple, tre triple e tre doppie, cinque triple e tre doppie ecc.

Non dico che ritenevo impossibile memorizzarne le formule, ma che mi colpiva la sua abilità di specificarne le risultanti colonne senza potersi servire d’alcun aiuto. Insomma sono tuttora convinto che è certamente un risultato di grande concentrazione riuscire, senza neppure un foglio di carta ed una penna, ad elaborare quegli insiemi composti da tante numerose variabili.

Il Dispari 20240226

Redazione culturale DILA APS

DILA

NUSIV

 

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Patrocinio Città Napoli a DILA APS x programma 2024

Patrocinio Città Napoli a DILA APS x programma 2024

Programma DILA APS richiesta Patrocinio Napoli

Concessione Patrocinio Città di Napoli

Sig.re Bruno Mancini_001

Patrocinio Città Napoli a DILA APS x programma 2024

Patrocinio Città Napoli a DILA APS x programma 2024

Gentile Signor Mancini,

ho ricevuto la sua richiesta, meritevole di accoglimento, circa I’organizzazione, da parte della Associazione Da Ischia L’Arte – DILA Aps – di iniziative, che si terranno nei mesi di maggio, novembre 2024 e gennaio2025.

Le iniziative rappresentano un importante occasione di aggregazione e promozione dell’offerta culturale e turistica del territorio

Desidero informarla viste le finalita. che concedo alle iniziative. il Patrocinio morale della Città di Napoli.

Con viva cordialità

Sig.re
Bruno Mancini
Presidente
Associazione Da Ischia L’Arte – DILAAps

Programma eventi culturali DILA APS 2024

Programma DILA APS 2024

A tutti gli amici dei progetti culturali

dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”

Patrocinio Città Napoli a DILA APS x programma 2024

 Parziale programma DILA APS 2024

  • Il 16/01/24 abbiamo pubblicato il regolamento per partecipare alla 13a edizione del Premio internazionale di Arti varie OTTO MILIONI.
  • L’antologia dal titolo “Più voci più immagini” contenente tutte le opere finaliste del Premio OTTO MILIONI – 2024 è in preparazione.
  • In data 19/03 abbiamo inoltrato domanda di patrocinio alla Città d’Ischia per ottenere la disponibilità del salone Onofrio Buonocore della Biblioteca Antoniana per tre giorni di eventi nel mese di maggio.
  • In data 20 marzo il Comitato organizzatore della rassegna internazionale BOOKCITY ha diramato le date, i temi, le modalità di partecipazione e tutte le informazioni necessarie per iscrivere programmi e progetti editoriali e culturali nella edizione 2024.
  • Nei prossimi giorni sarà comunicato il calendario e le modalità di partecipazione alla edizione 2024 della rassegna internazionale IL MAGGIO DEI LIBRI.

Poiché DILA APS intende attuare un programma di eventi in maniera conforme alle attività culturali realizzate negli ultimi anni e, fermo restando che le iscrizioni di TUTTI gli Artisti saranno validate in maniera assolutamente GRATUITA, ecco il calendario di riferimento di tutti gli eventi finora approvati.

  • 15 maggio termine ultimo per l’iscrizione delle opere al Premio OTTO MILIONI.
  • 20 – 22 – 23 maggio, biblioteca Antoniana Ischia, votazioni opere iscritte per definire il gruppo delle finaliste del Premio OTTO MILIONI.
  • 20 – 22 – 23 maggio, biblioteca Antoniana Ischia, presentazione antologia “Più voci più immagini” ed altri libri di Autori che hanno partecipato a precedenti edizioni del Premio. Gli eventi saranno inseriti nel palinsesto IL MAGGIO DEI LIBRI.
  • Dal giorno 1 al giorno 30 maggio, saranno organizzati due eventi settimanali (sede romana DILA APS c/o il salotto culturale INTERNO 4 di Chiara Pavoni) inseriti nel palinsesto IL MAGGIO DEI LIBRI.
  • dal 12 al 17 novembre proclamazione della classifica finale del Premio OTTO MILIONI al Bookcity Milano (nelle sedi che ci saranno assegnate e con il programma che verrà approvato).
  • In una data compresa tra il 3 e il 31 gennaio 2025 cerimonia di premiazione dei vincitori delle quattro sezioni del Premio OTTO MILIONI c/o il salotto culturale INTERNO 4 (Roma) di Chiara Pavoni.

Nei prossimi giorni, anche grazie alle vostre proposte, verranno definiti i contenuti di Arti varie: reading, mostre, esibizioni musicali ecc. che, unitamente ai programmi di cui sopra, formeranno le strutture dei nostri eventi.

La Città di Ischia, il Banco Popolare di Torre del Greco, la testata giornalistica IL DISPARI, la Casa Editrice IL SEXTANTE, il Magazine trimestrale EUDONNA, la Fondazione LA SPONDA. l’Associazione algerina ADA, il Centro Comunitario PUECHER, l’Associazione musicale ARTE DEL SUONARE, il salotto culturale INTERNO 4, la nazionale CANTANTI LIRICI DILA APS e altri gruppi culturali italiani ed esteri hanno già manifestata la loro intenzione di valutare il tipo patrocinio e/o di partenariato da attivare, in modo conforme alle attività realizzate in precedenti occasioni.

Chiara Pavoni ha accettato il ruolo di regista e presentatrice degli eventi.

INFO: 3924830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23 – dila@dilaaps.it

Resto in attesa di vostre proposte di collaborazione.

Ischia 21 marzo 2024 – Saluti ischitani!

Bruno Mancini

Programma DILA APS 2024 pdf

Programma DILA APS 2024

Bruno Mancini
nato a Napoli il 30/04/1943
Riferimento telefonico 3914830355

Domanda biblioteca 20 22 23 maggio 2024.docx_signed

Patrocini concessi a DILA APS x programma 2024

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23 maggio 2024 Presentazione libri

23 maggio 2024 Presentazione libri
23 maggio 2024 Presentazione libri
Presentazione

dell’Antologia “Più voci più immagini” di Artisti Vari

e del

Romanzo  “Immaginazione” di Alberto Liguoro

con

Lucia Annicelli

Clementina Petroni

Chiara Pavoni

Alberto Liguoro

Bruno Mancini

Biblioteca Antoniana Ischia

Rampe Sant’Antonio 4

23 maggio 2024 ore 17.00

Questo evento è stato inserito nel palinsesto di
Il Maggio dei Libri 2024: “… campagna nazionale che invita a portare i libri e la lettura anche in contesti diversi da quelli tradizionali, per intercettare coloro che solitamente non leggono ma che possono essere incuriositi se stimolati nel modo giusto”

22 maggio 2024 Premio internazionale Otto Milioni

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Eventi DILA APS

23 maggio 2024 Presentazione libri

 

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22 maggio 2024 Premio internazionale Otto Milioni

22 maggio 2024 Premio internazionale di Arti Varie OTTO MILIONI
22 maggio 2024 Premio internazionale Otto Milioni
con

Lucia Annicelli

Clementina Petroni

Chiara Pavoni

Alberto Liguoro

Bruno Mancini

Biblioteca Antoniana Ischia

Rampe Sant’Antonio 4

22 maggio 2024 ore 17.00

Questo evento è stato inserito nel palinsesto di
Il Maggio dei Libri 2024: “… campagna nazionale che invita a portare i libri e la lettura anche in contesti diversi da quelli tradizionali, per intercettare coloro che solitamente non leggono ma che possono essere incuriositi se stimolati nel modo giusto”

22 maggio 2024 Premio internazionale Otto Milioni

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Eventi DILA APS

22 maggio 2024 Premio internazionale Otto Milioni

 

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Interno 4 – eventi aprile 2024

Interno 4 – eventi aprile 2024

Eventi DILA APS

Chiara Pavoni

in collaborazione con l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS” e i suoi partner presenta il calendario eventi che svolgeranno nel salotto culturale Interno 4 durante il mese di Aprile 2024

Interno 4 - eventi aprile 2024Interno 4 - eventi aprile 2024

Interno 4 – eventi aprile 2024

Venerdì 05 Aprile
– Ipnosi regressiva con Renato Moriconi.

