Il groviglio delle voraci si srotola.
Le piccole radici con l’epitelio delle scacciamosche
si formano attraverso
il regno sotterraneo di Vulcano.
La lava e l’audace delle ceneri
restano
quando il fuoco si spegne.
La luna nuova ancora timida
sorride nel vetro
della tua finestra.
Decoriamo,
giochiamo,
pieghiamo,
saldiamo, evoè,
noi, le principesse, gli eroi, i gangster,
giocando solo noi stessi.
Non è che è una concorrenza leale.
Restano i sogni dolorosi
e le bambole sbucciate.
Un tradito e nostalgico poltergeist
e i fantasmi della siesta gelida
restano.
Verranno
a trovarti domani
tutti loro
sui mustang pazzi dei western antichi,
lungo il Mar Mediterraneo,
lungo il Golfo di Napoli,
con una vela bianca ed ariosa
come nelle canzoni napoletane.
L’atterraggio delle coccinelle.
La vigilia del Sabbath.
L’odore rosa delle mirre volanti
derivata dell’era Devoniana
ai licheni ambrati delle dune,
contemporaneamente,
per la sete delle gesta eroiche.
L’ostinata negazione
di sé stesso.
La tristezza indefinibile
che cresce
in qualche anima cara.
Devi restare qui
avendo un paio d’ali
della cerbiatta bianca,
per superare
l’ultima paura dell’eternità.
“Anima, anima cara” e “La canzonetta di un putano” di Liga Sarah Lapinska Legge Chiara Pavoni
“Anima, anima cara” e “La canzonetta di un putano”
Anima, anima cara
Oh, anima cara, non alzarti
nelle tue ali di un angelo rosso
non alzarti, non stancarti –
con la terra verde,
con i semi di palude,
con una nuvola
in una croce oscura della chiesa
calmati, oh calmati!
Che tristezza rosea –
come se nella sua barchetta
di canne un pastore sacrosanto
passasse accanto con un palo,
proprio il dio del sole e dell’oro.
Che onde tremanti
dove il ghiaccio si è sciolto
o forse un gelato sciolse.
Perché qualcuno ci sarà sempre
che non si aspetterà:
primavera,
amore,
apprezzamento,
salario.
Che tristezza rosea!
L’incenso pesante come una carezza,
le preoccupazioni
se ne sono andate,
le preoccupazioni se ne sono andate, con calma.
L’incenso pesante come una carezza è venuto
con le scarpette persiane
con le perline vive decorate.
Non voglio io credere nella morte,
al fallimento e all’abbandono
mentre l’orizzonte nostro urla.
Che tristezza rosea.
Ma quell’usignolo grigio
che cantava gli inni
del nostro amore
è già morto.
Uno sciacallo solitario
cerca una tomba comune,
come un archeologo
o come un antico chirurgo
curiosissimo.
Devi credere anche tu,
anima cara mia,
nelle sabbie mobili
che spolverano presto.
Ne varrò la pena,
negli arcobaleni
e nei nuovi
più brutti soli,
inoltre usignoli.
Io rinascerò
nelle fianciulline
con gli anellini di rame.
Non piangere, ridere
insieme agli usignoli di quest’anno, attuali,
grigi, sofici, infantili
come lo studio
della rugiada e dei piccoli cespugli.
Che tristezza rosea,
che orizzonti rosa!
Ahimè, anima, anima cara!
La cazonetta di un’ putano
Ti seguo dall’altra parte
mentre sei tu non più
indifeso, e sottovalutato
verso una camera polverosa
in un alberghetto di Barcellona
in cui le antiche lampade arabe
regalano la luce benedetta,
ammorbidendo le rughe
nel viso pesante del tuo padrone,
e tintinnando la sua voce metallica.
Brillando l’azul oscuro
dell’intelaiatura saturniana
dell’aureola tua.
Mah, quanto è bello
di sentirti necessario,
non stanco morto
e ancora ragazzino!
Grazie a lui,
il signore tuo su questa terra,
tu cominci a capire
quell’altro amore
chi comanda non solo ubbidisce,
che brucia, non solo lenisce,
che non genera, ma anche uccide.
Le rizome, piene di rugiada
nel giardino recinto moresco
sulla soglia ci aspettano, gigantesche.
Il paradiso sulla terra
come l’esistenza
di un giorno a buon mercato,
trasformato alla vocazione,
inoltre nel desiderio di riempirlo.
Mi perdonerai
il mio carattere clemente;
ti perdonerò
i tuoi ingenui bracciali in bronzo
e la tua fede incrollabile
che sono buone tutte le creature
e che tutti i fiori sono
le stelline di Allah,
invece tutti i funghi
sono mangiabili.
Tu suonerài il liuto
ma lui ballerà
come nell’infanzia,
con i piedi leggeri.
Solo una canzonetta
per noi, vagabondi,
decadenti, emigranti,
per noi, moriscos
zingari, vichinghi.
Avremmo una casa eterna
o, meglio, una casa diurna.
Solo nella musica bastano le corde,
solo nell’arcobaleno – i colori,
come
in un’antica scatola di acquerelli,
non essendo in grado
confessare a se stesso
che distingui pure tu
dall’infanzia tua,
andando avanti
sempre più spensierato
in un domani apocalittico
senza la brama di conquista, senza i rumori
di un banchetto sconosciuto,
senza la fertilità del frumento,
nessuna più fatiscente capannetta di tronchi.
Perciò più superficiale
umiliato diventerà.
Perché quello umiliato
come l’ultimo imperatore governerà
in qualche regno dove è stata
la pena di morte annulata,
tutti gli ius primae noctus,
come anche
il bruciamento dei ponti
e la libertà eccessiva.
Dove ogni morte lenta,
carcere o poca fede diventa
la luce del mattino
e nell’impeto quotidiano
nella vita istante.
Con cosa giocavi da bambino ?
Tu, che sei capo
delle tribù e delle loro vite?
Tu, l’interprete e il praticante
delle fate morgane desertiche
del Gobi, oh, Gengis Khan?
Tu, con la tua aura rossa
in quali fonti di vita
e in quali abissi
brillavi, scappavi?
Con quali sonagli
la tata tua, una centenaria,
o con una stampella di ginko
ti ha cercato di intimidire?
Quale scettro Il babbo tuo,
sempre ubriaco, sempre allegro
con te, il suo amato pastorino,
a causa della macellazione
del tuo primo agnello
ti ha regalato?
I lati del corpo
s’alzano di orrore.
Gli occhi strappano
e tutte e quattro le gambe
come la legna di ardere
sono legati insieme.
Gli agnellini
sono nati solo per vivere.
È una tale strana abitudine – macellare,
piuttosto che essere macellato.
Con chi giocavi tu
nella tua infanzia incompiuta?
Avevi la paura dei serpenti?
Ti è dispiaciuto per l’agnello?
Dopo, hai potuto
persino sorridere con tutti i denti?
Ecco, la tua unica bambola
proprio come
di un vagabondo ittita –
una catasta semplice.
Solo gli occhi tuoi sono
pietosi come di un agnello,
con l’odore del ginepro
e dell’ avventura selvaggia in essi.
Il serpente del Paradiso
produce i suoi succhi velenosi.
Una crosta non tagliabile
dall’albero di ginkgo
nel colle tuo di Giove,
nel palmo tuo sinistro.
L’amica nella tua lacrima.
Il profilo tuo di un’aquila
come
nei medaglioni persiani.
Un cerchio
del tuo orecchino brilla.
Ecco, il tuo ultimo diario,
ancora accogliente e tenero,
fino alla registrazione
nella grande mappa stellare,
in cui hai scritto già
con l’inchiostro l’antico egiziano
quello che non dovevi
nemmeno desiderare:
Voglio il mondo intero!
Gli agnelli legati urlano,
i giovani soldatini
la loro avara felicità
oltre l’orizzonte cercano,
in un altro inferno,
in un’altra Samarcanda,
in un’altra perla,
cos’altro sotto la laguna
tenta;
in un altro sogno
di tutti i futuristi.
Ma che sole triste
scava, sta scavando
le tue radici benedette
nelle ossa di un giovanotto,
non vissuto la vita abbastanza,
un pastorino.
poesia15 Poesia finalista Premio Otto milioni 2022
Liga Sarah Lapinska “I barcaioli” – Lettonia
Liga Sarah Lapinska
I barcaioli
Nell’acqua non bruciato,
nel fuoco non annegato
Luna piena e rossa e dura.
sulla baia che si oscura.
E oltre l’orizzonte le vele
distanti. Bianche o nere?