Sabato 06 Aprile
– Presentazione della poetessa Emanuela Botti.

Domenica 11 Aprile
– Presentazione della cantante e scrittrice Andrea Shaw
– Vernissage della Mostra fotografica: Terra, Fuoco, Acqua, Aria di Rocco Scattino.

Venerdì 12 Aprile
– Lo psicoterapeuta esperto in ipnosi Evaldo Cavallaro presenta lo scrittore Alberto Lori.

Sabato 13 Aprile
– Conferenza sulla seduzione con lo psicoterapeuta Evaldo Cavallaro.
– Spettacolo comico dell’attrice Lucia Arrigoni.

Domenica 14 Aprile
– Finissage della Mostra fotografica: Terra, Fuoco, Acqua, Aria di Rocco Scattino con
performance dell’attrice Chiara Pavoni, con i musicisti: Maria Luisa Neri, Santina Amici,
Marco Moonian Salvatori, Valerio Michetti.
– Yoga Nidra conduce Eleonora Sadagati.

Venerdì 19 Aprile
– Incontro con l’astrologa Ines Farinelli.

Sabato 20 Aprile
– Ritmi della tradizione balcanica con la band Balkanski Put.

Domenica 21 Aprile
– Meditazione sul femminile con Krizia.

Sabato 27 Aprile
– Incontro con la poetessa Laura.

Domenica 28 Aprile
– Conferenza sull’origine di Roma con Sandro Pravisani

Durante il mese di maggio 2024 oltre i consueti incontri di presentazioni e conferenze si svolgeranno eventi iscritti nel palinsesto della manifestazione internazionale “Il Maggio dei Libri”.

INFO dila@dilaaps.it

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20 maggio 2024 In ricordo di un amico: Nicola Pantalone

20 maggio 2024 In ricordo di un amico: Nicola Pantalone

20 maggio 2024

Tanti amici Artisti per ricordare un grande Amico Artista; Nicola Pantalone. musicista, cantante e paroliere
Lucia Annicelli,

Chiara Pavoni,

Clementina Petroni,

Rossella Continisio,

Sara Pantalone,

Alberto Liguoro,

Gino Pinto,

Guerino Cigliano,

Luciano Greco,

Bruno Mancini

Questo evento è stato inserito nel palinsesto di
Il Maggio dei Libri 2024: “… campagna nazionale che invita a portare i libri e la lettura anche in contesti diversi da quelli tradizionali, per intercettare coloro che solitamente non leggono ma che possono essere incuriositi se stimolati nel modo giusto”

20 maggio 2024 In ricordo di un amico: Nicola Pantalone

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Eventi DILA APS

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Patrocinio Città Torre del Greco a DILA APS x programma 2024

Patrocinio Città Torre del Greco a DILA APS x programma 2024

Programma DILA APS richiesta Patrocinio Torre del Greco pdf signed

Alla cortese attenzione del Comune di Torre del Greco
OGGETTO: Richiesta di patrocinio non oneroso

Nella mia qualità di Legale Rappresentante e Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”
 
CHIEDO
la concessione del patrocinio per le iniziative pianificate con il seguente calendario
Parziale programma DILA APS 2024

  • 20 maggio, biblioteca Antoniana Ischia, in ricordo del musicista Nicola Pantalone
  • 22 maggio, biblioteca Antoniana Ischia, votazioni opere iscritte alla 13a edizione del Premio internazionale di Arti Varie OTTO MILIONI per definire il gruppo delle finaliste.
  • 23 maggio, biblioteca Antoniana Ischia, presentazione antologia “Più voci più immagini” ed altri libri di Autori che hanno partecipato a precedenti edizioni del Premio. Gli eventi saranno inseriti nel palinsesto della 14edizione di  IL MAGGIO DEI LIBRI  https://www.ilmaggiodeilibri.cepell.it/
  • Dal giorno 1 al 30 maggio, due eventi settimanali (sede romana DILA APS c/o il salotto culturale INTERNO 4 di Chiara Pavoni) inseriti nel palinsesto IL MAGGIO DEI LIBRI.
  • dal 12 al 17 novembre proclamazione della classifica finale del Premio OTTO MILIONI al Bookcity Milano (nelle sedi che ci saranno assegnate e con il programma che verrà approvato) https://www.bookcitymilano.it/.
  • In una data compresa tra il 3 e il 31 gennaio 2025 cerimonia di premiazione dei vincitori delle 4 sezioni del Premio OTTO MILIONI c/o il salotto culturale INTERNO 4 (Roma) di Chiara Pavoni.

Le presenze di Vs. Rappresentanti per saluti istituzionali bene auguranti saranno sempre molto gradite.

Per questo programma hanno già concesso il patrocinio il Comune di Ischia, la testata giornalistica IL DISPARI, la Casa Editrice IL SEXTANTE, il Magazine trimestrale EUDONNA, la Fondazione LA SPONDA, l’Associazione algerina ADA, l’Associazione musicale ARTE DEL SUONARE, il salotto culturale INTERNO 4, la nazionale CANTANTI LIRICI DILA APS. Altri gruppi culturali italiani ed esteri hanno manifestata la loro intenzione di valutare il tipo patrocinio e/o di partenariato da attivare, in modo conforme alle collaborazioni realizzate in precedenti occasioni.

DICHIARO
sotto la mia responsabilità, ai sensi degli articoli 75 e 76 del D.P.R. 445/2000, che

  1. l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS” è regolarmente iscritta al RUNTS;
  2. le iniziative in oggetto non perseguono scopi di lucro e presentano carattere e rilevanza nazionale/internazionale.

Ringraziando anticipatamente, resto  a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento e/o documentazione possa essere utile alla positiva accettazione dell’istanza.

ALLEGO: 1) Documento di identità; 2) Iscrizione di DILA APS al RUNTS
Ischia 23 marzo 2024

Concessione Patrocinio decreto_sindacale_n._19_del_28-03-2024 Torre del Greco

Patrocinio Città Torre del Greco a DILA APS x programma 2024Patrocinio Città Torre del Greco a DILA APS x programma 2024

COMUNE DI TORRE DEL GRECO
Citta’ Metropolitana di Napoli
DECRETO SINDACALE
 
Numero19 del 28-03-2024
 

OGGETTO: CONCESSIONE DEL PATROCINIO MORALE E AUTORIZZAZIONE ALL’UTILIZZO DEL LOGO COMUNALE PER IL PROGRAMMA DI INIZIATIVE DELL’ASSOCIAZIONE DILA
IL SINDACO

Con nota protocollo n. 14814/2024 del 25/03/2024 il signor Bruno Mancini, in qualità di presidente dell’associazione Dila (Da Ischia l’arte), ha presentato formale richiesta di patrocinio morale all’Amministrazione Comunale per le seguenti iniziative: ricordo del musicista Nicola Pantalone (biblioteca Antoniana Ischia, 20 maggio 2024), votazione opere iscritte alla 13esima edizione del premio internazionale di arti varie Otto Milioni (biblioteca Antoniana Ischia, 22 maggio 2024), presentazione antologia “Più voci più immagini” ed altri libri ( biblioteca Antoniana Ischia, 23 maggio2024),due eventi a settimana inseriti nel palinsesto “Il maggio dei libri” (dall’1 al 30 maggio 2024,sede romana Dila Aps c/o il salotto culturale Interno 4 di Chiara Pavoni), proclamazione della classifica finale del premio Otto Milioni al Bookcity Milano (dal12 al17 novembre2024), cerimonia di premiazione dei vincitori delle quattro sezioni del premio Otto Milioni c/o il salotto culturale Interno 4 (Roma) di Chiara Pavoni (in una data compresa tra il 3 e il 31 gennaio 2025).

Tali iniziative mirano alla valorizzazione della proposta culturale e travalicano i confini regionali, arrivando anche a interessare la Capitale.

Le manifestazioni proposte non perseguono scopi di lucro e presentano spesso carattere e rilevanza nazionale ed internazionale.

Premesso che la suddetta iniziativa risulta essere di notevole prestigio e contribuisce alla promozione del nostro territorio;

Considerato che questa Amministrazione è molto sensibile alle iniziative che mirano ad accrescere la proposta culturale sull’intero territorio della provincia di Napoli;

Ritenuto che la richiesta non comporta alcun onere per l’Ente;
Visto:

  • il Decreto Legislativo n.267 del 2000 Testo Unico Enti Locali ess. mm. e ;
  • lo Statuto Comunale;
  • l’art. 40 del regolamento del Cerimoniale, approvato con delibera di C. C. n. 51 del 2011 in combinato disposto con l’art. 14 del regolamento per la concessione di trasferimenti, vantaggi economici e patrocini, approvato con delibera di C. C. n.192del 2016, entrambi vigenti;

DECRETA
 

  1. Di concedere, per i motivi di cui in premessa, il patrocinio morale della Città di Torre del Greco all’iniziativa presentata dal signor Bruno Mancini,in qualità di presidente dell’associazione Dila (Da Ischia l’arte);

 

  1. Di stabilire che la richiedente dovrà evidenziare la concessione del patrocinio comunale in tutto il materiale promozionale prodotto attraverso la dicitura Con il patrocinio della Città di Torre del Greco” e la riproduzione dello stemma comunale.

 

  1. Di stabilire che il presente decreto non comporta oneri per l’Ente né alcuna assunzione di responsabilità a carico dell’Amministrazione comunale restando, queste ultime, tutte in capo all’organizzatore dell’iniziativa.

 

  1. Di stabilire che il presente patrocinio può essere revocato, in qualsiasi momento, ad insindacabile giudizio dell’Amministrazione comunale.

DISPONE
 
che il presente provvedimento sia pubblicato, ai sensi dell’art.15delD.L.vo33/2013ess.mm.eii. all’Albo Pretorio on line e notificato al richiedente a mezzo p.e.c.
Torre del Greco, 28-03-2024

ILSINDACO
AVV.LUIGI MENNELLA

Documento originale sottoscritto con firma digitale ai sensi dell’art. 24 del D.Lgs. n.82 del 07/03/2005

Città di Ischia

Citta di Torre del Greco

Banco Credito Popolare

Programma eventi culturali DILA APS 2024

Programma DILA APS 2024

A tutti gli amici dei progetti culturali

dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”

 Parziale programma DILA APS 2024

  • Il 16/01/24 abbiamo pubblicato il regolamento per partecipare alla 13a edizione del Premio internazionale di Arti varie OTTO MILIONI.
  • L’antologia dal titolo “Più voci più immagini” contenente tutte le opere finaliste del Premio OTTO MILIONI – 2024 è in preparazione.
  • In data 19/03 abbiamo inoltrato domanda di patrocinio alla Città d’Ischia per ottenere la disponibilità del salone Onofrio Buonocore della Biblioteca Antoniana per tre giorni di eventi nel mese di maggio.
  • In data 20 marzo il Comitato organizzatore della rassegna internazionale BOOKCITY ha diramato le date, i temi, le modalità di partecipazione e tutte le informazioni necessarie per iscrivere programmi e progetti editoriali e culturali nella edizione 2024.
  • Nei prossimi giorni sarà comunicato il calendario e le modalità di partecipazione alla edizione 2024 della rassegna internazionale IL MAGGIO DEI LIBRI.

 

Poiché DILA APS intende attuare un programma di eventi in maniera conforme alle attività culturali realizzate negli ultimi anni e, fermo restando che le iscrizioni di TUTTI gli Artisti saranno validate in maniera assolutamente GRATUITA, ecco il calendario di riferimento di tutti gli eventi finora approvati.

  • 15 maggio termine ultimo per l’iscrizione delle opere al Premio OTTO MILIONI.
  • 20 – 22 – 23 maggio, biblioteca Antoniana Ischia, votazioni opere iscritte per definire il gruppo delle finaliste del Premio OTTO MILIONI.
  • 20 – 22 – 23 maggio, biblioteca Antoniana Ischia, presentazione antologia “Più voci più immagini” ed altri libri di Autori che hanno partecipato a precedenti edizioni del Premio. Gli eventi saranno inseriti nel palinsesto IL MAGGIO DEI LIBRI.
  • Dal giorno 1 al giorno 30 maggio, saranno organizzati due eventi settimanali (sede romana DILA APS c/o il salotto culturale INTERNO 4 di Chiara Pavoni) inseriti nel palinsesto IL MAGGIO DEI LIBRI.
  • dal 12 al 17 novembre proclamazione della classifica finale del Premio OTTO MILIONI al Bookcity Milano (nelle sedi che ci saranno assegnate e con il programma che verrà approvato).
  • In una data compresa tra il 3 e il 31 gennaio 2025 cerimonia di premiazione dei vincitori delle quattro sezioni del Premio OTTO MILIONI c/o il salotto culturale INTERNO 4 (Roma) di Chiara Pavoni.

Nei prossimi giorni, anche grazie alle vostre proposte, verranno definiti i contenuti di Arti varie: reading, mostre, esibizioni musicali ecc. che, unitamente ai programmi di cui sopra, formeranno le strutture dei nostri eventi.

La Città di Ischia, il Banco Popolare di Torre del Greco, la testata giornalistica IL DISPARI, la Casa Editrice IL SEXTANTE, il Magazine trimestrale EUDONNA, la Fondazione LA SPONDA. l’Associazione algerina ADA, il Centro Comunitario PUECHER, l’Associazione musicale ARTE DEL SUONARE, il salotto culturale INTERNO 4, la nazionale CANTANTI LIRICI DILA APS e altri gruppi culturali italiani ed esteri hanno già manifestata la loro intenzione di valutare il tipo patrocinio e/o di partenariato da attivare, in modo conforme alle attività realizzate in precedenti occasioni.