Come la speranza è crudele.
Come la scelta fermando – dolce.
La corona su testa riccia è pesante,
leggeri come gabbiani sono pensieri.
Che cos’è – la misura umana? Coraggio?
Il calendario: è intorpidito nel maggio.
Ci sono le carte lasciate sul tavolo,
e nella lampada di olio – rosa intensa
e in seta dorata – draghi, che brio!
Vola – per tornare immenso.
Oh, andare nel campo, e dopo?
Le pagaie non avranno abbastanza forza?
Che cos’è – la misura umana? Sentimenti?
Ti perdonerò i tuoi peccati altrimenti.
poesia13 Poesia finalista Premio Otto milioni 2022
Liga Sarah Lapinska “Lo smistamento” – Lettonia
Liga Sarah Lapinska
Lo smistamento
è il Dio dalle mani rosse come
un macellaio che ordina -sporco o pulito?
Colpevole o innocente?
Il Dio dei Consigli, crociati, ingannati.
Un altro dice – führer, un altro dice – guru.
Credente o ateo?
Sia i Salmi, sia l’Alto Cantico,
sia aneddoti come parole di incantesimo.
Il Dio della sorte – ariano, forse, ebreo.
Una donna combatte contro un uomo
e chiede un’assurda uguaglianza
da usare secondo le idee di Woodstock:
gli orinatoi per tutti simili.
E un uomo che ride della rosetta
tra i capelli di una donna.
E chi non sia capace di amare
combatte contro i gay a Sodoma.
Sia zar, sia führer si arrendono
gettando i loro baroni dai portici
e rilasciando ai tribunali internazionali
i loro soldatini di solo sedici anni.
Soldatino ignorante, dove sei?
Non abbastanza coccolato, e dove sono
i tuoi trenini o le tue bamboline,
sotto quale zolla tu, kaddish,
dimenticato fascista, tu dormi, dormi?
poesia12 Poesia finalista Premio Otto milioni 2022
Liga Sarah Lapinska “Dai le carte rosse” – Lettonia
Liga Sarah Lapinska
Dai le carte rosse!
Dai le carte rosse!
Con la sua settima metafisica,
con speranza nella Coppa Beltane,
comprò i petali di rosa e raccoglierò
i ciottoli, verdi e screziati come uova
lungo le strade percorse da profughi e turisti.
Perdona, Terra!
Lascia che il fuoco si scaldi ma non bruci!
Non c’è contraddizione tra oscurità e luce.
Quando non vuoi credere a quello che succede.
Altrove fioriscono le ciliegie, altrove bombe esplodono.
Ma la sakura non sta sbocciando solo in Giappone,
affinché tu sappia che nessun mito è così realizzato
come la nostra vita tra le guerre e carri bestiame,
incantata, fiammeggiante primavera.
Che farfalle variegate quest’anno, che carte solo rosse!
Sulle nostre linee sia nei palmi sia stradali,
perché non hai più paura dei generali?
È la somma di speranze e aspettative
— finalmente dobbiamo sbrigarci?
Le reclute in una stanza grigia disertare.
Porta cassetto rigido per aperto lasciare?
Qualche sciarpa bianca, qualche amuleto, forse cibo in scatola.
Le nostre ali o le valigie non appesantire.
Poesia26 Premio Otto milioni 2021 Notre Dame De Paris – Liga Sarah Lapinska
Poesia26 Premio Otto milioni 2021
Premio Otto milioni 2021
Notre Dame De Paris – Liga Sarah Lapinska
Notre Dame De Paris
Sta bruciando tra grandi fiamme
Notre Dame De Paris, cattedrale.
Portano ceneri e canti bardi i venti.
La Chimera durevole si affaccia dal davanzale
ai giovani piccioni che si precipitarono giù
nel diluvio del peccati
che allagò di nuovo Paris confusa.
Abbaia e ulula Place de Greeve con i cani randagi.
Un abile boia impiccò Esmeralda,
una madonnina vestita di bianco.
Perline rosse a scatti arrotolate lungo il marciapiede,
ma la capra di Esmeralda è fuggita dai cespugli di cardo.
Esmeralda tra le lacrime rise,
cantò e ballò con zingari, mendicanti e contrabbandieri,
tanto colpevoli quanto innocenti,
mai a lei nascerà il promesso salvatore per ordine di un gransignore.
non secondo le nostre profezie.