Chiara Pavoni ha accettato il ruolo di regista e presentatrice degli eventi.

INFO: 3924830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23 – dila@dilaaps.it

Resto in attesa di vostre proposte di collaborazione.

Ischia 21 marzo 2024 – Saluti ischitani!

Bruno Mancini

Programma DILA APS 2024 pdf

Programma DILA APS 2024

Spettabile Comune Ischia

protocollo@pec.comuneischia.it

p.c. Direzione Biblioteca Antoniana

biblioischia@antoniana.it

nella mia qualità di Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale  “Da Ischia L’Arte – DILA APS”, dando seguito alla delibera del CD DILA che prevede di effettuare a Ischia la presentazione della tredicesima edizione del Premio internazionale di Arti Varie “Otto Milioni” 2024 articolato in quattro sezioni (poesia, arti grafiche, articoli, video),

chiedo il gratuito patrocinio della sala Onofrio Buonocore della Biblioteca Antoniana per i giorni 20 – 22 – 23 maggio 2024 con inizio alle ore 17 e fino alle ore 19.30.

Allego certificato iscrizione RUNTS, atto costitutivo e statuto dell’Associazione DILA APS e resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.

Distinti saluti

Ischia 19 marzo 2024

Bruno Mancini
nato a Napoli il 30/04/1943
Riferimento telefonico 3914830355

Domanda biblioteca 20 22 23 maggio 2024.docx_signed

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Patrocinio Città di Ischia a DILA APS x programma 2024

Patrocinio Città di Ischia a DILA APS x programma 2024

Domanda biblioteca 20 22 23 maggio 2024.docx_signed

Spettabile Comune Ischia

protocollo@pec.comuneischia.it

p.c. Direzione Biblioteca Antoniana

biblioischia@antoniana.it

nella mia qualità di Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale  “Da Ischia L’Arte – DILA APS“, dando seguito alla delibera del CD DILA che prevede di effettuare a Ischia la presentazione della tredicesima edizione del Premio internazionale di Arti Varie “Otto Milioni” 2024 articolato in quattro sezioni (poesia, arti grafiche, articoli, video),

chiedo il gratuito patrocinio della sala Onofrio Buonocore della Biblioteca Antoniana per i giorni 20 – 22 – 23 maggio 2024 con inizio alle ore 17 e fino alle ore 19.30.

Allego certificato iscrizione RUNTS, atto costitutivo e statuto dell’Associazione DILA APS e resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.

Distinti saluti

Ischia 19 marzo 2024

Bruno Mancini
nato a Napoli il 30/04/1943
Riferimento telefonico 3914830355

Patrocinio Città di Ischia a DILA APS x programma 2024

Patrocinio Città di Ischia a DILA APS x programma 2024

Patrocinio Città di Ischia a DILA APS x programma 2024

Programma eventi culturali DILA APS 2024

Programma DILA APS 2024

A tutti gli amici dei progetti culturali

dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”

 Parziale programma DILA APS 2024

  • Il 16/01/24 abbiamo pubblicato il regolamento per partecipare alla 13a edizione del Premio internazionale di Arti varie OTTO MILIONI.
  • L’antologia dal titolo “Più voci più immagini” contenente tutte le opere finaliste del Premio OTTO MILIONI – 2024 è in preparazione.
  • In data 19/03 abbiamo inoltrato domanda di patrocinio alla Città d’Ischia per ottenere la disponibilità del salone Onofrio Buonocore della Biblioteca Antoniana per tre giorni di eventi nel mese di maggio.
  • In data 20 marzo il Comitato organizzatore della rassegna internazionale BOOKCITY ha diramato le date, i temi, le modalità di partecipazione e tutte le informazioni necessarie per iscrivere programmi e progetti editoriali e culturali nella edizione 2024.
  • Nei prossimi giorni sarà comunicato il calendario e le modalità di partecipazione alla edizione 2024 della rassegna internazionale IL MAGGIO DEI LIBRI.

Poiché DILA APS intende attuare un programma di eventi in maniera conforme alle attività culturali realizzate negli ultimi anni e, fermo restando che le iscrizioni di TUTTI gli Artisti saranno validate in maniera assolutamente GRATUITA, ecco il calendario di riferimento di tutti gli eventi finora approvati.

  • 15 maggio termine ultimo per l’iscrizione delle opere al Premio OTTO MILIONI.
  • 20 – 22 – 23 maggio, biblioteca Antoniana Ischia, votazioni opere iscritte per definire il gruppo delle finaliste del Premio OTTO MILIONI.
  • 20 – 22 – 23 maggio, biblioteca Antoniana Ischia, presentazione antologia “Più voci più immagini” ed altri libri di Autori che hanno partecipato a precedenti edizioni del Premio. Gli eventi saranno inseriti nel palinsesto IL MAGGIO DEI LIBRI.
  • Dal giorno 1 al giorno 30 maggio, saranno organizzati due eventi settimanali (sede romana DILA APS c/o il salotto culturale INTERNO 4 di Chiara Pavoni) inseriti nel palinsesto IL MAGGIO DEI LIBRI.
  • dal 12 al 17 novembre proclamazione della classifica finale del Premio OTTO MILIONI al Bookcity Milano (nelle sedi che ci saranno assegnate e con il programma che verrà approvato).
  • In una data compresa tra il 3 e il 31 gennaio 2025 cerimonia di premiazione dei vincitori delle quattro sezioni del Premio OTTO MILIONI c/o il salotto culturale INTERNO 4 (Roma) di Chiara Pavoni.

Nei prossimi giorni, anche grazie alle vostre proposte, verranno definiti i contenuti di Arti varie: reading, mostre, esibizioni musicali ecc. che, unitamente ai programmi di cui sopra, formeranno le strutture dei nostri eventi.

La Città di Ischia, il Banco Popolare di Torre del Greco, la testata giornalistica IL DISPARI, la Casa Editrice IL SEXTANTE, il Magazine trimestrale EUDONNA, la Fondazione LA SPONDA. l’Associazione algerina ADA, il Centro Comunitario PUECHER, l’Associazione musicale ARTE DEL SUONARE, il salotto culturale INTERNO 4, la nazionale CANTANTI LIRICI DILA APS e altri gruppi culturali italiani ed esteri hanno già manifestata la loro intenzione di valutare il tipo patrocinio e/o di partenariato da attivare, in modo conforme alle attività realizzate in precedenti occasioni.

Chiara Pavoni ha accettato il ruolo di regista e presentatrice degli eventi.

INFO: 3924830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23 – dila@dilaaps.it

Resto in attesa di vostre proposte di collaborazione.

Ischia 21 marzo 2024 – Saluti ischitani!

Bruno Mancini

Programma DILA APS 2024 pdf

Programma DILA APS 2024

Spettabile Comune Ischia

protocollo@pec.comuneischia.it

p.c. Direzione Biblioteca Antoniana

biblioischia@antoniana.it

nella mia qualità di Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale  “Da Ischia L’Arte – DILA APS”, dando seguito alla delibera del CD DILA che prevede di effettuare a Ischia la presentazione della tredicesima edizione del Premio internazionale di Arti Varie “Otto Milioni” 2024 articolato in quattro sezioni (poesia, arti grafiche, articoli, video),

chiedo il gratuito patrocinio della sala Onofrio Buonocore della Biblioteca Antoniana per i giorni 20 – 22 – 23 maggio 2024 con inizio alle ore 17 e fino alle ore 19.30.

Allego certificato iscrizione RUNTS, atto costitutivo e statuto dell’Associazione DILA APS e resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.

Distinti saluti

Ischia 19 marzo 2024

Bruno Mancini
nato a Napoli il 30/04/1943
Riferimento telefonico 3914830355

Domanda biblioteca 20 22 23 maggio 2024.docx_signed

Patrocinio Città di Ischia

dila.altervista.org

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DILA & Bookcity 2024

DILA & Bookcity 2024

Pagina in allestimento

DILA & Bookcity 2023

DILA & Bookcity 2023

DILA & Bookcity 2023

A pagina 21 è citato l’evento della nostra associazione “Da Ischia L’Arte”

BCM23 Guida al programma pag 21 Da Ischia L’Arte

Centro internazionale di Brera

Via Marco Formentini, 10
20121 – Milano MI

Da Cinquant’anni il Centro Internazionale di Brera nella Chiesa e nella Canonica di San Carpoforo svolge in modo continuativo ed autofinanziato, una attività di promozione e produzione culturale d’avanguardia – in particolare nel campo delle arti visive, cinematografiche, teatrali, letterarie e multimediali – che si è sempre legata ai temi sociali nel segno della tutela dei diritti umani e che si è svolta grazie alla collaborazione con organizzazioni e personalità intellettuali ed artistiche di livello internazionale.

DILA & Bookcity 2023

DOTAZIONE DELLA SALA

Capienza 90 posti

Numero posti riservati 5 posti

La sala dispone di impianto di amplificazione ed è dotata di microfoni per i relatori: 2 radio-microfoni gelato

La sala è dotata di un sistema di amplificazione per riproduzione contenuti audio.

La sala è dotata di proiettore e schermo e/o monitor per la riproduzione di slide: tipologia di attacco necessario VGA/HDMI per il proiettore/monitor.

La sala non è dotata di un computer (fisso e/o portatile) per gestire la riproduzione di contenuti.

Durante BCM23 non sarà presente personale tecnico di supporto (per microfonia, amplificazione e proiezione.

La sala non è dotata di pianoforte.

La sala non è dotata di WiFi?

Non è disponibile un leggio

Locandine personalizzate Artisti partecipanti BCM23

Programma evento BCM23 17 novembre 2023

Rassegna stampa BCM23 17 novembre 2023

Galleria fotografica BCM23 17 novembre 2023

Attestati partecipazione BCM23 17 novembre 2023

Video BCM23 17 novembre 2023

Ai Soci Fondatori DILA

Al CD DILA

Ai Soci DILA

Ai partecipanti al Premio OTTO MILIONI

Ai partecipanti alle antologie Made in Ischia

A tutti gli Amici e Collaboratori dei progetti DILA

Carissimi,

oggi abbiamo ricevuto l’invito ufficiale a partecipare all’evento di presentazione della nuova edizione del BookCity 2023 di Milano #BCM23 che si terrà il 29 Marzo alle ore 10,30 nel Palazzo Reale in P.za Duomo 14 – Sala Conferenze dell’Assessorato alla Cultura.

Ovviamente DILA ha intenzione di partecipare anche a questa edizione e, quindi, vi informerò tempestivamente sui dettagli che saranno comunicati durante tale conferenza stampa.

Cari saluti   

EVENTO n.1

EVENTO n. 2

EVENTO n. 3

EVENTO PUECHER

DILA & Bookcity

BookCity Milano aggiornamento svolgimento manifestazione 2020

DILA & Bookcity 2022

DILA & Bookcity 2021

DILA & Bookcity 2020

DILA & Bookcity 2019

DILA & Bookcity 2018

DILA & Bookcity 2017

DILA & Bookcity 2016

DILA & Bookcity 2015

DILA & Bookcity

EXPO Bookcity un blitz all’interno del Teatro Parenti con la colonna sonora “Nelle bugie dei sogni”

2016

Rassegna stampa Bookcity Milano

Succinta galleria fotografica

Succinta rassegna stampa

Al Bookcity vi invitano…

Al Bookcity vi invitano anche…

Comunicato stampa conclusivo BookCity Milano 2016

 

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RUNTS Pagine 1681-1760

RUNTS Pagine 1681-1760

Tutti gli Enti iscritti al RUNTS 5×1000 Registro permanente

RUNTS Pagine 1681-1760

Pubblichiamo l’elenco integrale degli enti ammessi al 5×1000 così come comunicato con un AVVISO emesso il19 marzo 2024 dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali secondo il Decreto n. 23 del 18 marzo 2024 di approvazione degli elenchi aggiornati degli enti ammessi ed esclusi al 5×1000 anno 2023, formati da Infocamere SPA mediante impiego dell’algoritmo approvato con D.D. n. 373 dell’11 dicembre 2023

L’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”

RUNTS Pagine 1681-1760

è lieta di informate che è stata iscritta nell’elenco permanente degli Enti ammessi al 5×1000.

RUNTS Pagine 1681-1760

Infatti, con un AVVISO emesso il19 marzo 2024 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato il Decreto n. 23 del 18 marzo 2024 di approvazione degli elenchi aggiornati degli enti ammessi ed esclusi al 5×1000 anno 2023, formati da Infocamere SPA mediante impiego dell’algoritmo approvato con D.D. n. 373 dell’11 dicembre 2023:

CF 91013050673

5×1000 elenco ammessi 2024

Alla pagina 801 del suddetto elenco relativo agli Enti ammessi

Enti ammessi pagina 801 di 2034

DILA APS è iscritta con il numero 63789

DILA APS nell’elenco permanente 5×1000

Tutti gli Enti iscritti al RUNTS 5×1000

Pagine 1-80

Pagine 81-160

Pagine 161-180

Pagine 181-240

Pagine 241-320

Pagine 321-400

Pagine 401-480

Pagine 481-560

Pagine 561-640

Pagine 641-720

Pagine 721-800

Pagine 801-880

Pagine 881-960

Pagine 961-1040

Pagine 1041-1120

Pagine 1121-1200

Pagine 1201-1280

Pagine 1281-1360

Pagine 1361-1440

Pagine 1441-1520

Pagine 1521-1600

Pagine 1601-1680

Pagine 1681-1760

Pagine 1761-1840

Pagine 1841-1920

Pagine 1921-2000

Pagine 2001-2034

Da Ischia L’Arte DILA APS

NUSIV – Network Uniti SI Vince

RUNTS Pagine 1681-1760

95064130123
95064180102
86546
94868
DISTRETTO DI ECONOMIA SOLIDALE DEL
TERRITORIO DI VARESE – ETS PROGETTO QUARTO ALTO ODV
ALTRI ENTI DEL TERZO
SETTORE ORGANIZZAZIONI DI
BONETTI
IVALDI
MARCO
LUCIANO
No
No
VARESE
GENOVA
VA
GE
07/04/2023
20/02/2023
07/11/2022
24/02/2023
95064350242 53750 ASS. LPS LAVORIAMO PER UN SORRISO ODV VOLONTARIATO
ORGANIZZAZIONI DI
MARTIN MONICA No VICENZA VI 26/02/2023 10/10/2022
95064430242 80440 COORDINAMENTO PROVINCIALE ANTEAS ODV VOLONTARIATO
ORGANIZZAZIONI DI
VERONESE ELIO No VICENZA VI 16/01/2024 07/11/2022
95064530652 41216 VICENZA
ASSOCIAZIONE GENITORI INSIEME APS
VOLONTARIATO
ASSOCIAZIONI DI
LANDI GIOVANNA No CAVA DE’ TIRRENI SA 21/11/2022 26/07/2022
95064690134 37088 ASSOCIAZIONE INCROCI-ODV PROMOZIONE SOCIALE
ORGANIZZAZIONI DI
RUSCONI CHIARA No COMO CO 03/04/2023 30/06/2022
95064800246 55783 GRUPPO FAMIGLIA CON AMORE SENZA VOLONTARIATO
ORGANIZZAZIONI DI
DALLA VECCHIA ANGIOLINA No CREAZZO VI 06/03/2023 13/10/2022
95064870124 883 FRONTIERE  ODV
I-CARE EUROPE CENTRO INTERNAZIONALE PER
VOLONTARIATO
ORGANIZZAZIONI DI
TETTAMANTI MASSIMO No FENEGRO’ CO 02/03/2022 15/03/2022
95064950249 63560 LE ALTERNATIVE NELLA RICERCA E NELLA DIDATTICA ODV
APS VIA FIRENZE 21
VOLONTARIATO
ASSOCIAZIONI DI
MANFRE’ ROBERTO No ARCUGNANO VI 13/11/2023 03/11/2022
95065060139 33923 LA MONGOLFIERA ODV PROMOZIONE SOCIALE
ORGANIZZAZIONI DI
CATOLFI TIZIANO No COMO CO 09/06/2022
95065290108 31297 GUARDIA COSTIERA AUSILIARIA – CENTRO VOLONTARIATO
ORGANIZZAZIONI DI
SECHI STEFANO No GENOVA GE 23/05/2022 12/05/2022
95065380651 41167 REGIONALE LIGURIA ODV
VIGILI DI PROTEZIONE CIVILE – REGIONE
VOLONTARIATO
ORGANIZZAZIONI DI
MUSUMECI MATTEO No SALERNO SA 26/07/2022
95065410128 87940 CAMPANIA ODV
AMICI PER VELERU ODV
VOLONTARIATO
ORGANIZZAZIONI DI
CATTANEO PAOLO No VENEGONO SUPERIORE VA 15/12/2022 03/03/2023
95065650129 84809 ASSOCIAZIONE ANNA – SOFIA APS VOLONTARIATO
ASSOCIAZIONI DI
BIZHYK HALYNA No VARESE VA 18/05/2023 02/12/2022
95065860124 84492 KIWANIS CLUB VARESE ODV PROMOZIONE SOCIALE
ORGANIZZAZIONI DI
RINALDI SILVIA No VARESE VA 22/02/2023 02/12/2022
95065920126 86797 ASSOCIAZIONE MALAWI NEL CUORE ODV-ETS VOLONTARIATO
ORGANIZZAZIONI DI
DAVERIO ROBERTO No VARESE VA 03/03/2023 07/11/2022
95065930125 26467 ASSOCIAZIONE SOMS CLIVIO ETS VOLONTARIATO
ALTRI ENTI DEL TERZO
COLOMBA ALESSANDRO No CLIVIO VA 05/07/2022 21/03/2022
95065940652 77908 ASSOCIAZIONE  DI  VOLONTARIATO  E SETTORE
ORGANIZZAZIONI DI
CORALLUZZO GIANLUCA No MONTECORVINO ROVELLA SA 16/12/2022 07/11/2022
95066220120 86635 PROTEZIONE  CIVILE  N.OE  ODV
ASSOCIAZIONE BILO’ ODV-ETS
VOLONTARIATO
ORGANIZZAZIONI DI
PELIZZO SERENA No CARONNO VARESINO VA 26/02/2023 07/11/2022
95066250655 31826 CENTRO SOCIO CULTURALE STELLA APS VOLONTARIATO
ASSOCIAZIONI DI
GIORDANO MARIA No SALERNO SA 20/09/2022
95066370131 42185 FONDAZIONE COMETA – ENTE FILANTROPICO PROMOZIONE SOCIALE ENTI FILANTROPICI FIGINI INNOCENTE No COMO CO 01/08/2022 27/09/2022
95066530130 33924 CASA VINCENZIANA ODV ORGANIZZAZIONI DI BENEDINI ALESSANDRA No COMO CO 12/04/2023 09/06/2022
95066690637 37823 IL PICCOLO PRINCIPE APS VOLONTARIATO
ASSOCIAZIONI DI
DEL DUCA ERIKA No GIUGLIANO IN CAMPANIA NA 06/07/2022 07/09/2022
95066840109 30538 L’ULIVETO ODV PROMOZIONE SOCIALE
ORGANIZZAZIONI DI
ODDONE SILVANO LUIGI No GENOVA GE 31/01/2023 04/05/2022
95067120139 33925 VOL.A.MOS ODV VOLONTARIATO
ORGANIZZAZIONI DI
MAZZOLI RAISSA No BULGAROGRASSO CO 13/10/2022 09/06/2022
VOLONTARIATO
95067180240 57883 APS ASSOGEVI ASSOCIAZIONI DI COSTENIERO GIORGIA No VICENZA VI 16/11/2022 20/10/2022
PROMOZIONE SOCIALE
95067260653 68417 MO.V.I.  – FEDERAZIONE PROVINCIALE DI ORGANIZZAZIONI DI CATONE GIAMPIERO No SALERNO SA 07/11/2022
SALERNO VOLONTARIATO
95067490102 37271 CENTRO EDUCATIVO L’ORSETTO APS ASSOCIAZIONI DI TASSI ROBERTA No SANT’OLCESE GE 29/06/2022
PROMOZIONE SOCIALE
95067650135 33948 ADULTI RAIDER ODV ORGANIZZAZIONI DI MARELLI OTTORINA No COMO CO 12/09/2022 09/06/2022
VOLONTARIATO