Mattone dopo mattone, la cattedrale viene ricostruita.
Perline alla caviglia, di nuovo la collana agita.
Chi risusciterà i nostri morti?
Abbaia e ulula Place de Greeve con i cani randagi.
Poesia21 Premio Otto milioni 2021 L’occhio del Sole – Liga Sarah Lapinska
Poesia21 Premio Otto milioni 2021
Premio Otto milioni 2021
L’occhio del Sole – Liga Sarah Lapinska
L’occhio del Sole
Forse il Sole non è l’occhio di Dio,
ma i fiorellini negli stagni lo sono,
mentre io voglio e non voglio
proseguire con il Sole e con le ombre.
Non sarò in nessun riflesso
simile allo stesso brivido di Athlantide.
Le felci sono miti e verdi.
Inoltre, le ombre crescono
come un fantasma
alto o un castello
con un corvo in cima.
L’enorme Sole può vedere tutti insieme.
Per stare fuori dai riflessi,
per giocare nei tuoi sogni.
Goccia di rugiada,
in una castagna rossa.
Capisco, ascolto.
Cantico come un battito di terra,
tutti insieme
senza le parole di questa frequenza.
L’occhio del Sole è simile al mio.
Poesia18 Premio Otto milioni 2021 Il fuoco diverso – Liga Sarah Lapinska
Poesia18 Premio Otto milioni 2021
Premio Otto milioni 2021
Il fuoco diverso – Liga Sarah Lapinska
Un fuoco diverso
L’aquila vola con il Sole,
svolazzando le piume di colombe e corvi.
I primi crocchi blu, agnelli e capretti stanno sorgendo.
Qualcuno ha riacquistato la speranza.
Il pioppo nero,
ahi, fratellino,
ahi, bendaggio,
piangerò con te,
come ho cantato con rose e farfalle.
Oh, giudici,
quali cuori avete senza vergogna
per coloro che hanno sofferto al loro posto.
Chi ha messo l’arcano su se stesso,
chi ha posto la corona di spine su se stesso,
chi trema in un seminterrato gelato,
insieme a una candelina di cera, morendo.
I miei occhi di colore smeraldo brillavano,
le sue mani erano alzate verso te.
Non chiedere, pellegrino,
non chiedere, passeggero:
“Perché?”
Non c’è motivo.
Ci sono probabilità.
Un drago di fuoco in tre e nove lingue
ha il fuoco diverso da un pastore.
Poe26 Poesia finalista Premio Poesia “Otto milioni” 2020
Poe26 Poesia finalista
Liga Sarah Lapinska
Non perderci!
Io, Isis, sorella del Sole e della Terra,
irradio, l’ascesa, ogni primavera.
Sotto la zolla riscaldo
e nel profondo del mare.
Dal primo al settimo cielo.
Mentre la nebbia sfuma e la pioggia
fluisce come acquerello.
Gli specchi sono inclinati e disallineati,
raggi rifrattori di luce rifratta,
voi pellegrini e marinai guardate
attraverso scogliere magneticamente verdi
un faro che ora e per sempre aspetta.
Lungo i boschi con formiche giganti
e i cervi bianchi hanno vagabondato.
Ogni estate i frutti della Terra maturano.
Alzo lo sguardo dietro la nuvola rossa,
allattando uno scarabeo blu scuro,
la bugna dalle radici nelle cime rilascio
dove scimmie e uccelli nidificano.
Non perderci, sorelline e fratellini.
Mio dolce Osiris, non lasciarti ingannare
lungo la grigia sabbia nella palude.
State con me, al fuoco! Al fuoco più vicini!
Poe25 Poesia finalista Premio Poesia “Otto milioni” 2020
Poe25 Poesia finalista
Liga Sarah Lapinska
Ninnananna
Perché la ruggine è avvolta nella tua mente?
Perché soffia il vento di Bora nella finestra?
Comunque, la Luna sta crescendo clemente.
I boccioli pulsano, delle rose selvagge.
Mentre noi qui abbiamo freddo,
mentre dividiamo il pane sul davanzale
con le colombe e le finestre sono aperte
anche i fiori sono di ghiaccio.
Forse, come la Luna sta crescendo,
perché l’orso si è svegliato nella dimora già,
forse, come la primavera che si apre,
non sei triste, il domani diverso sorgerà,
perché la ruggine è avvolta nella tuo mente?