95067670133 33926 L’ISOLA CHE NON C’E’ ODV ORGANIZZAZIONI DI VIGANO’ FLAVIO No CASSINA RIZZARDI CO 18/06/2022 09/06/2022
VOLONTARIATO
95067800243 53348 PSICOLOGI PER I POPOLI – REGIONE VENETO ORGANIZZAZIONI DI BUZZI RAFFAELLA No VILLAFRANCA PADOVANA PD 29/06/2023 10/10/2022
ODV VOLONTARIATO
95067900241 92482 A.N.F.F.A.S. VICENZA – ASSOCIAZIONE LOCALE ASSOCIAZIONI DI POLI VANNI No VICENZA VI 17/03/2023 30/12/2022
DI FAMIGLIE E PERSONE CON DISABILITA’ PROMOZIONE SOCIALE
INTELLETTIVA E DISTURBI DEL
NEUROSVILUPPO APS
95068010107 32868 FARMACI SENZA CONFINI ODV ORGANIZZAZIONI DI BRACCO BERNARDO No GENOVA GE 18/04/2023 30/05/2022
VOLONTARIATO
95068220128 86453 A.I.F.A. LOMBARDIA APS – ASSOCIAZIONE ASSOCIAZIONI DI GOLLNER ASTRID No MALNATE VA 13/02/2023 07/11/2022
ITALIANA FAMIGLIE ADHD PROMOZIONE SOCIALE
95068270248 57802 DONO E SERVIZIO APS ASSOCIAZIONI DI CALIARO DINO No VICENZA VI 15/04/2023 20/10/2022
PROMOZIONE SOCIALE
95068550102 31865 NUCLEO CINOFILO DEL SOCCORSO SANSONE ORGANIZZAZIONI DI MARIA ROSELLA EVELIA No GENOVA GE 31/03/2023 17/05/2022
GENOVA ODV VOLONTARIATO
95068820638 40830 ARCIPELAGO DELLA SOLIDARIETA’ ODV ORGANIZZAZIONI DI LAPERUTA UMBERTO No NAPOLI NA 14/07/2022
VOLONTARIATO
95068870245 125558 ASSOCIAZIONE AFASICI VICENZA ODV ORGANIZZAZIONI DI PENELLO BIANCA MARIA No TORRI DI QUARTESOLO VI 08/11/2023
VOLONTARIATO
95068870633 60163 GYM ART ASSOCIAZIONE SPORTIVA ASSOCIAZIONI DI D’ALTERIO VIRGINIA No GIUGLIANO IN CAMPANIA NA 26/10/2022 26/10/2022
DILETTANTISTICA APS ETS PROMOZIONE SOCIALE
95068880657 26179 CENTRO VOLONTARI DELLA SOFFERENZA – ASSOCIAZIONI DI MEO MARIA GRAZIA No SALERNO SA 28/03/2023 16/05/2022
ARCIDIOCESI DI SALERNO-CAMPAGNA- PROMOZIONE SOCIALE
ACERNO APS
95069030120 86534 ASSOCIAZIONE STOMIZZATI SACCHETTINI ASSOCIAZIONI DI MACCHI PAOLO No VARESE VA 07/11/2022
COLORATI APS ONLUS PROMOZIONE SOCIALE
95069060127 86785 AMICI E SIMPATIZZANTI DELLA SCUOLA ORGANIZZAZIONI DI VALENTINO ANTONIETTA No VARESE VA 07/11/2022
PRIMARIA UGO FOSCOLO – ODV VOLONTARIATO
95069680130 27432 AMICI PER IL CENTRAFRICA CARLA MARIA ORGANIZZAZIONI DI GRISETTI PIERPAOLO No LIMIDO COMASCO CO 15/11/2022 25/08/2022
PAGANI ODV VOLONTARIATO
95069810125 81034 IL PONTE DEL SORRISO ETS ENTE ENTI FILANTROPICI CRIVELLARO EMANUELA No VARESE VA 22/11/2022 16/03/2023
FILANTROPICO
95069820108 31298 U.N.A. (UOMO – NATURA – ANIMALI) ODV ETS ORGANIZZAZIONI DI GUARDASCIONE GILDA No GENOVA GE 06/01/2023 12/05/2022
VOLONTARIATO
95069940633 76368 COMITATO DI QUARTIERE S. ANTONIO ORGANIZZAZIONI DI CATALDI ANTONIO No TORRE DEL GRECO NA 22/12/2022 07/11/2022
VOLONTARIATO
95070280128 86811 EWE MAMA ODV ORGANIZZAZIONI DI NOVATI MARTA No VARESE VA 13/02/2023 07/11/2022
VOLONTARIATO
95070720636 74041 ODV SOCIETA’ DI SAN VINCENZO DE PAOLI ORGANIZZAZIONI DI PALMESE CARMELINA No NAPOLI NA 03/02/2023 07/11/2022
CONSIGLIO CENTRALE DI NAPOLI VOLONTARIATO
95070900105 107133 TEATRO AKROPOLIS ETS ALTRI ENTI DEL TERZO RIGHETTI VERONICA No GENOVA GE 22/03/2023 24/03/2023
SETTORE
95071210124 86660 ASSOCIAZIONE ON ODV ORGANIZZAZIONI DI MARTINELLI CLAUDIO No CUASSO AL MONTE VA 21/09/2023 07/11/2022
VOLONTARIATO
95071220107 32869 UNIONE EVANGELICA PER LA SOLIDARIETA – ORGANIZZAZIONI DI ROCCATAGLIATA STEFANO No GENOVA GE 29/08/2022 30/05/2022
UES ODV VOLONTARIATO
95071390124 86786 AMICO FRAGILE ORGANIZZAZIONE DI ORGANIZZAZIONI DI COLOMBO LILIANA No VARESE VA 13/01/2023 07/11/2022
VOLONTARIATO VOLONTARIATO
95071420129 41866 ELASTICAMENTE ASSOCIAZIONE DI ASSOCIAZIONI DI CERELLA ISABELLA PATRIZIA No LEGNANO MI 09/08/2022 28/07/2022
PROMOZIONE  SOCIALE PROMOZIONE SOCIALE
95071440101 32870 IL LECCIO ODV ORGANIZZAZIONI DI SCIANO SUSANNA No GENOVA GE 01/08/2022 30/05/2022
VOLONTARIATO
95071450126 86444 ASSOCIAZIONE GENITORI E AMICI DELLA ASSOCIAZIONI DI BRAMBILLA GIANLUCA No LOZZA VA 11/01/2023 07/11/2022
SCUOLA PRIMARIA-LOZZA APS PROMOZIONE SOCIALE
95071680102 60004 ASSOCIAZIONE PER LA FAMIGLIA DEL ORGANIZZAZIONI DI CHIOSSI MASSIMO No GENOVA GE 10/10/2023 26/10/2022
VICARIATO DI NERVI ODV VOLONTARIATO
95071710123 86417 ABACO APS ASSOCIAZIONI DI GORLINI SARA No GALLIATE LOMBARDO VA 04/04/2023 07/11/2022
PROMOZIONE SOCIALE
95071750103 37359 ASSOCIAZIONE CULTURALE IL RIGHI APS ASSOCIAZIONI DI CASTAGNO SIMONE No GENOVA GE 12/08/2022 29/06/2022
PROMOZIONE SOCIALE
95071870638 75174 ASSOCIAZIONE VOLONTARIATO BRICOLAGE – ORGANIZZAZIONI DI DE CHIARA SALVATORE No TORRE DEL GRECO NA 08/02/2023 07/11/2022
ODV – (ETS) VOLONTARIATO
95071890123 86824 SULLE ALI ODV ORGANIZZAZIONI DI VERGA GIOVANNI No VARESE VA 22/02/2023 07/11/2022
VOLONTARIATO
95072020639 86973 GLI AMICI DI ELEONORA ONLUS ORGANIZZAZIONI DI ROCCO MARGHERITA No NAPOLI NA 07/11/2022
VOLONTARIATO
95072080104 31299 INSIEME PER CASO ODV ORGANIZZAZIONI DI INNOCENTI FELICINA No GENOVA GE 24/09/2022 12/05/2022
VOLONTARIATO