Se riesci a dormire, si realizzerà!
Crema per il nostro gatto bianco,
gli orecchini scintillanti per la tua sorella,
per tuo papà in prigione inferriate fragili.
Dormi, sognia, in te il domani sta crescendo.
Il vento di Bora, violento, lastrica le gemme.
E, aperta la porta, forse domani ritornerà
il nostro benvenuto, perso sulla strada
tra gabbie d’oro e vicine stelle,
dormi, figliolo, dormi, tuo papà.
Poe24 Poesia finalista Premio Poesia “Otto milioni” 2020
Poe24 Poesia finalista
Liga Sarah Lapinska
Le canzonette della pace
Gli stampi dei più soliti sono pronti per un trattato di pace,
inoltre sono partigiani, eroi, inoltre, provocatori.
Il bombardiere è stato lanciato dal cielo a giugno
perché il cielo e la terra appartengono a tutti noi.
Quali sono i rossi dietro i binari dopo il treno semivuoto
speranza verde negli occhi di un bambino di guerra.
Piange un soldatino smobilitato con uno zaino sottile sulle spalle
nelle sue mani morenti e stanche culla la bara di questo bambino.
Come canta una ninna nanna triste e dolce
per gli occhi verdi, che sentono. Per orecchie pallide, che vedono.
Violino blu prima dell’ora del crepuscolo per una sposa.
Non e più di nessuno, custodita da una quercia,
suona la serenata che lei desiderava come amare e vivere.
Non c’è nebbia il mattino dopo, così radiante
questo è il suo velo che sfuma alto nell’alba.
Una giornalista salta fuori dalla macchina.
Le ninna nanne, le serenate, una splendida marcia di nozze.
Solo due vittime: non sensazionali. Solo statistiche.
Gio04 Articolo finalista Premio Giornalismo “Otto milioni” 2020
Gio04 Articolo finalista
Liga Sarah Lapinska
Mi ricordo. Non mi ricordo.
Non dimenticherò una donna anziana.
Al mattino presto, una ragazza ha mi chiamato e ha detto che Yekaterina era morta.
Dipingevo le uova in quel momento.
Mi piace dare le uova agli amici a Pasqua, i volti dei martiri, le scene orientali, il Sole.
Piangevo non solo per lei.
Ahimè, non potevo salvare Yekaterina, morta alla età di più di ottanta anni.
Spesso lei, quando era viva, mi aveva detto che desiderava ardentemente incontrare il suo amato figlio Oleg, morto in giovane età, sull’altra riva.
In primavera, quando sbocciavano i meli e i gelsomini, questa donna sentiva di nuovo la voglia di vivere in questo mondo rinnovato.
Le sue amiche hanno invitato Yekaterina a funghi o bacche.
Dopo la morte di suo figlio, lei voleva solo piangere nelle sere.
Yekaterina perse un telefonino dopo l’altro.
Le sono state rubate persino le ricette dei farmaci, quaderni con numeri di telefono e indirizzi.
Cose che hanno indurito la denunciante, di nome Oksana, minacciando:- “Organizzo per te le trappole nell’appartamento di Yekaterina. Non sopravvivrai se salverai dalla prigione quell’uomo che ami, non solo perché controlliamo i suoi affari insieme alla mia migliore amica di nome Zhanna, ma anche perché ho ricevuto un ordine per distruggere gli avversari di Vladimir Putin in ogni modo. Questo imbecille dobbiamo distruggerlo. Una nonna come Yekaterina per me non significa niente. Colpisco con le mie scarpe giganti sia i bambini che i giovani uomini, rompendo le loro ossa. Non ho complessi. Vedrai quante persone sono facili da comprare, anche quelle che difendi, sciocche. I tuoi amici ti dimenticheranno. Lo sai, che esistono le acque dell’oblio. Non ho problema ad avere testimoni falsi contro gli innocenti, o cambiare la loro opinione, se pagheremo per questo con soldi e con nuovi posti di lavoro. Tuo padre è morto, ma tua madre non ti ama. Ti lasceranno i tuoi amici da sola se vivrai per gli altri.”
Yekaterina all’inizio pensò che alcuni stavano scherzando con lei, nascondendo la sua borsa rossa, ma sicuramente gliela avrebbero restituita.