95072100639 76469 LA CASA DEI CRISTALLINI APS ASSOCIAZIONI DI MEDOLLA WALTER No NAPOLI NA 07/11/2022
PROMOZIONE SOCIALE
95072280126 86779 ADIUVARE-ASSOCIAZIONE DIABETICI UNITI ORGANIZZAZIONI DI CAMPIGOTTO ATHOS No VARESE VA 13/12/2022 07/11/2022
VARESE ODV VOLONTARIATO
95072280134 101746 GRUPPO VOLONTARI ANTINCENDIO DI ORGANIZZAZIONI DI LONGHI MARCO No TAVERNERIO CO 15/02/2023
TAVERNERIO ODV VOLONTARIATO
95072650633 49936 TUTTI A SCUOLA ONLUS ORGANIZZAZIONI DI NOCCHETTI ANTONIO No NAPOLI NA 30/09/2022 27/12/2022
VOLONTARIATO
95072900103 30540 ASSOCIAZIONE NUOVO BUON PASTORE – ODV ORGANIZZAZIONI DI GIOVANI OLGA No GENOVA GE 17/06/2022 04/05/2022
VOLONTARIATO
95072930241 67065 ASSOCIAZIONE PUBBLICA ASSISTENZA CROCE ORGANIZZAZIONI DI DISEGNA LUIGINO No VICENZA VI 30/06/2023 04/11/2022
VERDE VICENZA ODV VOLONTARIATO
95073220139 96798 FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI DELLA ASSOCIAZIONI DI FRANGI SERENA No COMO CO 30/06/2023 23/01/2023
PROVINCIA DI COMO A.P.S. PROMOZIONE SOCIALE
95073410243 55789 VICENZA TUTOR ODV ORGANIZZAZIONI DI TRIVELLA LUISA No VICENZA VI 12/04/2023 13/10/2022
VOLONTARIATO
95073520637 86972 ‘ANEA’ ASSOCIAZIONE NAZIONALE ENERGIA E ORGANIZZAZIONI DI ALBA ALBERTO No ERCOLANO NA 30/01/2024 07/11/2022
AMBIENTE VOLONTARIATO
95073640104 60090 ASSOCIAZIONE LOCALE DI FAMIGLIE E ORGANIZZAZIONI DI SCARABELLI PAOLO No GENOVA GE 04/01/2023 26/10/2022
PERSONE CON DISABILITA’ INTELLETTIVA E VOLONTARIATO
DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO ODV
95073720658 37789 ODV LAICI SAVERIANI AD GENTES ORGANIZZAZIONI DI ROLANDI SERENA No SALERNO SA 06/11/2022 09/01/2023
VOLONTARIATO
95073760126 86565 WRITING & GRAFFITI ART – WG ART.IT APS ASSOCIAZIONI DI MORETTI ILEANA No VARESE VA 07/11/2022
PROMOZIONE SOCIALE
95073870123 86800 ASSOCIAZIONE PER LA LOTTA ALL’ICTUS ORGANIZZAZIONI DI DELODOVICI MARIA LUISA No VARESE VA 19/01/2023 07/11/2022
CEREBRALE A.L.I.CE VARESE ODV VOLONTARIATO
95074170127 86442 LA VERDI MUSICA ARTE & SPETTACOLO A.P.S. ASSOCIAZIONI DI LOVO DAVIDE No LONATE CEPPINO VA 17/03/2023 07/11/2022
PROMOZIONE SOCIALE
95074300120 55329 IL CIRCOLO DELLA BONTA’ – ENTE ENTI FILANTROPICI SPARTA’ GIOVANNI No VARESE VA 13/10/2022 13/01/2023
FILANTROPICO  E.T.S.
95074480633 74944 AGGREGARCI MARANO ASSOCIAZIONI DI OREFICE LUIGI No MARANO DI NAPOLI NA 07/11/2022
PROMOZIONE SOCIALE
95074900135 34153 PER UN MERCOLEDI’ DIVERSO APS ASSOCIAZIONI DI BRENNA DORETTA No ROVELLO PORRO CO 05/09/2022 10/06/2022
PROMOZIONE SOCIALE
95074940123 86647 FAVOLANDIA – ODV ORGANIZZAZIONI DI CORONA DIEGO No CASTIGLIONE OLONA VA 07/11/2022
VOLONTARIATO
95075250100 32871 COMITATO PIAZZA CARLO GIULIANI ODV ORGANIZZAZIONI DI GIULIANI ELENA No GENOVA GE 19/06/2022 30/05/2022
VOLONTARIATO
95075610121 77104 ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA SINDROME DI ORGANIZZAZIONI DI PENSABENE LOREDANA No ROVERETO TN 14/02/2023 07/11/2022
PHELAN-MCDERMID ODV VOLONTARIATO
95075640169 79631 PROTEZIONE CIVILE SOMMOZZATORI FIPSAS ORGANIZZAZIONI DI RUGGERI FABRIZIO No SERIATE BG 15/11/2022
BERGAMO – ODV VOLONTARIATO
95075780130 93900 CENTRO STUDI SINERGIE APS ASSOCIAZIONI DI PRESTINI ALESSANDRA No COMO CO 09/01/2023
PROMOZIONE SOCIALE
95075780635 73614 GRUPPI DI VOLONTARIATO VINCENZIANO – ORGANIZZAZIONI DI DI SOMMA GIOVANNI No NAPOLI NA 24/10/2023 07/11/2022
A.I.C. ITALIA SEZ. REGIONE CAMPANIA VOLONTARIATO
95075880633 47359 SHALOM PER IL SOCIALE APS ASSOCIAZIONI DI ERBAGGIO LUIGI No TORRE DEL GRECO NA 09/09/2022
PROMOZIONE SOCIALE
95075940130 33949 A.L.I.C.E. COMO ASSOCIAZIONE PER LA LOTTA ORGANIZZAZIONI DI CONTI ROBERTA No COMO CO 03/08/2022 09/06/2022
CONTRO L’ICTUS CEREBRALE ODV VOLONTARIATO
95076060102 31302 GRUPPO MISSIONARIO FRANCESCANO ORGANIZZAZIONI DI MAZZETTI GIORGIO No GENOVA GE 12/04/2023 12/05/2022
ZAMBIA 2000 ODV VOLONTARIATO
95076070242 53759 VIVIAMO IN POSITIVO – VIP VICENZA ODV ORGANIZZAZIONI DI DEGLI ALBIZZI UBERTA No VICENZA VI 22/05/2023 10/10/2022
VOLONTARIATO
95076200104 31864 INGEGNERIA SENZA FRONTIERE – GENOVA ORGANIZZAZIONI DI DELLACASAGRANDE MATTEO No GENOVA GE 14/09/2022 17/05/2022
ODV VOLONTARIATO
95076220102 31301 ASSOCIAZIONE SHALOM ODV ORGANIZZAZIONI DI GIOLITO MARIA CARLA No GENOVA GE 28/09/2023 12/05/2022
VOLONTARIATO
95076250109 142 ROTARY CLUB GENOVA SAN GIORGIO ETS ALTRI ENTI DEL TERZO DI DONNA LUCA No GENOVA GE 29/07/2022 14/01/2022
SETTORE
95076480128 86648 GENITORI IN BRANDA ODV ORGANIZZAZIONI DI SANTINON CATERINA No CASTIGLIONE OLONA VA 08/03/2023 07/11/2022
VOLONTARIATO
95076550631 51908 ANTINOO ARCIGAY NAPOLI APS ASSOCIAZIONI DI SANNINO ANTONELLO No NAPOLI NA 11/04/2023 30/09/2022
PROMOZIONE SOCIALE
95076680107 31286 AFCODA – ASSOCIAZIONE FAMILIARI CONTRO I ORGANIZZAZIONI DI ANSALDO ALESSANDRO No GENOVA GE 28/06/2022 12/05/2022

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