Yekaterina ha cantato per me le canzoni messicane e spagnole, con la sua voce bassa e vellutata mentre sedevamo insieme intorno a colorate tazzine di tea.
Yekaterina, per il suo dolore, ha conosciuto Oksana nell’ufficio del mio partito, dove Oksana, come giurista, ha dato molti consigli non legali e ha attivato le sue apparecchiature audio e video per ascoltare ed osservare coloro che si guardano apertamente negli occhi, rivelando il loro cuore uno sull’altro.
Quando sono stata deliberatamente defraudata, Yakaterina non sorrideva più, ma urlava che si trovava allora tra i lupi umani, chiedendomi se io potessi salvarla.
Non avevo e non ho dubbi di quel uomo di nome Igor che Oksana era così intenzionata a distruggere.
Egli subito si affretterà a difendere Yekaterina, quando capirà quanto la vecchia donna era disperata.
Ma non si può parlare di Yekaterina proprio ora, perché lui è sia veloce, sia emozionato.
Non volevo provocare i nemici di questo uomo, altrimenti lui sarebbe stato arrestato.
Gli ho scritto un messaggio di Yekaterina e mi sentivo sorpresa che lui non reagisse subito.
Tutto bene per lui stesso?
“Non ricordo” mi ha detto Yekaterina perché temeva Lyuba.
“Ricordo” disse Jekaterina, e i suoi piccoli occhi sorrisero “Come ha fatto mia nonna a raccogliere le firme per difendere il suo figlio, mio padre.
Quando l’esercito di Hitler occupava Novgorod, i tedeschi nominarono proprio lui come capo del nostro villaggio.
Mio padre era interessato ai contadini, mai indifferente.
Dopo i contadini si sentirono grati e firmarono volentieri la petizione per non uccidere mio padre che fu mandato in Siberia, in un campo da dove giovani e fisicamente forti non torneranno in molti, ma mio padre ritornò.
Veniva guardato come un Dio, perché sapevano come incontrò una fanciulla, Zinaida sulla strada di rifugi, e quindi la prese per mano e subito decise di considerarla come una sua figlia.”
Yekaterina spesso ha riacquistato speranza.
Lyuba ha dichiarato che ai funerali di Yekaterina festeggerà con i suoi veri amici la primavera prossima, durante la Pasqua Cristiana.
L’ultima volta ho visto Yakaterina nel mio sogno reale, non in uno di quelli artificiali, che hanno frullato ogni giorno per tanti anni nel mio cervello.
Mi ha donato cocomeri e ha sorriso calorosamente.
Yekaterina mi vuole tanto bene dall’altra riva dove ha incontrato suo figlio, suo padre e altri suoi cari.
Ci sono persone che hanno la memoria degli orizzonti anche all’età di cento anni.
Non credo ad Oksana che ci siamo dimenticati l’un l’altro così in fretta.
Ricordiamo quelli che non abbiamo visto da gran tempo, tutti capaci di amare.
Come chiunque che ama.
Chiunque ricorda.
Gio04 Articolo finalista Liga Sarah Lapinska Mi ricordo. Non mi ricordo.
Vola l’anima nei tuoi odori vivi,
di terra che non c’è.
Volo con premura nei tuoi discorsi aridi,
affamati di un sì, di un consenso all’attimo,
con fame di pane, di madre perduta,
affamato di tutto.
Vola la mia carne. grembo stordito,
ancora incompiuto
pasto alla mia destinazione.
Vola la mia mente malata.
Forse vola
cercando lo stesso ristagno tuo,
la stessa casa di perdizione,
la stessa notte perversa,
per dire che va bene così.
Vola la mia pelle in cerca delle tue rughe,
approfondite sui miei pensieri.
Volano i miei anni
contro l’autunno tuo in cerca del volo.
PS04 Adriana Iftimie Ceroli – La mia mente
PS04 Adriana Iftimie – La mia mente
Precisazione. Tutti i testi delle poesie finaliste del premio “Otto milioni” 2019 (molti dei quali sono frutti di traduzioni da idiomi differenti dall’italiano) sono stati pubblicati in questo sito nella esatta stesura proposta dai loro autori, senza che da parte nostra sia stata effettuata alcuna modifica e/o correzione. Pertanto NON ci riteniamo responsabili di refusi e/o errori di alcun genere.